Bocciata la norma che escludeva l’incandidabilità per gli ex sindaci “colpevoli” di aver mandato in dissesto i propri Comuni. Ritirata invece quella sulla proroga della carica per i rettori universitari. Stessa sorte per il testo che prevedeva l’uscita dal commissariamento in sanità
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È finita tre a zero la partita degli emendamenti pro Calabria al milleproroghe. Un risultato quasi a tavolino visto che due emendamenti sono stati ritirati, mentre uno è stato respinto.
Quello bocciato è l’emendamento che puntava a eliminare l’incandidabilità per i sindaci responsabili di dissesto dei comuni, a patto che i primi cittadini avessero varato un piano di riequilibrio finanziario approvato dalla Corte dei Conti prima della dichiarazione di dissesto. Un esempio a caso ma non troppo, proprio quello che aveva fatto Mario Occhiuto da sindaco di Cosenza.
L’emendamento però è stato bocciato perché «in base all’attuale impianto normativo, la sanzione accessoria della incandidabilità è intimamente connessa alla responsabilità, accertata dalla Corte dei Conti, degli amministratori che abbiano cagionato per dolo o colpa grave il dissesto dell’ente locale. La mala gestio finanziaria dell’ente rappresenta quindi il presupposto in forza del quale è possibile impedire agli amministratori di poter gestire nuovamente il medesimo o altri bilanci comunali». Niente da fare, dunque. Chi ha sbagliato deve pagare, anche, sul piano politico.
L’altro emendamento centrale per la Calabria era l’uscita dal commissariamento della sanità per decreto. L’emendamento, come dicevamo, è stato ritirato, Questo non vuol dire che la Calabria resterà in piano di Rientro. Anzi il commissario-presidente Roberto Occhiuto continua a dire che entro poco tempo finirà questo commissariamento che va avanti da quindici anni e non ha prodotto nessun risultato. Il problema è il come, che è poco chiaro. Basta aver approvato finalmente i bilanci pregressi delle Asp di Cosenza e Reggio Calabria e quindi aver dato qualche certezza in più ai conti? I dubbi sono tanti se leggiamo, ad esempio, il rapporto Svimez sull’andamento della spesa del Pnrr nel comparto sanità. Al punto che anche ieri la segreteria regionale della Cgil si chiedeva come sia possibile una simile ipotesi in costanza di debiti accertati e Lea (livelli essenziali di assistenza) ancora sotto la media nazionale. Al di là dei tecnicismi c’è il problema della carenza di personale sanitario, di guardie mediche, di poliambulatori poco efficienti, ambulanze senza medici a bordo che hanno prodotto effetti nefasti come dimostrano le cronache dei giorni scorsi.
L’ultimo emendamento ritirato è quello che sembrava cucito su misura per il Magnifico Rettore dell’Unical, Nicola Leone. L’emendamento prevedeva una proroga automatica per due anni dei Rettori di università che insistono in regioni commissariate in sanità e che avevano una facoltà di Medicina e Chirurgia. Il caso sembrava scritto appositamente per il Magnifico dell’Unical il cui mandato è in scadenza fra un anno.
L’emendamento, che aveva creato non poche polemiche nell’ateneo, era giustificato dalla necessità di dare continuità al progetto di creazione della Facoltà di Medicina all’Unical e anche alla connessa realizzazione del Policlinico universitario. La norma però ha trovato il parere contrario del Governo ed è stato ritirato in commissione Affari Istituzionali del Senato con un certo sospiro di sollievo, crediamo, anche dello stesso Leone che si era trovato suo malgrado al centro di un bailamme che non merita.
Di tutta questa vicenda resta il dato politico ovvero la bocciatura di ben tre emendamenti presentati da Forza Italia e “ispirati” dal presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto e la necessità di rimboccarsi ulteriormente le maniche per convincere il tavolo interministeriale di controllo che la Calabria non ha più bisogno di limiti e paletti nella gestione della sanità.