Dopo la pausa per la festa dell’Immacolata, Perfidia si è tuffata nel mistero del virus Covid 19, materia del contendere per scuole di pensiero diverse, dice Antonella Grippo, autrice e conduttrice del programma in onda su Lac TV, la cui ultima puntata è andata in onda ieri sera. Ma prima la giornalista di Sapri fa risuonare in studio le voce di un vecchio e caro amico personale per l’omaggio a Mango, a sette anni dalla scomparsa.

In studio gli ospiti - Francesco Toscano, presidente di Ancora Italia, pensatore molto eretico, e Giuseppe Aieta, già consigliere regionale del Partito democratico - scaldano i motori, ma la prima sorpresa è “l’apparizione” di Giuseppe Falcomatà in collegamento, per un simpatico siparietto del comico reggino Pasquale Caprì.

Covid, tra dubbio e precauzione

Ma è tempo di far ardere le fiamme di Perfidia, e la Grippo lancia la materia del contendere, partendo dal debutto a Torino, la settimana scorsa, della “Commissione Dubbio e Precauzione” di Freccero, Agamben, Cacciari e Mattei. Un lavoro indispensabile per Toscano, secondo cui «dietro la maschera di una tecnocrazia fintamente prestigiosa si cela una violenza che mischia atmosfere ‘ndranghetiste con un clima fascista». Per lui il Covid è uno «strumento – che esiste come esistono tante cose – cavalcato da una classe dirigente golpista che risponde a centri neanche tanto occulti di potere per finalità eversive e criminali».

Un concetto in antitesi al credo di Aieta secondo cui «la libertà non deve essere scambiata per insicurezza». Per lui la scienza è l’unica luce nel buio della pandemia, che ha fornito lo strumento principale – il vaccino – per combatterla.

Nasce così un dibattito tra le tesi negazioniste di Toscano - secondo cui la mortalità registrata col covid non è diversa o maggiore di quella di altre malattie ma soprattutto, la gente morirebbe perché abbandonata dai medici, sullo sfondo di una gigantesca manovra politica che muove i fili della pandemia – e le certezze scientifiche di Aieta.

Ben presto però il discorso scivola sulla situazione calabrese dove, sottolinea l’esponente del Pd, all’Annunziata di Cosenza dovevano nascere 26 posti di terapia intensiva e 18 di sub intensiva, col risultato che non se n’è creato neanche uno.   

Al dibattito – alleggerito dalle stilettate e dall’ironia di Enzo Filia - si uniscono la senatrice Bianca Laura Granato, che snocciola numeri e percentuali per condannare la proroga dello stato di emergenza che può, per legge, essere esteso al massimo fino a due anni, ed Enzo Florenzano, art director e opinionista.

La senatrice, notoriamente schierata tra gli scettici, ricorda che il Covid «è curabile» e che sono state approvate ben cinque protocolli di cure fino ad oggi per «una malattia che fa lo 0,2% di morti sul totale dei decessi in Italia».

La Granato fa sapere di aver fatto richiesta di accesso agli atti per avere le cartelle cliniche dei ricoverati in terapia intensiva: «se noi discriminiamo le persone per il numero delle terapie intensive occupate da malati di covid è un conto – è il ragionamento della senatrice – se però quelle terapie intensive – che quindi sono poche – sono occupate da soggetti che lamentano patologie diverse è un altro conto». Quindi, il green pass è solo uno strumento per discriminare chi la pensa diversamente e soprattutto «il vaccino non è la soluzione».

Aieta: «Mi auguro che Irto diventi segretario regionale del Pd»

«Perché da un anno è mezzo non è stato creato nemmeno un posto in terapia intensiva. Bisogna chiederlo, perché mi sembra che siamo in una palude mielosa in cui stiamo tutti bene, anche in Consiglio regionale. Occhiuto governa da 57 giorni e in 57 giorno sono state create grandi opere nel mondo. Nessuno chiede conto come mai non ci sono i responsabili della mancata attuazione del Dca 91 e delle terapie intensive».

L’unico che Aieta salva nell’opposizione di Palazzo Campanella è Nicola Irto, oggi capogruppo del Pd. L’ex consigliere si mostra critico nei confronti di Azienda Zero che a suo parere è la stessa cosa di quando nacquero le Asp: «Hanno imbuttanito tutto» sottolinea Aieta. A proposito di Irto, Aieta si sbilancia affermando di credere che l’attuale capogruppo del Pd a Palazzo Campanella sarà il futuro segretario regionale del partito: «rappresenta una speranza per questo partito, perché attrezzato culturalmente, perché ha una visione. Non ho mai creduto nella rottamazione delle persone, Irto è invece una speranza nel rinnovamento di un metodo. Oggi non è più tempo di mediocrità».