Il Partito democratico ha chiesto ulteriori ventiquattro ore di tempo per schiarirsi le idee e presentarsi agli alleati con un nome, o quantomeno, con una bozza di strategia per arrivare alle elezioni di giugno. Perché al momento non c'è neanche questa. C'è solo una gran confusione tra chi vorrebbe convergere su un candidato unico (che non c'è) e chi invece pressa per fare le primarie.

I punti certi sono pochi. Primo: il pezzo della coalizione che sostiene esplicitamente la candidatura del socialista Enzo Paolini (PSE) vorrebbe accelerare e affidare alle primarie la selezione dell'aspirante primo cittadino. Secondo: il fronte anti-primarie esiste, è numeroso e, anche se non sono usciti ancora allo scoperto, sta prendendo tempo nella speranza di riuscire a trovare un nome spendibile come candidato unitario e vincente. Quanto al resto del gruppone, è formato da piccoli partiti e movimenti "governativi" che si rifaranno alle decisioni del PD (semmai dovessero arrivare).

Le ventiquattro ore di tempo scadono domani e sembra difficile ipotizzare ulteriori rinvii poiché spaccherebbero inesorabilmente la coalizione con risultati difficili da prevedere sul fronte della tenuta interna ma che si ripercuoterebbero inevitabilmente in negativo nello scontro che si aprirà subito dopo contro il centrodestra di Occhiuto.