L'ex assessore ha iniziato a percepire l'indennità lo scorso 1 ottobre. Per lui più di 5mila euro al mese. Ma l'assegno sarà tagliato dalla nuova riforma
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Sono stati (apparentemente) aboliti, la casta calabra (apparentemente) redenta li ha perfino «rideterminati», ma la cronaca politica racconta altro: i vitalizi sono vivi e lottano insieme a noi.
L'ultimo a beneficiarne, in ordine di tempo, è l'ex assessore all'Agricoltura della giunta Scopelliti, Michele Trematerra, che va così “in pensione” a soli 55 anni.
Il politico di Acri, che vanta una lunga militanza nell'Udc, ha iniziato a percepire il vitalizio dallo scorso 1 ottobre, in virtù di due mandati elettorali (VIII e IX legislatura), per un totale di 9 anni, 7 mesi e 19 giorni, «arrotondati a 10 anni» ai sensi della legge regionale 3 del '96.
Dunque, Trematerra – ritenuto «in possesso dei requisiti soggettivi e oggettivi richiesti dalla legge per la corresponsione dell'assegno vitalizio» – d'ora in poi percepirà un assegno di 5mila e 173 euro mensili lordi, come specificato nella determinazione firmata dal dirigente del settore Risorse umane del consiglio regionale.
Per i prossimi quattro mesi, tuttavia, l'ex assessore si vedrà trattenere circa 1.300 euro al mese quale contributo per il vitalizio stesso e l'assegno di reversibilità, al fine di arrotondare a 10 i suoi 9 anni e 8 mesi di “marche” già versate.
Figlio d'arte
Trematerra è un figlio d'arte. Anche il padre Gino – oltre a essere stato più volte senatore, sindaco di Acri ed europarlamentare – ha avuto un passato politico di rilievo nel consiglio della Calabria. E infatti pure lui percepisce un sostanzioso vitalizio.
Il figlio ha però fatto meglio, perché Gino incamera “solo” 4mila e 400 euro al mese, circa mille in meno rispetto a Michele.
Trematerra jr, tuttavia, come tutti gli altri “vitaliziati” calabresi, subirà il taglio al suo assegno a partire dal prossimo 1 dicembre, come stabilito dalla nuova legge che ridetermina gli importi delle pensioni speciali.
Sul fronte vitalizi, quella dell'ex assessore non è l'unica novità. Il Consiglio ha infatti assegnato un assegno di reversibilità a Daniela Tarriconi, vedova dell'ex consigliere regionale Francesco Pilieci, morto lo scorso 23 luglio. La donna, a partire dall'1 agosto, ha iniziato a percepire un assegno di 2mila e 300 euro, ovvero il 60% di quanto veniva erogato ogni mese al marito.
Già aboliti
I vitalizi sono stati aboliti nel corso della precedente legislatura, ma il taglio riguarda solo i consiglieri in carica dal 2014 in poi. Tutti gli altri continueranno a beneficiare della pensione speciale o la percepiranno una volta maturati i necessari requisiti anagrafici.
Gli attuali consiglieri – quelli “penalizzati” dalla riforma – non sono però rimasti con le mani in mano.
Il 31 maggio scorso l'assemblea regionale ha approvato una riforma che, oltre a rideterminare i vitalizi, introduce un nuovo sistema contributivo per i politici in carica e per quelli che verranno.
Si tratta della cosiddetta «indennità differita». La norma si rifà all'intesa approvata dalla Conferenza di tutti i presidenti delle varie assemblee legislative d'Italia, secondo cui le Regioni ancora scoperte «possono» – non devono – introdurre «una indennità a carattere differito calcolata con il metodo di calcolo contributivo».
I consiglieri calabresi non si sono fatti pregare e, all'unanimità, si sono autoassegnati una pensione.
Gli eletti cessati dal mandato conseguiranno così il diritto all'indennità differita al compimento dei 65 anni e in seguito all'esercizio del mandato per almeno 5 anni, anche non consecutivi.
Inoltre, per ogni anno di mandato oltre al quinto, l'età richiesta «è diminuita di un anno, fino al limite di 60 anni». Quanto alla quota di contributo a carico del consigliere, è stata fissata all'8,80%, mentre il restante 24% sarà sborsato dalla Regione.
Va detto che l'indennità differita è stata approvata nella maggior parte delle Regioni prive di norme contributive a beneficio dei consiglieri.
A differenza della Calabria, però, non tutte hanno approvato la possibilità di cumulo con altre pensioni, il «trattamento di reversibilità» e l'«indennità di fine mandato».
Il caso relativo alle nuove pensioni è stato affrontato qualche settimana fa dalla trasmissione Dimartedì, in onda su La7.
L'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, in collegamento con lo studio, dopo aver visto il servizio dedicato alla Calabria ha usato parole nette per definire la norma: «È una vergogna».