Lo ha ribadito anche a Vibo Valentia: «Se Meloni non ci ascolta, siamo pronti a fondare un partito». L’ex sindaco di Roma e già ministro delle Risorse Agricole, Gianni Alemanno, in Calabria per presentare il manifesto di Orvieto, un documento programmatico che contiene i punti imprescindibili della sua azione politica, che punta a coagulare quella parte dell’elettorato convinto che Giorgia Meloni si sia allontanata dalla strada maestra della destra sociale.

«La nuova formazione politica – ha spiegato Alemanno – ha l’intento di correggere gli errori dell’attuale Governo». L’incontro moderato dal giornalista Pino Scianò, nonché presidente del neocostituito Comitato provinciale di Vibo Valentia del Forum dell’Indipendenza Italiana – Un movimento per l’Italia ha preceduto la convention alla quale hanno partecipato i sostenitori dell’ex sindaco di Roma.

«È colpa dell’Unione europea e se oggi abbiamo uno scarso sviluppo, poco lavoro e poca possibilità di investire per il futuro – ha ribadito -. Non basta il Pnrr per dare una speranza a tutto questo». Ha poi sostenuto che «il Mezzogiorno d’Italia sta pagando un prezzo altissimo per questa appartenenza all’Ue che di fatto frena lo sviluppo dell’economia». Non ha nascosto la sua delusione per l’attuale Governo: «Se Giorgia Meloni non avesse scelto di schierarsi con la guerra in Ucraina, avremmo avuto le risorse per bloccare questa immigrazione».

Quindi ha ribadito la volontà di fondare un nuovo partito: «Decideremo a novembre – ha sottolineato -, ma non sarà più a destra di Fratelli d'Italia, sarà un partito che sarà proiettato al cambiamento, alla speranza di indipendenza del nostro Paese e che affronterà questioni come la pandemia e l’intelligenza artificiale. Temi, questi ultimi, che non sono né di destra e né di sinistra, ma di coloro che rappresentano i bisogni veri del nostro popolo». Insomma, ha concluso, «cercheremo di dare voce non solo alla destra sociale ma a tutti coloro che sperano in una Italia diversa, libera dalla sudditanza che ci ha portato oggi ad essere schierati con la Nato nella guerra in Ucraina».