I No dei calabresi di opposizione erano scontati e sono arrivati (con qualche assente). I Sì dei leghisti anche, con l’eccezione di Domenico Furgiuele, assente alla votazione sull’Autonomia differenziata per l’espulsione di sette giorni rimediata proprio nei giorni della rissa alla Camera sul ddl Calderoli che ormai è legge. Il parlamentare lametino non c’era ma si sarebbe certamente espresso favorevolmente per poi lasciarsi avvolgere idealmente dalle bandiere della Serenissima sventolate dai suoi colleghi del Carroccio mentre la minoranza cantava l’inno di Mameli. Per stare nel campo leghista ha votato Sì Simona Loizzo, deputata cosentina, che ha sventolato la bandiera della Regione Calabria per festeggiare l'approvazione. 

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Allineato alla maggioranza anche il parlamentare di Fratelli d’Italia Alfredo Antoniozzi. In missione, tra i meloniani, il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro

I distinguo nella maggioranza sono arrivati tutti dai deputati forzisti eletti in Calabria. Era ampiamente prevedibile: il governatore Roberto Occhiuto ha rilanciato dubbi fortissimi sull’Autonomia nelle scorse settimane, al punto da scontrarsi in una riunione della segreteria del partito con il vicepremier Antonio Tajani. Scontro fondato sulle conseguenze dell’Autonomia differenziata che a Occhiuto così com’è non va bene.

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Lo ha ribadito anche oggi, pur dando merito a Tajani e ai ministri di Fi di aver contribuito a migliorare il testo. Fatto sta che al presidente della giunta regionale non è piaciuto il metodo: «Questa norma andava maggiormente approfondita e la discussione doveva svolgersi in modo sereno: avremmo così avuto l’opportunià di spiegarla meglio nelle regioni meridionali». In prospettiva ci sono le (temute e possibili) debacle nel voto al Sud e, sullo sfondo, resta la battaglia per la leadership del partito nazionale – tema approfondito nell’ultima puntata del nostro talk Perfidia

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La spaccatura forzista è resa evidente anche dal voto arrivato al termine della maratona notturna: Francesco Cannizzaro, Giuseppe Mangialavori e Giovanni Arruzzolo hanno scelto di non votare la legge, decisione che Occhiuto spiega di aver «condiviso». Con un monito finale: «Temo che il centrodestra nazionale abbia commesso un errore, del quale presto se ne renderà conto». 

Lo dicono, e se lo augurano, i parlamentari calabresi d’opposizione. Vittoria Baldino e Anna Laura Orrico del M5S hanno votato no. Nella delegazione dei Cinquestelle non hanno partecipato alla votazione l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho e il parlamentare vibonese Riccardo Tucci. Non c’era neppure Nico Stumpo, deputato del Partito democratico, sospeso per una settimana per aver lanciato una sedia nel corso della seduta con rissa sull'Autonomia. Tre defezioni anche nella minoranza, dunque. Il  trend che emerge dai dati sulla partecipazione evidenzia un dato: l’Autonomia differenziata diventa sì legge ma passa con i voti del 43,1% dei deputati, tutto sommato una minoranza. La somma dei contrari (24,8%), degli assenti (20,3%) e dei parlamentari in missione (11,5%) supera il 56%. Sarebbe anche questo un dato su cui riflettere ma è troppo tardi: il «sogno» dei leghisti (copyright Roberto Calderoli) è realtà. Senza la definizione dei Lep sarà un incubo per il Sud.