Su 75 Comuni al voto, i partiti si presentano solo in otto città. Pd e M5S insieme solo a Catanzaro. Centrodestra unito solo a Palmi. Potrebbe essere una tattica per non correre rischi in vista delle Politiche (ASCOLTA L'AUDIO)
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Bisognerebbe telefonare alla Sciarelli, perché la politica, quella fatta dai partiti in quanto associazioni composte da persone che si riconoscono, grossomodo, nei medesimi valori e visioni del mondo, negli stessi principi e orientamenti, insomma, quella roba lì, chi l'ha vista? La politica calabrese, così declinata, è sparita, s'è intruppata, perfino camuffata.
Certo, la crisi storica dei partiti acuita dal vento impetuoso dell’antipolitica; certo, la natura di una competizione elettorale in cui si decidono le sorti di comunità relativamente piccole; ma, a ben guardare, potrebbe pure essere una tattica, un mimetismo ben studiato. Un modo, magari, per superare le (tutto sommato trascurabili) Amministrative del 12 giugno senza correre rischi – o comunque correrne pochi –, quando manca un anno al momento più atteso, quello che non fa dormire sonni tranquilli né ai segretari di partito, né ai parlamentari uscenti, né a quelli che, a Montecitorio o Palazzo Madama, aspirano a entrarci per la prima volta.
Il taglio dei parlamentari, soprattutto, ha consigliato prudenza, maggior prudenza, ché i passi falsi potrebbero costar cari in termini di seggi e di ambizioni personali.
E quindi, mentre in tutta Italia non si fa che ipotizzare scenari politici conseguenti al voto di domenica prossima – sotto verifica ci sono la reale forza elettorale di Fratelli d'Italia, cui è legata la possibilità di vedere Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, la tenuta della Lega di Salvini, il rapporto tra Pd e un M5S sempre più in crisi, la collocazione di Calenda, il destino di Renzi –, ecco, mentre nel Paese le Comunali saranno un banco di prova per leader e partiti, in Calabria una discussione di questo tipo non ha ragione d'essere.
Semplicemente perché qui leader e partiti non sono proprio scesi in campo, se non in poche realtà e nel segno di alleanze perlopiù disallineate rispetto al contesto nazionale.
Che il civismo sia diventato, negli ultimi decenni, un modello ricorrente nelle elezioni amministrative è un ormai fatto acclarato, peraltro riscontrabile con frequenza dal nord al sud del Paese.
Tra il Pollino e lo Stretto, tuttavia, è avvenuto un vero e proprio ribaltamento. Altro che primato della politica: è, semmai, il contrario. Il civismo giganteggia.
I partiti si sono praticamente auto-annullati, con i vari militanti e tesserati alla fine amalgamati in forma quasi anonima all'interno delle innumerevoli liste senza bandiera schierate nei vari territori comunali. E le civiche in cui hanno trovato posto sensibilità politiche tra le più diverse, nel solco del miglior trasversalismo, sono davvero tante.
Non esistono distinzioni: la dissoluzione temporanea dei simboli riguarda il centrodestra come il campo largo Pd-M5S, passando per i vari partiti di centro.
I dati
I dati parlano chiaro. Su 75 Comuni al voto, sono state presentate liste di partito solo in otto centri: oltre a Catanzaro, Acri, Palmi, Paola, tutti sopra i 15mila abitanti, simboli nazionali compaiono sono in altre quattro, piccolissime, realtà di provincia.
Nessun partito, dunque, in città medio-grandi come Amantea (14mila abitanti), Belvedere Marittimo (9mila), Luzzi (9.500), Trebisacce (9mila), Bagnara Calabra (10mila), Bovalino (9mila), Caulonia (7mila), Villa San Giovanni (13.395), Pizzo (9mila), Soverato (9mila).
Fdi è presente in due città, Catanzaro e Palmi. Forza Italia unicamente a Palmi, come l'Udc. Qui sarà in campo anche la Lega di Salvini, che si misurerà in altri quattro paesini: Carpanzano (300 abitanti), Castroregio (345), Cellara (511) e Plataci (830).
Il Pd, capoluogo a parte, ha presentato una lista ufficiale solo ad Acri. Il M5S ne ha una in più, perché ci sarà anche a Paola. Azione di Calenda competerà solo ad Acri, così come il Psi, Articolo Uno e Sinistra Italiana. Non pervenuto il partito di Renzi: Italia viva, che oggi guida Reggio, la più grande città della Calabria, non ha alcun candidato ufficiale.
Il centrodestra
Le Amministrative certificano inoltre la sparizione di quello stesso centrodestra che, non più tardi di otto mesi fa, ha trionfato alle Regionali nel segno dell'unità e sotto la guida di Roberto Occhiuto. Quella coalizione che, senza troppa fatica, ha sbaragliato il centrosinistra non è stata capace di replicare se stessa nemmeno nel centro più importante chiamato al voto: Catanzaro, il capoluogo di regione.
Nella città dei Tre colli domenica si misureranno tre centrodestra diversi, ammesso che tale distinzione possa avere cittadinanza politica.
Uno è rappresentato da Valerio Donato, alfiere di un rassemblement civico nel quale Lega e Forza Italia sono presenti ma con casacche non originali (Prima l'Italia e Catanzaro azzurra). Un altro è quello di Fdi, che con Wanda Ferro insegue la gloria elettorale – o quanto meno un risultato onorevole – in una corsa solitaria e identitaria. L'ultimo è incarnato dall’ex forzista Antonello Talerico, oggi esponente di Azione, al cui fianco figura Mimmo Tallini, storico volto dei berlusconiani catanzaresi transitato da pochi mesi in Noi con l'Italia (che ha presentato una propria lista).
Catanzaro è un caso emblematico anche perché riflette i contrasti che, a livello nazionale, impegnano Meloni, Salvini e Berlusconi. Malgrado dissapori e incomprensioni che si trascinano dal voto per il Quirinale, il centrodestra è comunque riuscito a stare insieme in 20 Comuni capoluoghi di provincia su 26. In Calabria, invece, la coalizione è in piedi solo a Palmi, dove l'ex sindaco Giovanni Barone conta di riconquistare il Comune grazie all'appoggio di tutti i partiti del centrodestra.
Il centrosinistra
È una sorta di ologramma pure il «campo largo» Pd-5s. Enrico Letta e Giuseppe Conte potranno sperimentare la nuova alleanza solo a Catanzaro, dove i progressisti si sono affidati alla leadership di Nicola Fiorita. La prova potrebbe comunque risultare ininfluente.
Il voto nel capoluogo non potrà infatti dare indicazioni attendibili sullo stato di salute dell'alleanza in vista delle elezioni del prossimo anno. Catanzaro sembra una sorta di test decontestualizzato, dal momento che il campo largo non ha trovato alcuno spazio nel resto della regione. Anzi, lontano dal capoluogo i progressisti si sono addirittura spaccati per ritrovarsi avversari. Amici che si trasformano in nemici in base alla geografia. Il caso Acri ne è la prova: il Pd di Pino Capalbo sarà opposto al M5S di Angelo Cofone.
La tattica
La scomparsa dei partiti in Calabria è troppo evidente per essere considerata una semplice coincidenza. Al netto di antipolitica dominante e territorialità del voto, non è da escludere che possa essere stata una scelta ragionata per affrontare l’anno delle Politiche evitando il maggior numero di trappole elettorali.
I partiti, cioè, potrebbero essersi nascosti per non farsi trovare. Inutile chiamare la Sciarelli.