Il network LaC ha avviato una campagna di informazione e comunicazione sull’Autonomia differenziata. Una iniziativa che non vuole essere una guerra del Sud contro il Nord ma un modo per ricordare chi siamo e chi potremmo essere. Lo ha spiegato l’editore del network Domenico Maduli, sottolineando numeri e prospettive di una mai tramontata questione meridionale. Oggi ospitiamo, in relazione alla nostra campagna, il contributo di Mimmo Nunnari, già vicedirettore nazionale della Tgr Rai, scrittore e intellettuale attento alle tematiche e ai bisogni del Sud. 

Diciamo chiaramente e senza ipocrisie come stanno le cose col pasticcio dell’Autonomia differenziata che più che una riforma costituzionale utile al paese è il prezzo da pagare dal Governo Meloni alla Lega di Salvini & C. Non sarà stavolta il Nord a minacciare di andarsene dall’Italia come accadde quando Bossi sventolava le bandiere secessioniste e il Pd per tenerlo buono concedeva la riforma dell’articolo V che spianava la strada per l’Autonomia.

Sarà il Sud adesso ad essere realmente cacciato dall’Italia col ben assestato “calcio dell’asino” dalla riforma progettata da Calderoli che fuor di metafora e senza allusioni alla nota favola di Fedro in soldoni significa recare offesa a chi non è in grado di difendersi come appunto il Sud dell’Italia. Non c’è malanimo ne pregiudizio antigovernativo nelle cose che scriviamo e non sembri esagerato se però affermiamo che il Governo Meloni con la “porcata 2” di Calderoli (copyright Claudio Martelli) caccia in malo modo il Sud dall’Italia.

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Paradossalmente il Nord che voleva andar via sognando la Padania e come inno il “Va pensiero” di Giuseppe Verdi resta attaccato allo Stivale a succhiare risorse nuove e nuove ricchezze mentre va via scacciato sempre più indietro quel Sud che da un secolo e mezzo sta ai margini del confine geopolitico italiano.

Questo Governo democraticamente eletto nell’ottobre 2022 aveva tre strade davanti a sé: - primo non fare nulla per il Sud come tutti i precedenti governi repubblicani e come quelli ancora più vecchi di quando c’era la monarchia e nessuno gli avrebbe rimproverato qualcosa tanto il Sud è storicamente paziente e pure colpevolmente rassegnato; - secondo fare per la prima volta nella storia un programma di sviluppo e di rinascita del Sud puntando sulle infrastrutture eliminando le disuguaglianze accorciando le distanze tra Settentrione e Meridione finendo così davvero nei libri di storia per aver unificato sul serio l’Italia; - terzo assecondare il folle disegno secessionista della Lega approvando la legge dell’Autonomia differenziata e passare a propria insaputa ma non proprio come il Governo che ha spaccato l’Italia. Tra tre strade il Governo ha scelto la terza che farà imboccare al Sud il viale del tramonto che nel film noir americano del 1950 diretto da Billy Wilder con William Holden, Gloria Swanson ed Erich von Stroheim e’ il tramonto dell’illusione.

Sarà, l’Autonomia, la fine del Sud e della sua annosa questione, ma anche sia detto con chiarezza la tomba di un governo che tenta la strada delle riforme  passando da Calamandrei a Calderoli, inventore in passato del Porcellum, legge elettorale definita dallo stesso autore "una porcata".

C’è un aspetto non considerato abbastanza da costituzionalisti politici e politologi in tutta questa storia e riguarda prima di tutto l’unità politica dell’Italia messa in discussione con questa legge Calderoli giustamente definita spacca Italia. La questione non è solo ciò che domani potrà accadere, ma ciò che sta già accadendo oggi, con uno scenario politico che ci riporta indietro nel tempo a quelle visioni miopi del dopo risorgimento che allontanarono il Mezzogiorno dall’Italia e dall’Europa, delegittimando i valori etici-politici dello Stato unitario.

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Quali danni subirà il Sud li possiamo solo immaginare se non si riuscirà a bloccare il progetto portato avanti dall’attuale Governo. Possiamo provare a scattare la “fotografia” del giorno dopo: che vedrà il Nord sempre più somigliante a un “Belgio grasso” e il Sud sempre più simile ad uno “Stato mafia”. Anche questo aspetto della mafia favorita dall’Autonomia non è stato abbastanza, o per niente, approfondito finora. Proviamo ad affrontarlo, partendo da lontano, da quando Giorgio Ruffolo nel libro “Un paese troppo lungo” (Einaudi) rifletteva sul vero problema dell’Italia, che a distanza di secoli dalla conclusione del processo di unità nazionale restava un Paese disunito: «Sono sempre più forti quelle spinte che in forme storiche sempre diverse puntano a una dissoluzione dello stato unitario», scriveva Ruffolo. E avvertiva del rischio di una decomposizione del tessuto nazionale al Nord con forme politiche provocatorie e al Sud - diceva - «con una forma ambigua di secessione criminale delle mafie che sottraggono sovranità allo Stato».

Erano i tempi in cui la Lega Nord inseguiva il progetto di secessione ed emergeva il pericolo che da un progressivo indebolimento dell’ideale di nazione, potesse corrispondere una deriva mafiosa a Sud. In quell’analisi profetica di Ruffolo si spiegava che di fronte alle spinte antirisorgimentali, sempre più forti, l’unica speranza, per tenere insieme il Paese, era recuperare la «forza ideale della nazione».  Ogni speranza, oggi, però cade se l’Autonomia va avanti e non si riuscirà a bloccarla col referendum e tutti i mezzi possibili. Il progetto del Governo Meloni (dei patrioti) è tutto meno che una spinta ideale all’unità. È il contrario: è uno schiaffo alla Costituzione italiana antifascista nata per donarci libertà concordia ed uguaglianza.

*giornalista e scrittore