Il sindaco aderisce alle manifestazioni e si dice contrario a impianti (come quello prospettato nel mare di Corigliano Rossano, Crosia, Calopezzati e Pietrapaola) che «non garantiscono nessuna prospettiva di sviluppo. Peraltro, la Calabria ha già un bilancio energetico in attivo»
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Con la progettazione che potrebbe approdare nei prossimi giorni alla fase delle valutazioni e autorizzazioni ambientali del parco eolico con ubicazione offshore nello specchio d’acqua davanti ai comuni di Corigliano Rossano, Crosia, Calopezzati e Pietrapaola, si rialzano gli scudi.
Ed è il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi – già notoriamente contrario – a ribadire il suo “no” nonostante il progetto non rientri nella giurisdizione comunale.
«L'amministrazione comunale di Corigliano Rossano aderisce alle manifestazioni dei prossimi giorni finalizzate ad impedire la realizzazione di impianti eolici cosiddetti “offshore” nel nostro mare, con la previsione di decine di pale galleggianti da installare all'orizzonte», esordisce Stasi.
«La Calabria ha già un bilancio energetico in attivo»
«L'eolico è una energia rinnovabile preziosa nell'ambito del percorso di riconversione energetica e la decarbonizzazione del continente, percorsi che condividiamo in pieno. Tuttavia – evidenzia il primo cittadino ionico – come storicamente succede, anche in questi percorsi si innestano meccanismi discriminatori ed iniqui nei confronti dei territori e delle comunità. Si tratta di impianti che non garantiscono nessuna forma di occupazione o compensazione seria, quindi nessuna prospettiva di sviluppo come ricaduta positiva sul territorio, i quali però produrranno, fortunatamente da fonte rinnovabile, energia da consumare altrove. Come è noto, infatti, la Calabria ha già un bilancio energetico in attivo».
Il progetto | Ventotto pale eoliche alte come la Torre Eiffel al largo di Corigliano Rossano lungo 17 chilometri di costa
«Se sotto il profilo tecnico questo schema non ha alcun senso perché trasportare l'energia costa, lo ha invece dal punto di vista sociale ed economico – afferma ancora Stasi – dal momento che la Calabria sarebbe ancora una volta sacrificata nelle proprie prospettive di sviluppo diverse da quelle tradizionali – per esempio turistiche – mentre i paesaggi di altri territori, che spesso hanno bilanci energetici in passivo, vengono preservati. In questo sistema, dunque, perfettamente rappresentato dai progetti di eolico offshore nello Ionio, con la complicità delle nostre pseudo-rappresentanze, si tende a creare due grandi categorie: da un lato i territori che producono energia e restano poveri, dall'altro quelli che la consumano e si arricchiscono».
Il «mutismo delle rappresentanze parlamentari di maggioranza»
Per Flavio Stasi, quindi, «non è un caso che sul nostro territorio Enel si permette di rinunciare, dopo un lungo percorso condiviso con Comune, Regione e Sindacati, a 15 milioni di euro di fondi PNRR per il rilancio ad idrogeno del sito di Sant'Irene, nel totale mutismo della rappresentanza parlamentare di maggioranza, oppure che sul nostro territorio diventi impossibile spostare di 50 metri un insediamento industriale (Bakker Hughes, ndr), perché “o si fa così o niente”».
«Non possiamo non esprimere dissenso»
«Noi coltiviamo l'ambizione di rendere la Calabria competitiva, rivendicando quegli investimenti e quelle infrastrutture dignitose che ad altri territori sono state abbondantemente garantire dal Dopoguerra in poi, che possono essere integrate con lo sviluppo industriale o energetico, ma senza per questo mortificare e ostacolare le legittime ambizioni di sviluppo basato sulle vocazioni, sulla bellezza, sul paesaggio. L'eolico offshore, invece, va esattamente in questa direzione e pertanto non possiamo non esprimere dissenso al riguardo».