La storia dell’eccidio di Acquappesa avvenuto l’8 settembre 1943, quando 5 soldati calabresi furono accusati di diserzione e fucilati, è stato al centro di un convegno organizzato dall’Ampa-25 aprile a Cinquefrondi. L’associazione meridionale partigiani e antifascisti ha coinvolto anche i familiari di quelle vittime, Michele Burelli, Francesco Trimarchi, Salvatore De Giorgio, Saverio Forgione e Francesco Rovere – tutti provenienti da alcuni centri della Piana reggina – e l’incontro è stato anche l’occasione per rimarcare le differenze che tutt’ora persistono rispetto all’Anpi, la storica aggregazione da cui provengono gli organizzatori dell’incontro.

«Noi – ha dichiarato Sandro Vitale a margine del convegno – diciamo che quella in corso è la guerra di Putin, noi senza tentennamenti siamo contro gli aggressori e quindi siamo al fianco degli aggrediti».

Chiarimento d’obbligo viste le polemiche che accompagnano le esternazioni di Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi accusato di essere filo russo. «E’ grave il contenuto di un suo recente comunicato – ha sottolineato Aldo Polisena rispondendo al cronista – dove rinuncia a condannare le stragi di civili commesse dai russi, se prima non viene formata una commissione di inchiesta: noi invece siamo al fianco dei partigiani ucraini».

Clima di scontro dialettico, quindi, in un dibattito che lacera la sinistra italiana mentre ci si avvicina alla Festa del 25 aprile. «Ripudiammo l’Anpi  - ha concluso Vitale, che fu presidente provinciale reggino dell’associazione – anche per i motivi che vediamo confermati oggi: notammo un approccio stalinista e un clima da caserma che le odierne posizioni amplificano e fanno conoscere anche all’esterno».