Nessun candidato a sindaco su cui puntare, nessuna lista su cui discutere, nessuna preferenza da segnare sulla scheda. San Luca salta il turno e per l’ennesima volta nell’ultimo decennio sceglie di non scegliere, abbandonandosi nelle mani dello Stato che, passati i tempi tecnici, nominerà un commissario prefettizio che, per almeno un anno, guiderà la “capitale” d’Aspromonte.

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Una “vacanza” dalla democrazia basica che si ripropone a distanza di appena una consiliatura di normalità, dopo un buco amministrativo durato anni. Bruno Bartolo, l’infermiere in pensione che ha guidato una giunta eletta a distanza di 4 anni dall’ultima che era finita nel tritacarne dei commissariamenti targati Di Bari, non aveva nascosto le sue perplessità di fronte all’ipotesi di una sua nuova candidatura e sabato, alle 12, termine ultimo per la presentazione delle liste, è arrivata anche l’ufficialità. Il sindaco uscente non si candiderà per il bis. Così come nessun altro candidato si proporrà ai cittadini in nessuna altra lista.

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La disaffezione dei sanluchesi per la politica non è una novità. Alle ultime elezioni politiche, il piccolo comune alle falde d’Aspromonte, si era classificato ultimo per percentuale di cittadini al voto (appena il 22% degli aventi diritto) e, negli anni precedenti, le cose erano andate anche peggio a livello comunale. Invalidate per mancanza del quorum le elezioni del 2015, fino al 2019 nessuno si era fatto avanti per guidare un paese “complicato” come San Luca, che rimase sotto l’ombrello di un commissario prefettizio (sempre lo stesso, rinominato a furor di popolo) fino alle elezioni che videro Bartolo da una parte e il giornalista svizzero Klaus Davi dall’altra. Ora, a distanza di 5 anni, si torna punto e a capo.