VIDEO | La situazione è precipitata nella notte con il sindaco che ha rispedito al mittente l’accordo caldeggiato dal segretario regionale del Partito democratico Nicola Irto, cioè confermare 3 degli attuali 4 assessori. Prossime mosse cruciali
Tutti gli articoli di Politica
Quello che nessuno si aspettava ormai, è successo nella notte. A poche ore di distanza dall’ultimo Consiglio comunale che ha visto, tra gli altri, l’importantissima approvazione del Piano strutturale comunale, dopo una gestazione lunga e complicata. Un lavoro non da poco che la maggioranza ha suggellato con il voto favorevole.
Ma quello che è successo dopo, dopo le strette di mano e gli auguri alla fine del civico consesso, è totalmente inaspettato. Perché Giuseppe Falcomatà, che poco prima aveva pronunciato delle frasi sibilline davanti alla massima assise cittadina, sostenendo di non sentirsi un “don Abbondio” qualunque, ma di avere abbastanza coraggio di andare avanti, ha deciso di rompere gli argini ed andare dritto per la sua strada.
L’antefatto
La trattativa per la formazione della nuova giunta era arrivata ad un punto che molti avevano definito cruciale. Il sindaco Falcomatà nell’ultima riunione con i consiglieri e i dirigenti cittadini del partito democratico aveva consegnato quella che per lui era una ulteriore apertura rispetto alle rivendicazioni dei dem: indicare i nomi di due interni più un esterno (tecnico). In altre parole, di fronte alla rivendicazione del Pd di una sostanziale conferma dei quattro nomi già in giunta, Falcomatà ha scelto la strada di “concedere” tre postazioni nel nuovo esecutivo fissando il criterio degli eletti. I democrats ci hanno pensato su sostenendo che non c’erano i tempi per indicare un profilo tecnico di alto spessore nel poco tempo a disposizione. Tempo a disposizione che erano 24/48 ore dall’ultimo incontro, perché l’idea di formare la giunta entro la fine dell’anno era rimasta al centro dei pensieri di Falcomatà. Così il Partito democratico ha fatto pervenire al sindaco l’ennesima controproposta, e cioè quella di confermare tre dei quattro attuali assessori (Angela Martino, Lucia Nucera e Mimmo Battaglia che di fatto è un esterno) tenendo fuori dalla mischia Rocco Albanese.
La quadra | Crisi politica a Reggio, Falcomatà si ammorbidisce «per il bene della città»: la soluzione è tre assessori al Pd
Proposta che non è andata giù al sindaco che evidentemente aveva già meditato come sarebbero andate le cose, anche perché l’ultima proposta al partito era stata accompagnata da un serafico «fatemi sapere, dopo di che farò le mie valutazioni».
La rottura con Nicola Irto
Il sindaco proprio ieri sera ha quindi comunicato al Pd che il criterio dei tre uscenti non andava bene per la sua idea di rinnovamento. Ma la situazione è precipitata intorno alle 21:30, quando con una telefonata diretta al segretario regionale e senatore Nicola Irto, Falcomatà ha comunicato la propria volontà di varare la giunta proprio oggi, ultimo giorno dell’anno. La cosa, raccontano i soliti ben informati, avrebbe mandato su tutte le furie il numero uno del Pd in Calabria, che uscendo definitivamente allo scoperto avrebbe messo un punto alla trattativa, sostanzialmente avallando l’ipotesi di un appoggio esterno in Consiglio.
La cosa non è da poco, visto che dopo una sorta di tregua armata, durata almeno dalle ultime politiche alla fine della sospensione per la Severino, tra Irto e Falcomatà è riesplosa una guerra mai sopita con sullo sfondo la leadership all’interno del Partito democratico.
Certo è che il segretario regionale aveva subodorato la pericolosità della questione, tenendosi a debita distanza da una trattativa che era lasciata nelle legittime mani dei quadri dirigenti locali e del gruppo consiliare. Ma l’ultima mossa di Falcomatà ha fatto saltare il banco, anche perché interpretata come una mortificazione – l’ennesima se si pensa al fatto che il Pd non ha mai veramente perdonato a Falcomatà di aver nominato due facenti funzione all’esterno del partito, pescando addirittura in Italia Viva e Azione - nei confronti del suo partito e degli eletti che pure, è il ragionamento che viene dalla maggioranza, gli hanno consentito di realizzare diverse cose, Psc in testa, ma anche la conclusione dei concorsi comunali con l’assunzione di 130 nuove figure a Palazzo San Giorgio perfezionate proprio l’altro ieri, e tutta una serie di passi in avanti con il Piano Spiaggia, i fondi della mobilità recuperati in extremis (anche se solo in parte) e i programmi Pinqua.
Cosa succederà
Adesso è complicato capire come finirà la vicenda o se siamo solo all’inizio di una nuova era a Palazzo San Giorgio. Il Partito democratico starebbe preparando un documento per chiarire la sua posizione dopo la forzatura del sindaco. Di certo si sa che la questione non rimarrà confinata nel perimetro dem, ma coinvolgerà l’intera maggioranza.
Da quel che si apprende anche Italia viva manterrà una posizione molto critica. Sembra che il responsabile regionale Ernesto Magorno abbia confermato telefonicamente al segretario provinciale Nino Nocera di mantenere la posizione e la vicinanza con il Pd, mentre i Democratici e progressisti di Nino De Gaetano che stavano alla porta aspettando gli sviluppi, sono praticamente in riunione perenne, ma senza discostarsi dalla richiesta di avere due postazioni nell’esecutivo.
Secondo alcuni già questa mattina il segretario generale di Palazzo San Giorgio avrebbe contattato quelli che secondo Falcomatà sarebbero stati i futuri assessori della nuova giunta, ricevendo però il niet di Albanese e Nucera che avrebbero declinato perché consci della posizione ufficiale del partito.
La domanda che si pongono tutti a questo punto è come proseguirà adesso la sua esperienza politica Falcomatà, con una maggioranza dilaniata e che al più concederà un appoggio esterno che di volta in volta metterà in pericolo la vita stessa dell’amministrazione. In più c’è da considerare che non sembra tramontata, tra i dem comunali, l’idea di presentare una mozione di sfiducia che questa volta, sì, coinvolgerà anche la minoranza che più di una volta ha minacciato le dimissioni per far cadere il primo cittadino. Volontà e disponibilità che potrebbero ora convergere, rimandando alle urne la città.