Alla fine la strategia sembra avere pagato. Il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno, che avrà riconfermata la fiducia del partito al termine della due giorni di Camigliatello, anche stavolta è scampato alla tempesta. Dopo la sconfitta elettorale dello scorso 5 giugno, soprattutto dopo i dati assai deludenti ottenuti a Cosenza, sembrava doversi aprire una crisi senza rete all’interno del partito calabrese.

 

Ed invece. Prima si è rimandata la direzione regionale in attesa delle indicazioni di Roma. Poi si è dimostrato ai colonnelli romani e allo stesso presidente del Consiglio assoluta fedeltà con un lavoro scrupoloso per il referendum costituzionale, per poi approfittare della linea prudente adottata dal premier.

 

Renzi, rimandando anche l’avvicendamento Guerini-Lotti, ha stabilito di aspettare l’esito della consultazione  prima di mettere mano al partito. Con un cambio radicale di strategia dopo la prima reazione a caldo con la quale aveva annunciato l’uso del lanciafiamme per rivoluzionare.

 

Soltanto in quel momento, sicure che le acque sarebbero rimaste calme fino al referendum, Magorno ha convocato l’assemblea di Camigliatello che si è riunita a distanza di quasi due mesi dalle elezioni. In un contesto alla camomilla, ormai anestetizzato. Tanto che, durante la prima giornata, le voci critiche sono stati praticamente inesistenti, salvo qualche eccezione.

 

Marco Ambrogio dei giovani disssidenti, dopo aver protestato anche per il ritardo con il quale gli sarebbe stata concessa la parola (usate sempre i soliti metodi), ha puntato l’indice contro le contraddizioni nella gestione della sanità, con il partito che chiede la sostituzione dei Commissari e Roma che continua a confermare la fiducia a Scura e Urbani. Un dato che in effetti emerge con forza, nonostante Magorno nella sua relazione abbia confermato la linea di dissenso verso l’azione dell’Ufficio del Commissario, già espressa negli scorsi giorni. Una linea che, però, non ha impedito che il tavolo interministeriale ratificasse l’operato del duo Scura-Urbani, ratificando anche il decreto di razionalizzazione della rete ospedaliera e sbloccando ulteriori fondi.

 

Enzo Ciconte, invece, è tornato a chiedere la giunta politica che pure Oliverio aveva voluto levare dall’ordine del giorno dell’assemblea. Anche questa una giocata di fino. Il governatore, infatti, non l’ha espunta dalla sua agenda personale. Ha solo evitato le domande dei cronisti rimandando la palla oltre il centrocampo. Anche perché il rimpasto, seppur assai complicato, sembra inevitabile e le incertezze riguardano soltanto il tempo in cui avverrà e non il se.

 

Insomma, Magorno si è potuto godere la giornata in tranquillità, ha condiviso la proposta di Bova in ordine alla riproposizione della questione morale e ha promesso il massimo dell’impegno da parte della deputazione calabrese del Pd in vista dell’approvazione della prossima legge di stabilità.Si è perfino permesso di spronare Oliverio: “adesso il governo regionale deve correre di più”. Senza che quest’ultimo neanche reagisse. Il presidente della giunta ha sottolineato l’importanza dei risultati fin qui raggiunti dalla sua giunta, rimarcando anche il recente accordo ottenuto su Gioia Tauro. E ha condiviso l’idea di riportare al centro la questione morale con l’adozione di un rinnovato codice etico.

 

Gli stracci volati all’ultima riunione del gruppo sono soltanto uno sbiadito ricordo. La nuova pax sembra essere ormai ad un passo, considerato che la seconda giornata vedrà il dibattito concentrarsi sul referendum costituzionale di ottobre, dopo la relazione introduttiva del deputato Demetrio Battaglia. Un capolavoro, insomma, che si concluderà lunedì con l’annuncio della nuova segreteria regionale.

 

Riccardo Tripepi