«Il passo più importante è stato l'approvazione della legge sull'autonomia. Qualcuno si era illuso che la cosa fosse finita. Io lo sapevo che la strada sarebbe stata in salita» ma «sto dando prova di resistenza e pazienza e non m'incazzo neanche più». Così il ministro per l'Autonomia Roberto Calderoli durante il congresso della Lega lombarda a Milano.

Calderoli: «L’autonomia non è un regalo ma un diritto»

«Alcune Regioni hanno richiesto l'intervento della Corte costituzionale - ha aggiunto -. Nella corte ci sono 5 giudici nominati dal presidente della Repubblica, 5 dai magistrati e 5 dalle Camere riunite. Non voglio fare una valutazione sull'equilibrio, ma ha sede a Roma e quindi qualche eccezione di costituzionalità l'ha sollevata». «Qualcuno - ha proseguito il ministro - diceva che la legge è stata sforacchiata e non esisteva più. Ma la sentenza della Cassazione sul referendum vuol dire che la legge è viva e può essere applicata, se non per le materie dove bisogna intervenire con una legge che fissi i Lea. Ma questo vuol dire che sulle altre nove materie si può andare avanti».

In questi mesi «ho dovuto fare lo slalomista, ogni giorno mi mettono un paletto diverso e io devo evitarli tutti per arrivare al traguardo» ma l'autonomia «non è un regalo che possono darci, è un diritto e i diritti o te li danno o te li vai a prendere. E ogni tanto se c'è bisogno di fare qualche braccio di ferro dobbiamo essere disposti a farlo, tanta più forza ci sarà nella lega e tanta più forza ci sarà nel braccio. Qualcuno a suo tempo ci ha detto, 'mai mulà', io col cavolo che mollo e vado avanti» ha concluso.

Fontana: «Se serve parleremo di Padania libera»

Non ha fatto mancare il sostegno al ministro, il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Sull'autonomia «Calderoli ha combattuto e sta combattendo una battaglia da solo contro tutto il mondo. Non ha mai avuto sostegno dai nostri alleati e da nessuno ma è riuscito a fare un passo avanti importante. Ha creato un po' di malumore in chi l'autonomia non la vuole».

«Bisogna anche dire le cose come sono. La Corte costituzionale ha inserito un po' di veleno all'interno delle sue motivazioni. Mi chiedo: dobbiamo continuare a lottare in questo modo? - ha spiegato nel suo intervento durante il Congresso-. Noi lavoriamo e i benefici del nostro lavoro vanno a Roma, non so se questo vada bene. Io a casa mia risparmio e poi alla fine la lavatrice coi miei soldi se la compra il vicino di casa. Dobbiamo stabilire che questa è la priorità». Secondo Fontana, «alla fine portare a casa un risultato ci lascia nelle stesse condizioni in cui eravamo prima. Magari si troverà una strada legislativa per bypassare questi problemi» e se serve «parliamo anche di Padania libera nel caso» ha concluso. Insomma, «chiedo che venga posta formalmente una questione legata all'autonomia o legata a qualunque altro tipo di sistema che ci consenta di ritornare padroni a casa nostra. Altrimenti - ha concluso - dobbiamo forse cambiare strategia».