Un’intera mattinata a cercare l’intesa per giungere al voto con un candidato unitario e poi il classico epilogo all’italiana: il rinvio al 31 marzo comunicato da Gianni Papasso. È questo l’esito del congresso che oggi avrebbe dovuto segnare l’elezione del nuovo presidente dell’Anci Calabria e che invece ha prodotto un buco nell’acqua.

Con un nervosismo di fondo manifestato da alcuni sindaci dello Ionio, partiti dai rispettivi comuni di appartenenza di buon’ora e ritrovatisi dinanzi ad un palco vuoto ben oltre le 14.30.

La versione ufficiale è che non si è trovata la quadra su una lista unitaria, superando la classica contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra. La versione ufficiosa, invece, è che nessuno voleva correre il rischio di una sconfitta. Da qui la decisione di prendere tempo da parte di tutti, compresi i primi cittadini di Cosenza e di Vibo Valentia, Franz Caruso e Maria Limardo, che sulla carta avrebbero dovuto sfidarsi. Niente di tutto ciò è successo e le urne non si sono aperte.

Papasso, invece, ha ricondotto tutto ad una mera questione tecnica. «Abbiamo ricevuto diverse richieste da parte dei sindaci di poter regolarizzare la posizione dei loro comuni. All’unanimità - spiega – si è deciso di far prevalere il buon senso e di far slittare i lavori alla fine del mese prossimo. Il nuovo termine per i municipi è ora fissato al 10 marzo in deroga all’iniziale data del 31 gennaio».

Per ciò che concerne le beghe politiche, Papasso evidenzia: «Anche se non formalizzate, le candidature alla presidenza dell’Anci Calabria erano di Maria Limardo e Franz Caruso. È chiaro che, quando si è in presenza di due nomi si cerca una sintesi, ma non c’è stato modo di poter discutere dell’ipotesi considerato l’avvenuto rinvio. Noi non vogliamo eleggere solo un rappresentante dell’Anci, ma strutturare l’associazione nel miglior modo possibile in vista delle battaglie che ci attendono. Il 31 marzo - ha chiuso Papasso - ci sarà una platea congressuale maggiore, legittimata e non circoscritta a 191 sindaci, i cui comuni risultavano oggi in regola».