Il risultato positivo della Sardegna sembra aver portato linfa nuova in casa dem anche alle nostre latitudini dove i principali esponenti si danno da fare e si guardano intorno per la costruzione del campo largo
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Il risultato positivo della Sardegna sembra aver portato linfa nuova in casa dem anche in Calabria. L'occasione è stata il meeting con la vicepresidente della Camera, Anna Ascani, che ha incontrato la stampa sul tema dell'autonomia differenziata. In particolare, il tema che ha visto un ampio confronto è stato, neanche a dirlo, "Se il Sud non cresce non cresce il Paese". L'eco della vittoria di Todde, superando i confini isolani, apre indubbiamente una nuova fase per un Pd sempre più al femminile e sempre più aperto a nuove possibilità. Il campo largo ormai è realtà indispensabile per costruire l'alternativa. A tutti i livelli e quindi anche in Calabria dove gli appuntamenti elettorali delle grandi città anticiperanno poi la scommessa regionale.
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Insieme ad Anna Ascani al tavolo: Amalia Bruni ed Ernesto Alecci per il gruppo consiliare regionale, la presidente dell'assemblea regionale del partito Giusy Iemma, il segretario provinciale di Catanzaro Domenico Giampà e Lidia Vescio, portavoce delle donne dem. Il discorso è stato incentrato sull'autonomia differenziata la legge che il Governo sta cercando di far passare anche se, in realtà, secondo Ascani, «si tratta di una vera e propria modifica costituzionale che cambierebbe le sorti del Paese che di fatto sarà diviso in venti stati». Su questo punto ha insistito, dal canto suo, Amalia Bruni: «La prospettiva dell'autonomia differenziata è totalmente antistorica, stiamo tornando a prima di Garibaldi soprattutto nel contesto calabrese complesso e difficile con il Pil più basso d'Europa e dove i cittadini non hanno più capacità di reazione».
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I problemi cronici della Calabria dunque, è stato detto, si aggraveranno se questa riforma dovesse passare. I cittadini dovranno fare i conti con un sistema sanitario pubblico sempre più in stato di abbandono a favore della sanità privata. Per non parlare del sistema scolastico che non potrà più contare su risorse pubbliche adeguate a disposizione. Insomma, la mai risolta questione meridionale che, oggi, per la prima volta dal dopoguerra, non è più nell'agenda nazionale delle priorità. Questo è quanto e Ascani, 36 anni, di cui gli ultimi dieci da parlamentare, sta portando in giro per i territori con l'obiettivo di fare emergere intanto «il rischio che corre il Paese e la sua unità nazionale e - entrando nel merito della riforma - la cancellazione del welfare, che ha sempre contraddistinto il nostro sistema democratico».
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«Senza considerare,- aggiunge Ascani - che tenere alto il Pil della Lombardia è perfettamente inutile se tutto il resto della Paese va giù. Questo governo odia il Sud e le ha dimostrato con i tagli al fondo di coesione, con lo spostamento dei fondi europei ed ora con questa legge. Odia i poveri ed i deboli. Taglia il reddito di cittadinanza e lo annuncia con un messaggino sotto Natale. Taglia i fondi per i disabili con grande crudeltà». Alecci da parte sua ha evidenziato come anche «i livelli essenziali, i cosiddetti Lep, si tradurranno davvero a pochissimo essendo legato al discorso del gettito ed ha posto l'attenzione sulla necessità che in Calabria si guardi ad un futuro diverso a partire dal turismo».
Per Iemma: «Al Sud ci sarebbe la necessità di investire molto di più sulle politiche sociali e sulla sanità che non può essere risolta dai medici cubani». Mentre Giampà ha posto l'attenzione sul nuovo corso del Pd calabrese: «Finalmente un partito "normale" rispetto al passato - riferendosi evidentemente ai commissariamenti ed alle memorabili diatribe interne - questo gruppo dirigente trae forza dal confronto con i territori dive molti nostri amministratori e sindaci fanno la differenza».
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Insomma il Pd spiega le vele per la costruzione del campo largo che, come ha detto Ascani, chiama a raccolta non solo Conte ed il suo movimento ma anche a più miti consigli Italia Viva ed Azione. Ed anche in Calabria i dem sì danno da fare e si guardano intorno. Quanto al tema del dibattito e sul rischio che corre la Calabria, emblematica la frase di Saverio Strati riportata da Luigi Muraca della segreteria regionale nel suo intervento: «I morti non si devono piangere, in Calabria si piange quando si nasce».