L’inchiesta Basso Profilo condotta dalla Procura distrettuale di Catanzaro ha innescato un vero e proprio terremoto politico in grado di avere pesanti ripercussioni sia a livello nazionale che in Calabria.

L’Udc in particolare rischia di scomparire dalle cartine politiche dopo aver perso i suoi due riferimenti principali. Indagato il segretario nazionale Lorenzo Cesa si è subito dimesso.

Cesa e la Calabria

Cesa ha da sempre avuto con la Calabria un rapporto strettissimo e qui ha trovato un grande bacino di voti che gli sono serviti per l’elezione a parlamentare nel 2013 e a eurodeputato nel 2014. Inoltre le percentuali, anche a doppia cifra ottenute nel corso degli anni in Calabria, hanno contribuito a tenere in vita l’area centrista a livello nazionale. Senza la guida di Cesa anche la collocazione a destra dell’Udc potrebbe essere messa in discussione. Il che potrebbe anche determinare l’arrivo di qualche altro “costruttore” alla corte del premier Giuseppe Conte che non ci sperava più dopo che Cesa aveva ribadito con fermezza la permanenza dell’Udc nel centrodestra.

Ai domiciliari il segretario regionale dell'Udc

Altro colpo ferale è quello degli arresti domiciliari ai quali è stato sottoposto l’assessore regionale al Bilancio e segretario calabrese del partito Francesco Talarico. Delfino di Cesa è stato punto di riferimento principale per i centristi calabresi determinandone collocazioni e liste. Consigliere regionale per due legislature ha ricoperto anche il ruolo di presidente del Consiglio durante la gestione di Giuseppe Scopelliti.

Il risultato alle regionali

Alle ultime elezioni regionali l’Udc ha portato a casa il 7% dei consensi eleggendo due consiglieri regionali Nicola Paris e Giuseppe Graziano, con Francesco Talarico chiamato a ricoprire il delicato ruolo di assessore al bilancio nella giunta di Jole Santelli. Il partito era già al lavoro alle liste per il prossimo appuntamento elettorale, ma adesso il colpo è tale da mettere in discussione la stessa presenza del simbolo alla competizione.

Nuova tegola sul centrodestra dopo Creazzo e Tallini

Ovviamente una difficoltà enorme anche per l’intera coalizione di centrodestra che non sembra godere di buona salute e riceve la terza mazzata giudiziaria in un anno di legislatura. Prima di Talarico a finire agli arresti c’erano stati il consigliere di Fdi Domenico Creazzo e il presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini (Fi) che poi ha visto revocata la misura cautelare.

Questione morale

La questione morale insomma pesa come un macigno e senza un’operazione di rinnovamento difficilmente il centrodestra potrà essere realmente competitivo. Sembra saltare insomma il vecchio sistema e con esso anche i soliti nomi in auge da sempre. Proseguire lungo la strada costellata da esponenti della vecchia nomenclatura, dai fratelli Occhiuto a Mangialavori passando per lo stesso Tallini che vorrebbe ricandidarsi, sarebbe davvero un pericoloso autogoal.