Il presidente dell’Autorità idrica calabrese ricostruisce cosa è andato storto nell’adesione al bando da 105 milioni di euro e se ne assume la responsabilità ma chiede a Occhiuto maggiore sintonia istituzionale: «Serve battaglia comune»
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«Siamo rimasti fuori per un allegato inviato quindici giorni dopo, si figuri se riusciremo a prendere i finanziamenti con Sorical che è una società mista. Ecco perché la preoccupazione è tanta e io credo che la razionalità e l’autorevolezza della politica debbano avere l’abbrivio su questo dato».
Il presidente dell’Autorità idrica calabrese, il sindaco di Rende Francesco Manna, regista dell’operazione Acque pubbliche della Calabria, non ci sta. Si assume, insieme all’Azienda speciale consortile costituita sul finire dello scorso anno, la responsabilità dell’errore che pure c’è stato, ma non è disposto a entrare nel tritacarne della polemica mediatica, perché – sostiene con forza - la situazione va vista nel cotesto generale. Se manca un gestore con le caratteristiche industriali, così come l’ha proposto e sostenuto la Regione con Calabria Acque, è il ragionamento, i fondi non arriveranno mai. Ma se non c’è coesione istituzionale tra i diversi attori – è l’altra considerazione non meno sostanziale - non si va da nessuna parte. Il problema insomma non è di chi ha fatto l’errore, ipoteticamente sanabile, ma su cosa si intenda fare per non perdere le risorse a disposizione del Pnrr.
Manna: «Errore sanabile, comportamento irrazionale»
Fatto sta che l’errore, denunciato dai canali social del presidente Roberto Occhiuto, c’è stato. Manna, contattato da LaC News 24, ricostruisce la vicenda con lucidità, partendo dall’affermazione del capo dell’esecutivo calabrese secondo cui «l'Autorità idrica non è riuscita a fare per bene il progetto»: «Non è proprio così – sostiene Manna, secondo cui la vicenda va ben inquadrata perché abbastanza complessa -. Si deve guardare attentamente all’iter dei documenti inviati. Noi abbiamo terminato con un’assemblea il 22 dicembre l’iter per dare alla Regione Calabria, per quanto riguarda la depurazione e la distribuzione, un soggetto pubblico. Senza questo non si poteva partecipare a nessun bando e nessuna gara. Ce n’era uno in particolare, il React Eu, rivolto a cinque regioni del Meridione. Il 23 dicembre scadeva il termine, per cui è stato fatto tutto in grande fretta. Dovevamo inviare oltre alla documentazione richiesta dalla domanda anche 4 allegati, tre sono assolutamente importanti, l’ultimo era in qualche modo ripetitivo del secondo. Sta di fatto che non è stato inviato nel termine previsto dal bando, ma dopo pochi giorni. Quindi non c’è stata neanche un’omissione. Ma questo non vuol dire nulla. Un errore è stato fatto e questo è evidente. In questi casi normalmente c’è il ricorso istruttorio. La pubblica amministrazione attraverso questo ti da la possibilità di integrare la documentazione prodotta. Noi non abbiamo neanche fatto ricorso a questo strumento perché quello che mancava l’abbiamo prodotto nel giro di una quindicina di giorni, quando ancora doveva essere valutato il progetto».
Manna sottolinea come la Commissione ministeriale invece abbia solo preso atto del fatto che l’allegato è stato presentato in ritardo, escludendo il progetto. «Per quanto mi riguarda sto scrivendo al ministro per il Sud Mara Carfagna, per dire che tutto questo è completamente irrazionale. Perché se ci sono delle somme che sono state accantonate per cinque regioni del Sud – ricordo che non siamo ancora nel Pnrr – non è concepibile che la burocrazia vinca sulla razionalità delle cose. Ripeto si è trattato di un mero errore materiale per cui è comunque previsto il ricorso istruttorio per sanarlo».
L’allegato “4” incriminato
Ma perché manca quell’allegato, identificato col numero “4”? Il documento in questione verifica se l’investimento finanziato dallo Stato genera entrate per chi “lo mette a terra”. Essendo un finanziamento pubblico ed essendo legato agli asset di misurazione e quindi ad upgrade di tipo infrastrutturale, questo finanziamento – fanno sapere i tecnici - non genera entrate, perché in Calabria manca un operatore industriale, tranne Sorical che si occupa di gestione ma solo per la parte della grande adduzione.
Per non perdere il finanziamento l’Autorità idrica ha creato Acque pubbliche della Calabria, quindi ha travalicato le proprie competenze, perché l’Autorità regola il servizio, il gestore lo conduce. L’autorità doveva solo fare da tramite per conto del gestore della presentazione delle offerte. Visto che il gestore non c’è l’Autorità si è assunta la responsabilità di supplire a questa mancanza.
In sostanza – e a ben vedere sbagliando - si è valutato che l’allegato “2” che è il vero e proprio progetto in cui si dice come verranno spesi quei soldi, fosse esaustivo. In quell’allegato c’è scritto chiaramente che lo stesso finanziamento non genera entrate. Quindi tra la confusione dell’ultimo minuto è stato commesso un errore e l’Autorità se ne assume la responsabilità.
Manna: «La Calabria non può rimanere senza servizi»
Ora, la posizione di Manna e dell’Aic è chiara. Se quei soldi – bando React eu - sono destinati a quelle precise regioni del Mezzogiorno, è concepibile per un errore burocratico l’esclusione? Insomma, per il sindaco di Rende ci vorrebbe anche più elasticità. «Qui non è che vince uno e perde l’altro, qui si perde tutti», è l’opinione ricorrente. E inoltre – è ancora il ragionamento in seno all’Aic - non è che commissariando l’Autorità si risolve il problema. Forse solo dal punto di vista mediatico. Ma poi i soldi mancheranno lo stesso perché il Pnrr è fatto di tappe e i soldi te li dà se tu sei capace di spenderli. Ma se in Calabria non c’è un soggetto gestore di adeguate dimensioni gestionali, chi li spenderà i soldi (?), i Comuni che formalmente in Calabria sono ancora i gestori del servizio idrico, per come dice la legge?
«Io mi auguro che la Ministra Carfagna riveda la sua posizione e intervenga, così come mi auguro che pure il Presidente Occhiuto intervenga su questo, perché non si tratta di una qualcosa di irreparabile. Cioè è un problema serio. Perché noi oggi dobbiamo risolvere ancora il problema dell’adduzione dove ci sono tanti finanziamenti e la Calabria non può partecipare, perché Sorical in liquidazione non può partecipare perché ha il privato al suo interno. Io capisco che il governatore Occhiuto oggi si trovi questo problema, ma questa situazione non è una cosa di oggi, ma viene da lontano. I sindaci e l’Autorità idrica questo dato l’avevano sollecitato per tempo, già nella precedente legislatura. Vedete che se non si risolve il problema Sorical, abbiamo detto, la Calabria rimarrà fuori da finanziamenti importanti. Ancora ad oggi questo problema non si è risolto e non è facile risolverlo».
Insomma Manna si augura che non venga strumentalizzato il dato del ritardo, perché bisogna fare una battaglia, anche con il Ministero e provare a ragionare: «Noi stiamo mandando già una lettera al Ministro e in più proveremo a presentare il ricorso al Tar perché si esprima se davvero c’è una norma che non può essere superata oppure se il soccorso istruttorio in questo caso può funzionare. Insomma noi proveremo ad andare avanti, c’è tutto. D’altra parte qualcuno parla di Commissariamento. Si può fare qualunque cosa ma non mi pare che ci sia un progetto che vada oltre. Insomma cosa vogliamo fare? La Calabria vuol stare fuori da tutto questo oppure proviamo comunque ad intercettare adesso i fondi del Pnrr, per la distribuzione e la depurazione?»
Una domanda, retorica quanto si vuole, a cui Manna risponde così: «Va fatta una interlocuzione con il Ministro. La Calabria non può rimanere senza servizi di fronte ad un fatto burocratico. Ma vogliamo scherzare? I tempi sono strettissimi, qui dobbiamo volare. Se non sblocchiamo la situazione Sorical che è il vero problema si perderanno tutti i fondi. Non possiamo restare fuori da questa partita e non ci resteremo».