Dal Pd al M5s, da Sinistra italiana a Unione popolare, le opposizioni criticano compatte la riforma Calderoli approdata all’esame dell’Aula. Anche Bankitalia avverte il Governo: «Processo irreversibile e incerto, procedere con gradualità» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Gradualità, controllo costante e attenta valutazione di costi e benefici. Sono le parole chiave della Banca d’Italia sull’Autonomia Differenziata, il disegno di legge a firma del ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli che agita gli animi soprattutto al Sud.
In discussione in Parlamento, se approvata la riforma cambierà la Costituzione per dare più poteri alle regioni che ne faranno richiesta e più autonomia decisionale, ma soprattutto permetterà loro di trattenere una parte del gettito fiscale. Parte delle tasse, cioè, resterà sui territori invece che essere versata nelle casse dello Stato ed essere redistribuita.
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Le regioni più ricche avranno di più, le regioni più povere avranno ancora di meno, è la critica mossa alla riforma, che non farebbe che aumentare il divario tra Nord e Sud, dove l’evasione fiscale è più alta e il lavoro nero non è l’eccezione ma rassegnata normalità. Sul podio dell’evasione c’è la Calabria, dove per ogni 100 euro versati, 21,3 vengono evasi. Seguono Campania, Puglia e tutte le regioni meridionali (dati Ministero dell’Economia e Istat).
«La riforma trascura alcuni aspetti rilevanti» sostiene Bankitalia nella memoria depositata in Parlamento, chiarendo che visti i ritardi accumulati da alcune regioni, bisogna procedere con gradualità per non innescare processi irreversibili e dagli esiti incerti.
I vantaggi, dice Bankitalia, devono superare i costi delle differenze normative tra regione e regione. Vanno stabilite delle regole per la revisione periodica delle aliquote e «delle procedure obbligatorie di verifica della spesa sostenuta e delle prestazioni erogate da tutte le Regioni, in modo simile a quanto avviene per la sanità, con il coinvolgimento di organismi tecnici». La riforma Calderoli, invece, prevede solo un monitoraggio facoltativo. L’altro suggerimento di Bankitalia al Governo è la valutazione «in modo rigoroso, a scadenze regolari, dell’impatto sul Paese nel suo complesso».
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Il riferimento alla Sanità, passata sotto competenza regionale nel 2001, è uno di quelli che fa scattare immediatamente la molla delle opposizioni, mai concordi come sul no all’Autonomia Differenziata. «La Sanità è proprio la prova che dividere non funziona» dice Luigi De Magistris, ex sindaco di Napoli, ora Unione Popolare «E la pandemia ce lo ha mostrato chiaramente». Insieme a lui, in un incontro a Roma insieme ai comitati promotori (Rete dei Numeri Pari, Libera, Salviamo la Costituzione e i Comitati per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata) c’erano rappresentanti di tutti i partiti di opposizione.
«Basta che ci domandiamo cosa è successo alla Sanità dopo la riforma del Titolo V della Costituzione» ha detto il senatore di Sinistra Italiana Giuseppe De Cristofaro «Le diseguaglianze sono aumentate o diminuite? Saremo campo largo in Parlamento contro l’Autonomia Differenziata, riforma che è solo frutto dello scambio tra i partiti di centrodestra. Per il Sud sarà disastrosa, ma non crediate che salverà il Nord».
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A sostegno del regionalismo differenziato, la maggioranza cita i famosi Lep, i Livelli Essenziali di Prestazione che dovranno essere stabiliti a priori e saranno lo standard sotto cui non potranno scendere i servizi di nessuna Regione. Ma citare l’istituzione dei Lep non basta. «Nel disegno di legge neanche si parla dei Lep, non c’è niente e soprattutto non ci sono i soldi neanche per quello» dice De Magistris, a cui fa eco il deputato del Partito Democratico Marco Sarracino: «I Lep? E come verranno garantiti, se si continua a dire che sarà una riforma a costo zero per lo Stato? La verità è che questo è un governo contro il Mezzogiorno, che lo Stato spende 17mila euro l’anno per un cittadino del Nord e 13mila per uno del Sud. E mentre il Pnrr ci dice che dobbiamo garantire la coesione si creano una ventina di repubblichette autonome che non avranno nessuna voce in Europa».
«C’è in gioco il diritto a ricevere le cure, in questa idea di società dove pochi comandano e gli ultimi sono costretti a lottare con i penultimi» insiste il deputato PD Marco Furfaro «Si crea una disparità tra regioni che porterà i medici a trasferirsi da Sud a Nord, dove potranno guadagnare di più. il risultato sarà che chi potrà permetterselo si sposterà per curarsi, la povera gente dovrà rinunciare».
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Anche il Movimento5Stelle è accanto ai democratici nella lotta contro l’Autonomia Differenziata: «Penso alla scuola localizzata che hanno in mente, ci saranno venti programmi didattici diversi in Italia» ha detto la senatrice Alessandra Maiorino «è così che si spacca il Paese. È bulimia di potere, vogliono solo controllare meglio la scuola. Quello che vedo è la timidezza con cui è stato contrastato questo tentativo dalla politica, perché tutti hanno messo le mani nel vaso di Pandora e ora non possono fare una lotta a viso aperto. Non mi convinceranno mai che esiste una competitività buona, perché in ogni competizione c’è sempre qualcuno che vince e qualcuno che perde».