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«Mi congratulo con il Consiglio regionale della Calabria, che ha dimostrato di essere la casta più all'avanguardia del mondo». Usa il sarcasmo la deputata M5s Dalila Nesci, per stigmatizzare il ritardo epocale con cui il Consiglio regionale ha deciso finalmente adottare i badge elettronici per certificare le presenze quotidiane dei dipendenti pubblici dislocati presso le strutture speciali dell’Assemblea, che da sempre si limitano a firmare un foglio quando si presentano al lavoro. Un sistema ovviamente permeabile ad abusi, ideale per i “furbetti del cartellino” che in questo caso non si devono ingegnare neppure più di tanto. Ebbene, il Consiglio regionale ha deciso di cambiare registro e da gennaio il nuovo sistema dovrebbe andare a regime nella sede del Consiglio a Reggio, nella cittadella di Catanzaro e nella sede dei Gruppi.
Il commento duro della deputata Nesci
La notizia, però, ha scatenato la reazione di Nesci. «In sostanza – afferma la parlamentare 5stelle – il Consiglio regionale ha certificato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che le centinaia di dipendenti delle strutture speciali non hanno finora avuto l'obbligo di timbrare, potendo agire in tutta libertà, magari per la campagna elettorale dei consiglieri regionali danti causa». «Si tratta – incalza la parlamentare – di uno scandalo nazionale a cielo aperto, anche perché sulla presenza in ufficio dei dipendenti in questione pende a Reggio Calabria un'inchiesta su esposto del Movimento 5stelle. Adesso c'è la prova madre, che arriva da una deliberazione inequivocabile, con cui il Consiglio regionale ammette il costume e l'andazzo datati, circa la gestione di quel personale». Toni forti a cui la parlamentare grillina fa seguire un appello alla Procura di Reggio Calabria, affinché approfondisca la questione.
La replica del questore dell'Ufficio di presidenza
Alle dichiarazione del rappresentante M5s ha replicato a stretto giro il segretario-questore dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, Giuseppe Neri, che ha sottolineato la volontà di «interrompere una prassi ereditata».
«Per una nostra precisa volontà, che pone fine a rischi per l'amministrazione e alibi per la burocrazia - continua Neri -, abbiamo deciso di rafforzare l'impegno già profuso in direzione di trasparenza e legalità, passando alla digitalizzazione, con il rilevamento automatico delle presenze. Mi sembra che sia un grande passo avanti, quasi una rivoluzione. Un provvedimento sul quale le polemiche della deputata Nesci risultano incomprensibili, forse spiegabili solo con l'inutile tentativo di mettere in cattiva luce una delle tante decisioni importanti approvate in questa legislatura. Fatti concreti che si nutrono di decisioni serie e non di populismo e demagogia».