Il Governo stanzia 210 milioni per il triennio 2020-2022 destinati ai centri con meno di 5mila abitanti. In Calabria sono 244 e potranno ricevere contributi da 43mila a 142mila euro per sostenere le attività economiche sul loro territorio. Esulta il M5s
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Adesso è ufficiale, come la Gazzetta su cui il provvedimento è stato pubblicato: il Governo ha deciso di finanziare le aree interne del Paese per aiutare le piccole e micro imprese disseminate sul territorio a riprendersi dalla crisi generata dalla pandemia. Le risorse stanziate ammontano a 210 milioni di euro per il triennio 2020-2022 e una bella fetta è destinata alla Calabria, dove ne dovrebbero arrivare 18. Ad annunciarlo una nota che porta la firma di sette esponenti del Movimento cinque stelle: il sottosegretario Anna Laura Orrico, l'europarlamentare Laura Ferrara, il senatore Giuseppe Fabio Auddino e i deputati Elisa Scutellà, Alessandro Melicchio, Massimo Misiti e Riccardo Tucci.
I potenziali benefici per 244 comuni
I pentastellati spiegano che i comuni coinvolti nella nostra regione saranno quelli con meno di 5.000 abitanti. In Italia sono 3.101 - 244 quelli sul territorio calabrese - per una popolazione complessiva di oltre 4,1 milioni di persone. Piccoli centri e borghi che rappresentano «il sistema nervoso» del Paese e che potranno utilizzare le risorse per dar man forte ad artigiani e commercianti in difficoltà. «Il contributo medio – proseguono i parlamentari - si attesta sui 43.000 euro per un comune con meno di mille abitanti, 71.000 euro per quelli delle fasce intermedie (tra 1000 e 2000 abitanti), 100.000 euro (tra 2mila e 3mila abitanti) e 142.000 euro per i comuni con una popolazione compresa tra i 3mila e i 5mila abitanti».
Soddisfazione tra i Cinque stelle
I sette esponenti politici considerano quei 18 milioni di euro come «un soccorso concreto» a tutti coloro «che svolgono servizi di utilità pubblica e di prossimità» e «un passo in avanti per la rinascita dei piccoli centri calabresi». E concludono sottolineando l'importanza dei quattrini messi a disposizione dallo Stato «dal punto di vista sociale, perché vanno incontro alle esigenze della popolazione che ha riscontrato maggiori difficoltà a spostarsi, specie nella fase di emergenza sanitaria».