L’esame in IV Commissione mette in evidenza alcune criticità, soprattutto sul versante economico. Contestata la nomina “presidenziale” del direttore generale
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Da una parte l’urgenza di superare le criticità delle eterne emergenze legate al ciclo dei rifiuti e al servizio idrico integrato, dall’altra la necessità di apportare modifiche, anche sostanziali, al testo di legge, che non può non prescindere dal coinvolgimento degli amministratori locali.
Il disegno di legge sulla “organizzazione dei servizi pubblici locali dell’ambiente”, approdato oggi in IV Commissione Assetto e utilizzazione del territorio, presieduta dal leghista Pietro Raso, promette scintille in aula. L’organismo consiliare ha dato il via libera al provvedimento, ma è chiaro che l’opposizione vorrà metterci del suo. Domani la conferenza dei capigruppo deciderà di portare in aula il disegno di legge probabilmente tra il 13 e il 14 aprile prossimi.
Ci sarà una settimana di tempo per apportare i dovuti correttivi suggeriti e sollecitati anche da Antonio Cortellaro, dirigente del Settore assistenza giuridica che, con puntuali interrogativi, ha chiesto conto rispetto alla dotazione finanziaria della legge, che al momento non ne ha. Ma non solo. Perché eccezioni sono state avanzate anche rispetto alla figura del direttore generale della nuova Autorità, e alla previsione contenuta all’art. 18 dell’acquisto delle quote private di Sorical al prezzo di 1 euro.
Svolta epocale
Oltre al presidente Raso, strenui sostenitori della proposta della giunta sono ovviamente state le consigliere Pasqualina Straface (FI) e Luciana De Francesco (FdI). In particolare l’esponente azzurra ha parlato di «svolta epocale» voluta dal presidente Occhiuto, scaturita dalle necessità di rivoluzionare la governance regionale in tema di acqua e rifiuti, con la soppressione dell’Autorità idrica e degli ATO (Ambiti territoriali ottimali) e l’accorpamento dei relativi servizi in un’unica Autorità di gestione, con la conseguente riduzione dei costi e la semplificazione delle procedure amministrative all’insegna della trasparenza e dell’efficienza.
È stato il dirigente del Dipartimento territorio e tutela dell’ambiente, Gianfranco Comito, a portare in aula gli intendimenti del presidente Roberto Occhiuto la cui volontà è in primis quella di sostituirsi ai Comuni, incapaci di gestire gli impianti per mancanza di risorse, al fine di risolvere le problematiche prima dell’avvio della stagione estiva. D’altra parte parallelamente si sta lavorando alla redazione del Piano regionale dei rifiuti che dovrebbe affrontare in modo drastico e risolutivo la situazione dei rifiuti sul territorio.
L’esponente del partito di Giorgia Meloni ha invece evidenziato che il servizio pubblico - in quanto volto al perseguimento di scopi sociali e di sviluppo della comunità, è finalizzato al soddisfacimento diretto delle sue esigenze collettive - riguarda un’utenza indifferenziata ed è sottoposto ad obblighi imposti dall’Ente pubblico, a garanzia del perseguimento degli scopi predetti.
Su tutto, però incombe la scadenza del 30 giugno per la definizione di un gestore unico per il servizio idrico integrato e per il sistema di gestione dei rifiuti urbani, quale condizione necessaria per accedere ai bandi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Parola d’ordine condivisione
La pattuglia dell’opposizione al provvedimento ha visato in Domenico Bevacqua (Pd), Amalia Bruni (Misto) e Davide Tavernise (M5S) il tentativo di arginare l’onda spazzatutto del centrodestra. Si è in qualche modo provato a scindere le questioni di metodo e di merito, addivenendo alla conclusione che il provvedimento è stato confezionato in fretta e furia e rischia di rivelarsi un flop. In particolare Bevacqua si è soffermato sul metodo utilizzato dalla giunta che non ha ritenuto di confrontarsi con i sindaci e chiedendo anche il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali.
La Bruni dal canto suo si è concentrata sull’emergenza rifiuti, ed ha sottolineato le problematiche connesse all’uso degli inceneritori, in termini di produzione di gas e polveri, che accrescono l’incidenza di tumori e leucemie nella popolazione e aumentano, di conseguenza, il costo della spesa sanitaria.
Ma la censura più grossa per lei va fatta sulla figura del direttore generale che nelle previsioni della legge sarà nominato dal Presidente della giunta, mettendo la Regione in una potenziale posizione cdi conflitto in cui il controllore (la Regione appunto) nomina colui che sarà poi controllato (il direttore generale). Sul punto il pentastellato Tavernise – che della Commissione non fa parte ma ha voluto portare il suo contributo - è stato chiaro: occorre prevedere che almeno il direttore lo scelgano i sindaci e quindi il previsto Comitato d’ambito. Un po' come previsto dal testo della legge emiliano romagnola di cui, sostiene l’opposizione, quella calabrese sembra una brutta copia.
Punto e a capo
Insomma il confronto ha portato a galla alcune criticità nel progetto di legge della giunta che sono state sollevate anche dal settore Assistenza giuridica. La mancata previsione dell’impatto economico di alcuni articoli della legge – il compenso del direttore generale, ma anche l’ipotizzato acquisto delle quote Sorical a 1 euro – costringerà a rimettere mano al disegno di legge. Ma questo, più che rassicurare, preoccupa l’opposizione. Perché, argomentano dai banchi del centrosinistra, in aula arriverà un testo nuovo rispetto a quello che è stato esaminato in Commissione e «come al solito» i tempi per un approfondimento saranno strettissimi. Senza contare che i tempi, sempre strettissimi, potrebbero non essere sufficienti per il confronto tra presidente della giunta e sindaci, invocato da più parti.