«Una casa costruita 40 anni fa dai miei genitori, per la quale non c’è alcun ordine di demolizione. Questo è sciacallaggio politico».
Il candidato del M5s alla Regione, Francesco Aiello, replica alle notizie di stampa che riferiscono di un immobile abusivo nella sua disponibilità.
«Rispondo con serenità alle accuse di abusivismo edilizio rivoltemi il giorno successivo all’accettazione della candidatura a governatore della Calabria con il Movimento 5 Stelle - afferma Aiello, docente di Politica economica nell’Università della Calabria -. Vengo additato per una casa che non ho realizzato io. Inoltre mi si rimprovera di non averla ancora demolita. Nello specifico non c’è alcun ordine di demolizione da parte della giustizia amministrativa (Tar e Consiglio di Stato), che ha invece stabilito che debba essere il Comune di Carlopoli (in provincia di Catanzaro, ndr) a scegliere quale provvedimento applicare».

 

Il candidato grillino riscostruisce quindi la storia dell’immobile. «Negli anni ‘80 – afferma – furono i miei genitori a costruire il fabbricato in questione, con una volumetria superiore rispetto a quanto consentito dalle norme. Ai tempi, un vicino iniziò a produrre esposti per via della volumetria maggiorata, aspetto che mio padre aveva pensato di sanare acquistando, negli anni ’90, un terreno adiacente per asservirlo al fabbricato».
Una spiegazione che va oltre il dato tecnico e si dipana nelle vicende familiari: «All’epoca mio padre soffriva di Parkinson e io dovetti assisterlo nel suo drammatico declino, successivo alla scomparsa prematura di mio fratello Domenico. Da allora ad oggi, da figlio mi sono trovato mio malgrado davanti a questo problema, che tutti i tecnici interessati avevano suggerito di risolvere utilizzando il terreno comprato da mio padre per asservirlo alla casa esistente».

 

Aiello ricorda che «le sentenze della magistratura amministrativa dicono che è il Comune di Carlopoli a dover indicare la strada alternativa». «Nel merito l’ente non si è ancora pronunciato, benché sollecitato dal Tar della Calabria – continua –. Sto attendendo l’ultima parola, che spetta al Comune. Pertanto nel merito ho agito correttamente: non ho imposto nulla, non ho condizionato nessuno e sto pazientemente aspettando di conoscere la decisione per un fatto che non ho commesso io».
Infine, la chiosa polemica: «Ho voluto chiarire questa storia per fermare lo sciacallaggio già partito contro la mia persona e in primo luogo per dovere di coscienza e di trasparenza rispetto all’opinione pubblica e soprattutto ai calabresi. Mi auguro che in questa campagna elettorale nessuno ripudi il buon senso e il ragionamento, fondamentali nella vita pubblica e in quella di ciascuno».

 

Intanto, il ministro degli Esteri e capo politico del M5s, Luigi Di Maio, ai cronisti che gli chiedevano un commento sulla vicenda, si è limitato a rispondere con una stringata battuta: «Ho letto come voi la notizia, aspetto chiarimenti».