Ultimi scampoli di campagna elettorale prima che la parola passi alle urne. Poi ci sarà tempo soltanto per percentuali e analisi. E se i candidati di ogni partito sono agli sforzi finali per racimolare gli ultimi voti, esiste un esercito assai nutrito, ma più nascosto che aspetta l’esito del voto per scatenare l’offensiva contro i vertici dei partiti che hanno scelto liste e alleanze. E’ l’esercito degli esclusi e degli scontenti, mai stato tanto largo a destra come a sinistra, anche a causa di una cervellotica legge elettorale.

 

Nel Pd può considerarsi al capolinea la gestione Magorno. Intanto perché, come prevede lo statuto, questo è l’anno del congresso regionale  e dunque si andrà a rinnovare la guida calabrese. Ipotizzare una riconferma è assai azzardato, pero, anche perché dentro il partito c’è un magma di malcontento pronto a esplodere dopo il voto. Specie se le percentuali non dovessero essere lusinghiere. Gli esclusi dalle liste Enzo Ciconte, Mimmetto Battaglia, Carlo Guccione, Giuseppe Aieta sono da tempo sul piede di guerra. Così come lo è l’intera federazione metropolitana di Reggio che aspetta al varco Matteo Renzi e i suoi. Nonostante la città dello Stretto esprime il ministro degli Interni del governo uscente (Marco Minniti), l’unico sindaco di capoluogo di provincia calabrese rimasto al centrosinistra (Giuseppe Falcomatà) e anche il presidente del Consiglio regionale (Nicola Irto), non ha avuto nessun rappresentante ai collegi di Camera e Senato.

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Lo stesso Marco Minniti, che pure qualcuno comincia a ipotizzare come premier, è candidato nelle Marche e si tiene a debita distanza dall’intricata vicenda. Reggio, poi, insieme alla Regione dovrà andare a congresso per scegliere il nuovo segretario metropolitano.

In questo scenario anche il governatore Mario Oliverio, insieme alla sua corrente che fin qui ha mantenuto una posizione autonoma, è pronto a fare le sue scelte. E le prime saranno inevitabilmente quelle legate al rimpasto di giunta che dovrebbe avvenire subito dopo le elezioni. Aria simile si respira in Forza Italia che proprio al Sud si gioca la partita principale per tornare al governo. E i numeri che nell’ultimo periodo stanno girando dalle parti di Arcore non sono confortanti. Proprio nei collegi del Meridione ci sarebbero le situazioni più a rischio, complice l’aumento dei consensi dei Cinque Stelle a scapito del Pd. Uno scenario che turba i sonno di molti colonnelli, compresi quelli regionali.

L'aria in Forza Italia e lo spettro di Gentile

Il partito calabrese, del resto, ha prodotto scelte singolari al momento della formazione delle liste, come quella di indicare la coordinatrice regionale Jole Santelli e il suo vice Roberto Occhiuto capilista sia al collegio Sud che a in quello Nord, cambiando soltanto l’ordine delle posizioni. Il che, evidentemente, ha ristretto gli spazi nei collegi plurinominali con le conseguenti esclusioni. A Reggio, poi, il siluramento del capogruppo in Consiglio regionale Alessandro Nicolò continua a produrre restituzioni di tessere e prese di posizione critiche. Si capisce che dopo scelte così forti senza risultati si aprirebbe la resa dei conti. E si dice che Tonino Gentile, fresco di rientro tra gli azzurri, stia aspettando il momento giusto per prendersi il partito.

Riccardo Tripepi