Una grande enclave (Soverato) nella provincia catanzarese, dove non valgono le fin qui rigidissime regole nazionali, o una comunità diversa da tutte le altre, in cui qualche esponente Democrat di primissimo piano è riuscito a imporre una logica differente da quella che, per esempio a Catanzaro, tanti problemi ha creato e sta creando? Una domanda che nel Pd del capoluogo si stanno ponendo in molti, facendo serpeggiare un certo malcontento dovuto alla paura di veder sfumare una delle più ghiotte occasioni di costruire un cosiddetto "campo largo", in altri termini una compagine ragionevolmente stravincente, targato Dem come invece accade ormai con regolarità a Soverato dove tutto questo è stato dapprima tollerato e poi sdoganato senza colpo ferire. Ma perché tale insoddisfazione sotto traccia rischia di emergere proprio alla vigilia delle Amministrative in cima ai Tre Colli? Semplice: qualcuno sperava forse nel naufragio del progetto riconducibile al candidato a sindaco Valerio Donato, che il citato campo largo alla fine lo ha allestito. 

Eccome, se lo ha fatto, per giunta imponendo di levare le insegne di partito. Un motivo di rammarico per chi fra i Dem del capoluogo interi pezzi di Forza Italia e di qualche altro partito del fronte opposto in seria crisi d'identità li avrebbe probabilmente inglobati molto volentieri, creando i presupposti per la costituzione di uno schieramento con pochi rivali nella corsa alla conquista del vertice di Palazzo De Nobili. Peccato, però, che nel partito lettiano a Catanzaro siano dapprima state negate le primarie, poi di fatto bocciate le candidature dello stesso Donato e di Aldo Casalinuovo (entrambi ex iscritti del Pd), e per finire sia stata indicata - più da Roma che dal livello dirigenziale locale - l'opzione relativa alla guida della coalizione. Non solo. C'è anche e soprattutto la considerazione inerente al fatto che a spazientire vari Democrat di spicco è proprio la differenza abissale di metodo rispetto a Soverato. Che non è annoverabile di sicuro fra i piccoli, se non addirittura piccolissimi, centri in cui le liste civiche rappresentano quasi un mondo a parte, una sorta di realtà parallela insomma. Del tutto specifica, in buona sostanza, e per cui non è strettamente applicabile la linea ufficiale. Ma è al contrario la terza località per numero di abitanti della provincia dove ci può essere un sindaco Dem e un suo vice forzista. O un sindaco Dem che vota per il vice candidato di Fi alle Regionali e viceversa.

Non dimenticando che adesso sembra proprio potersi unire alla compagnia pure l'Udc e qualche altro '"cespuglio" del centrodestra. Cosa, come premesso, invece soffocata sul nascere nel capoluogo, pure in nome dell'accordo a prova di bomba con i Cinquestelle. Un patto che tuttavia - dicono sempre i malpancisti catanzaresi, forse in procinto di scendere sul piede di guerra - non sembra valere ovunque. Eppure, sulla base di quest'intesa, in cima ai Tre Colli sono categoricamente state negate le primarie che in parecchi avrebbero voluto pro domo Donato, Casalinuovo o… altera, considerato come di pretendenti al ruolo di alfiere Democrat e del centrosinistra ce ne fossero davvero tanti. Comunque sia, si vedrà a breve la maniera in cui questi scontenti si comporteranno e in particolare cosa faranno dopo l’imminente tornata del prossimo 12 giugno nel caso in cui il voto non premiasse il fronte a trazione Pd.