Il magistrato calabrese contro l'abrogazione prevista dal ddl Nordio. Il portavoce della Commissione europea per la Giustizia lancia un monito e la Lega attacca: «Ennesima intromissione in vicende che riguardano solo l'Italia». Accuse al Governo da Pd e M5s
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C’è chi dice no. Non solo i magistrati, i partiti di sinistra, il M5S e una parte del Pd, sono contrari all’abrogazione del reato di abuso d’ufficio ma nell’elenco dei non favorevoli troviamo anche l'Unione europea. In particolare, Christian Wigand, portavoce della Commissione europea per la Giustizia, evidenziando come l’Ue segua da vicino il percorso di depenalizzazione del reato previsto dall’art. 323 del codice penale, ha spiegato che «la lotta alla corruzione è una priorità assoluta per la Commissione» che ha adottato «un pacchetto di misure anticorruzione a maggio per rafforzare la prevenzione e la lotta alla corruzione».
«Siamo a conoscenza - ha proseguito Wigand - del disegno di legge italiano che propone alcuni emendamenti alle disposizioni che regolano i reati contro la pubblica amministrazione. Come spiegato nel nostro ultimo rapporto sullo stato di diritto a luglio 2023, queste modifiche proposte depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero avere un impatto sull'effettiva individuazione e lotta alla corruzione. L'iter legislativo, a quanto ci risulta, è in corso e continueremo naturalmente a seguirne gli sviluppi». La Lega, tuttavia, non ha preso bene questo intervento di Bruxelles: «È l'ennesima intromissione in vicende che riguardano solo l'Italia e gli italiani. Il governo è determinato a far lavorare sindaci e imprenditori: secondo il ministero della Giustizia, dal 2019 al 2022 ci sono stati in totale 21.278 procedimenti con appena 202 condanne, lo 0,95 per cento».
Il no della magistratura
Di recente infatti la Commissione Giustizia del Senato ha votato a favore dell’abolizione, scatenando le ire della magistratura. «Come può il diritto penale restare indifferente a un pubblico funzionario che abusa dei suoi poteri, che prevarica i diritti dei cittadini, che assume comportamenti di angheria nei confronti dei diritti dei privati? Questo è inaccettabile», ha detto il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia. Sulla stessa linea d’onda il procuratore di Napoli Nicola Gratteri. «Si dice che i sindaci abbiano paura della firma, ma i sindaci non firmano: sono i funzionari all’interno del comune a farlo. Hanno segretari comunali esperti in diritto amministrativo, in caso di dubbi possono rivolgersi all'ufficio legislativo della prefettura», ha affermato il magistrato di Gerace. «Non vorrei che questa obiezione fosse una foglia di fico per un ‘liberi tutti’. Senza l'abuso d'ufficio non sarebbe reato il caso in cui un sindaco favorisca un suo parente con un atto».
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Una parte del Pd e il M5S accusano il Governo
L’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, esponente di punta del Pd, ha inviato un messaggio ben preciso ai suoi colleghi di partito: «Cancellare dal nostro ordinamento quel concetto presente in tutte le organizzazioni internazionali di abuso di potere è ciò che ci si aspetterebbe da forze politiche autoritarie, non da sedicenti liberali. Sbagliano quei sindaci di sinistra che chiedono di cambiare la legge per la paura della firma». Lo stesso Orlando, però, si è detto pronto a una revisione del reato.
Sul versante grillino, l’ex premier Giuseppe Conte ha puntato il dito sia contro la maggioranza di Governo che contro una parte del Pd che si è «spaccato su questa vicenda», ha dichiarato l’avvocato pugliese. «Stanno mandando in fumo 3.600 sentenze con condanna passata in giudicato, migliaia e migliaia di soldi pubblici spesi per sanzionare questi casi nel corso degli anni» ha concluso Conte. A rincarare la dose in casa pentastellata c’ha pensato l’ex magistrato Roberto Scarpinato che ha sparato a zero contro il Governo di Giorgia Meloni: «È surreale e inquietante che si debba discutere di una proposta di legge che vuole abrogare il reato di abuso d'ufficio, ridimensionare il reato di traffico influenza, diminuire in modi obliqui e occulti i poteri di indagine della magistratura sui reati dei colletti bianchi, mentre nel Paese si va consolidando la consapevolezza che la politica è divenuta la cinghia di trasmissione di interessi di potentati economici, di grandi e piccole lobby affaristiche, di comitati di affari, di cricche» ha detto Scarpinato.
«In un quadro di malaffare sempre più diffuso, il governo Meloni fa esattamente tutto ciò che serve per accelerare questo processo di decadimento dello Stato e per facilitare la predazione del denaro e delle risorse pubbliche da parte dei comitati di malaffare. Con il ddl Nordio normalizza l'abuso di potere, cioè lo sviamento del potere pubblico per finalità private, e normalizza il conflitto di interessi, perché grazie all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio non costituirà reato neppure la violazione dell'obbligo di astenersi in presenza di un interesse privato in conflitto con l'interesse pubblico», ha concluso l’ex procuratore generale di Caltanissetta.