Nasce l'Agenzia regionale per le politiche attive e i servizi per l’impiego. I dubbi di Billari (Pd) e Lo Schiavo (Misto) sul personale (ASCOLTA L'AUDIO)
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Dotare la Regione di una regolamentazione del mercato del lavoro e delle politiche attive aggiornata alle recenti disposizioni statali, attraverso «politiche positive» svolte dai Centri per l’impiego. Nasce con queste premesse, e dalla trasformazione di Azienda Calabria lavoro, l’Agenzia regionale per le politiche attive e i servizi per l’impiego (Arpal).
La proposta di legge, licenziata dalla giunta regionale nella seduta del 20 aprile scorso, è approdata ieri in prima Commissione Affari istituzionali di Palazzo Campanella, ricevendo il parere favorevole dell’organismo consiliare presieduto da Luciana De Francesco (FdI).
Lo scopo principale del progetto normativo è quello di disciplinare compiutamente il sistema delle politiche del lavoro, della formazione, dell'apprendimento permanente e del sostegno all’autoimpiego nel territorio regionale ed il relativo quadro degli interventi e degli strumenti di programmazione ed attuazione.
Centrale dunque il ruolo dei Centri per l’impiego – la cui gestione rimane in capo alla Regione e quindi al Dipartimento - considerata come «l'infrastruttura di base per lo sviluppo delle politiche attive, attraverso l'erogazione di servizi obbligatori (LEO), con la collaborazione e la funzione di supporto prevista anche da parte del sistema dei soggetti accreditati privati».
La legge, quindi, intende sostenere azioni di sistema che vedano, da un lato, la presenza di una rete di soggetti accreditati al lavoro ed alla formazione operativi sul territorio regionale e, dall'altro, il massimo coordinamento tra le funzioni pubbliche regionali preposte alle politiche attive, ai Centri per l'impiego, alle misure per la formazione dei disoccupati, tra cui l’autoimpiego.
I costi
La discussione in Commissione si è principalmente concentrata sul dettato degli articoli 14 e 20 relativi alla trasformazione di Azienda Calabria lavoro in Arpal. Al proposito il dirigente generale del Dipartimento lavoro e welfare, Roberto Cosentino, ha chiarito che la trasposizione di funzioni permette il trasferimento del personale a tempo indeterminato con contratti in essere.
La dotazione organica inziale dell'Arpal Calabria, compatibilmente con la dotazione finanziaria dell'Agenzia, è costituita dal personale con contratto a tempo indeterminato e determinato di Azienda Calabria Lavoro, che sia stato individuato mediante procedure selettive in attuazione di leggi o provvedimenti regionali ed in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge. Si tratta di circa 370 unità a cui dovrà essere applicato il contratto collettivo nazionale di lavoro: la quantificazione annua complessiva per l'anno 2023 (quindi da luglio 2023), calcolata considerando la perfetta continuità delle gestioni di Azienda Calabria lavoro e della Agenzia derivante dalla sua trasformazione, è pari a euro 3.038.098,08.
Pertanto, gli oneri connessi alla legge, riguardando l'organizzazione e il funzionamento di Arpal Calabria, il trattamento economico del Direttore Generale (oltre 136mila euro annui), il trattamento economico dell'organo di revisione (max 14mila euro) e il costo del personale dell’Arpal, arrivano annualmente a 6.076.196,85 euro.
I dubbi
Prima Antonio Billari (Pd) e poi Antonio Lo Schiavo (Misto) hanno avanzato dubbi sulla conversione del rapporto di lavoro di tipo privatistico in contratto di lavoro di pubblico impiego.
In particolare Lo Schiavo, messo in dubbio che si stia parlando di una trasformazione, chiede se non si tratti dell’estinzione di un ente e della successiva creazione di un altro di natura diversa, visti i problemi dovuti alla diversa natura giuridica dei contratti di lavoro. «Dubito – ha detto - che tale strumento abbia compatibilità con il quadro giuridico-costituzionale».
Ma non solo, perché il notaio vibonese ha chiesto di capire «come il testo possa innovare rispetto al passato», dato che i Centri per l’impiego, fino ad oggi, non sono stati in grado di fornire le adeguate risposte richieste.
È sempre Cosentino a provare a diradare i dubbi dei consiglieri regionali, ribadendo che nel passaggio i lavoratori seguiranno le mansioni già svolte e sottolineando che la normativa vigente prevede la possibilità di derogare all’accesso al pubblico impiego mediante concorso.