Dopo l’attacco al referendum tocca alla Chiesa. Prima il governatore del Veneto Luca Zaia e il ministro agli Affari regionali Roberto Calderoli hanno messo nel mirino il quesito che punta ad abrogare la legge sull’Autonomia differenziata. Poi gli alleati di Fratelli d’Italia si sono scagliati contro il parroco della chiesa di San Giorgio Maggiore a Forcella, reo di aver promosso una raccolta di firme per il referendum abrogativo tra i banchi dei fedeli.

Segnali di preoccupazione politica che Massimo Villone, costituzionalista e presidente del Comitato referendario, ricollega proprio «all’inattesa valanga di firme arrivata, online e ai banchetti, per il referendum sull’Autonomia differenziata. È l’improvvisa scoperta di trovarsi su un terreno pericoloso».

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Anche per questo Fratelli d’Italia avrebbe tentato di montare il caso sul parroco napoletano, arrivando «a chiedere l’intervento della superiore autorità ecclesiastica, supponiamo al fine di imporre al colpevole una adeguata penitenza per cotanto peccato». La risposta arrivata dalla Curia napoletana chiarisce che non solo non può esserci una sanzione contro il parroco ma, addirittura, evidenzia la spaccatura tra il governo e la Cei sulla riforma Calderoli resta verticale.

A riaffermare la propria posizione è il vescovo di Napoli, il calabrese (è nato a Satriano) don Mimmo Battaglia. Non ne saranno stati felici Marco Nonno e Luigi Rispoli, rispettivamente coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia e vice.

La sintesi della nota della Curia è tutta un programma: «La raccolta di firme non è stata autorizzata, ma i cattolici come tutti gli uomini hanno diritto di fare le proprie scelte». Per il resto, la diocesi si limita a sottolineare che «l’arcivescovo don Mimmo Battaglia ha già espresso chiaramente il suo pensiero sull’Autonomia differenziata, in linea con quello espresso dai vescovi».

Il No di don Mimmo Battaglia: «Autonomia differenziata perverso progetto politico»

Quel pensiero, Battaglia lo ha messo nero su bianco in una lunga riflessione che non va nel senso della censura chiesta (per il parroco) da Fratelli d’Italia. Eccone qualche passaggio: «Come prete e vescovo non posso tacere che quei venti del peggiore egoismo stanno soffiando sul nostro Paese. L’Italia è da tempo divisa in ogni campo. Il Covid, che sembrava, con la sua lunga scia di morti e le tante paure indotte, affratellarci, invece che più solidali e aperti ci ha fatti più individualisti e più chiusi. (…) La Chiesa non può restare ferma. Non deve restare chiusa. Non deve accompagnarsi in questa divisione crescente». Un invito all’impegno che risale a qualche mese fa e che il vescovo calabrese rilancia: un No netto all’Autonomia differenziata «che sembra doversi leggere come intera parola e senza soluzione di fiato, per come ne sottende il significato, contiene nel suo corpo la divisione, intesa come volontà egoistica e come perverso progetto politico. La volontà egoistica dei ricchi e dei territori ricchi, il progetto, antico di poco più di quarant’anni fa, di dividere l’Italia, separando il suo Nord, divenuto opulento con le braccia e l’intelligenza dei meridionali, da quel Sud impoverito dalla perdita di risorse, di forze fisiche e intellettuali, svuotato progressivamente di fondamentali sue ricchezze al posto delle quali sono arrivati a fiumi inganni e false promesse».

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Don Mimmo Battaglia ribadisce che «nessuna iniziativa è stata autorizzata dalla Curia. L’impegno di alcuni credenti che hanno a cuore il bene comune resta iniziativa della sfera laicale che non impegna i presbiteri nell’esercizio liturgico del proprio ministero, fermo restando che le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore (Costituzione Gaudium et Spes, 1)». La citazione di un documento ufficiale è ulteriore segnale della distanza tra Chiesa e governo sul tema.

Il vescovo calabrese contro l'Autonomia differenziata: «Ripartiamo dal Sud»

Distanza che Battaglia aveva già fissato nella riflessione richiamata nella nota nello spiegare quello che, secondo lui, era il senso della parola “differenziata” affiancata al concetto di autonomia: «È evidente che essa significhi che l’autonomia non è uguale per tutte le regioni, che essa, appunto, si differenzia tra quelle forti, che con l’autonomia diventeranno più forti, dalle regioni deboli, che paradossalmente diventeranno più deboli. Insomma, si realizza, anche nelle istituzioni, quella dinamica apparentemente incontrollabile, che legittima l’ingiustizia più grave. Quella che fa i pochi ricchi nel mondo più ricchi e il novanta per cento degli esseri umani più poveri».

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Di più: «C’è anche un fatto che rende più grave, la decisione del Senato e delle forze politiche che l’hanno determinata. Questa trasformazione nel Paese avviene quando due debolezze si intrecciano pericolosamente, quella della politica e quella del Meridione. Basterebbe solo questo per accendere le menti più attente e i cuori più sensibili. E per comprendere meglio che quella parola accompagnata dal più breve articolo, incomprensibile per la povera gente, i Lep (anche questa a coprire la furbizia dei potenti), risulterà ingannevole anche quando lo Stato, che non ha più soldi, trovasse i tanti miliardi che servirebbero per attuarli. Le leggi non si fanno per il tempo politico di chi le vara. Si fanno per tempi lunghi, quelli che vanno a incontrare la vita dei nostri ragazzi. Aprono il futuro più che gestire il presente. La preoccupazione, pertanto, e che nel domani del compiersi pienamente questo malinteso articolo della Costituzione, la logica della differenziata manterrà le differenze, mentre si allargherà la forbice della duale separatezza del territorio nazionale e del sentire stesso il Paese. Occorre, invece, cambiare il nostro sguardo e quello delle istituzioni, invertendo la sua direzione. Il vero inizio del buon cambiamento si avrà quando tutti partiremo dal Sud». Chi si aspettava dal vescovo di Napoli una punizione per il parroco militante contro l’Autonomia sarà rimasto (molto) deluso.