Il Sud si ferma a Maratea, poco prima di entrare in Calabria. O almeno è così per il Pd che per la prossima settima ha organizzato, venerdì 5 luglio, proprio nella amata località turistica della Basilicata, un incontro dal forte significato politico. “Dopo la crisi dei partiti tradizionali, quali prospettive per un nuovo Mezzogiorno…”. Un tema cruciale, dunque, che si avvarrà di relatori di prestigio e soprattutto sarà concluso dal responsabile Mezzogiorno del Pd Nicola Oddati, fresco di nomina nella nuova segreteria nazionale di Nicola Zingaretti. Non solo. All’incontro hanno già dato adesione numerosi amministratori calabresi e tanti sindaci del cosentino. Evidente che la discussione interessi una Regione come la Calabria che avvertito come poche altre la crisi dei partiti tradizionale e che, tra pochi mesi, sarà chiamata alle elezioni.

All’interno del partito calabrese la singolarità dell’evento si è fatta notare: come mai Oddati non arriva anche in Calabria? Sembra quasi un atto volontario e viene messo in relazione con la cancellazione di un evento politico pro-Oliverio che era stato messo in cantiere proprio in questi giorni e annullato, dicono i rumors, per volontà dei vertici romani.

La verità è che ogni segnale proveniente dai colonnelli romani si amplifica in modo vertiginoso alle nostre latitudini considerata la spaccatura interna al Pd che ha costretto a sospendere le procedure del congresso regionale e al commissariamento affidato alla guida di Stefano Graziano.

 

Le ultime primarie, poi, quelle che hanno incoronato Zingaretti nuovo segretario hanno messo ancora più in evidenza la lotta tra le correnti con le anime lontane dal governatore (ex renziani ora legati a Martina, franceschiniani, i fedelissimi di Giachetti e Boccia, oltre ai zingarettiani bis come Guccione e Censore) che unendosi avrebbero la maggioranza del partito.

Una situazione che non sfugge a Roma dove viene monitorato anche l’andamento in Consiglio regionale dove il centrosinistra non ha i numeri per governare da oltre un anno a causa delle defezioni di numerosi consiglieri che si sono messi di traverso rispetto alla gestione Oliverio.

Le vicende giudiziarie che stanno coinvolgendo il presidente hanno, infine, il loro peso e producono questo atteggiamento romano di distanza e prudenza nei confronti delle questioni calabresi. A prescindere anche dal sondaggio sul gradimento del presidente uscente, di sicuro Zingaretti sta valutando bene il da farsi anche perché le istanze di rinnovamento che arrivano sul suo tavolo sono continue e costanti. Così come il logorio ai fianchi di Oliverio che stanno producendo i suoi oppositori.

A questo punto urgono, dunque, decisioni per evitare che con Oliverio sulla graticola e nessuna alternativa all’orizzonte la vittoria per il centrodestra possa essere ancora più facile del previsto.