Sono giovani davvero i Giovani Democratici di Lamezia Terme, anagraficamente almeno. E sono riusciti a farsi sentire in questi mesi convulsi di trattative senza fine all’interno del centrosinistra e del Partito democratico in particolare. Hanno espresso, con parole spesso dure, il malcontento della base causato dalla mancanza di ascolto da parte di alcuni dirigenti «senior», come li chiamano loro. D’altronde, il segretario dei Giovani Democratici, Angelo Curcio, ha 26 anni e milita nei GD dal 2019, e Stefano Capriglia, ne ha solo 21, studia medicina ed è entrato nel gruppo tre anni fa. Li incontriamo nella sede regionale del Pd nel quartiere Sant’Eufemia. Nel gruppo, ci dicono, ci sono circa 30 ragazzi che vanno dai 20 ai 30 anni. Hanno organizzato «diversi eventi – dice Capriglia – tra cui il principale è Talk forward Lamezia. È una sorta di trilogia. A ottobre abbiamo incontrato le associazioni, a dicembre le imprese, sia giovanili, sia realtà medie e grandi. Un terzo evento è previsto con i professionisti dei vari ordini: avvocati, giudici, professori, dottori».

Hanno idee, hanno un programma, sono molto lanciati verso la digitalizzazione dei servizi e guardano anche ai beni archeologici, alla sostenibilità ambientale e al decoro urbano della città. Una città che chiedono essere più attrattiva per i giovani. Chiedono luoghi di aggregazione ed eventi. Chiedono di partecipare alla vita politica e sociale di Lamezia. Spiegano cosa intendono per rinnovamento e che hanno tentato a lungo un dialogo con Doris Lo Moro. Non è una battaglia personale, dicono, se hanno scelto un altro nome. Si sono messi di traverso rispetto ai nomi imposti dall’alto. Domenica scorsa, insieme ad altri iscritti del Pd, hanno proposto il nome di Lidia Vescio, 34 anni, avvocato. Allo stesso tempo si dicono comunque aperti al dialogo con l’ex sindaco perché «non esistono muri insormontabili ma solo ponti da costruire insieme. Siamo pronti a collaborare con chiunque abbia a cuore il progresso della nostra comunità».

«Il rinnovamento non è una questione anagrafica»

Ci spiegano quali sono state le ragioni che li hanno spinti a contestare il vecchio direttivo del Pd (oggi commissariato) pronto a fughe in avanti senza consultare la base. Intanto mettono un punto fermo: «Per noi il rinnovamento non è una questione anagrafica, altrimenti si banalizzerebbe il problema. D’altronde ci sono 20enni che ragionano peggio degli ottantenni e settantenni che possono ragionare con le nuove generazioni». E spiegano perché il rapporto con l’ex sindaco Doris Lo Moro non è partito bene: «Dal primo settembre – dice Angelo Curcio –, quando abbiamo fatto il congresso cittadino, l’abbiamo sempre invitata. Così come abbiamo fatto per gli eventi da noi organizzati. È stata sempre invitata e sempre lo sarà. Fino ad oggi gli inviti sono stati sempre declinati». Lo Moro si sarebbe presentata, per mezz’oretta, solo a un evento che aveva portata regionale e al quale partecipavano anche i maggiorenti del partito.
«Fino a due-tre giorni fa le ho scritto per avere un dialogo ma ci sono sempre state risposte di circostanza o non risposte», dice Curcio.

«Esiste una classe dirigente giovane»

«Lidia Vescio – dicono – esprime al meglio il concetto di rinnovamento. Doris Lo Moro è una candidata valida che sarebbe potuta essere un’ottima rappresentante di noi giovani se dialogasse con i giovani. Ma dal momento in cui non c’è dialogo ci viene difficile pensare che possa rappresentare le nostre istanze». I giovani democratici tengono a ribadirlo: «Esiste una classe dirigente giovane, eccome se esiste. Io – dice Curcio – ho sentito da una intervista a Lo Moro che non esiste classe dirigente giovane. Invece c’è e c’è anche una proposta sul tavolo».

La serata film che portò alla fuga in avanti (e poi al commissariamento)

I GD di Lamezia non ci stanno ad avere imposizioni e forzature. Lo scontro più duro è stato a novembre, quando l’allora direttivo, poi commissariato, convocò una riunione con all’ordine del giorno la proiezione di un film su Berlinguer e “varie altre”. Dopo quell’assemblea venne diramato un comunicato con la proposta del nome di Lo Moro quale candidata del Pd. Una fuga in avanti che portò al commissariamento del circolo cittadino. «Il nome venne fatto – dicono i ragazzi – in un direttivo totalmente assente nella minoranza. Mancavano addirittura pezzi della maggioranza. In questo direttivo, dove all’ordine del giorno c’era il film di Berlinguer, venne fatto il nome di Doris Lo Moro, anche lei assente». «Quella vecchia dirigenza – commentano Curcio e Capriglia – che per fortuna è stata commissariata, peccava di democrazia», e non per il nome che venne divulgato, specificano i ragazzi, ma per il metodo usato, «per come si è arrivati al nome».

Far valere gli iscritti

Adesso si guarda al futuro e «il futuro dice che sabato verrà fatta un’assemblea come abbiamo sempre chiesto: attraverso la legittimazione di un nome da parte degli iscritti, della base, che è quella conta. Perché il Pd è democratico e deve far valere innanzitutto gli iscritti».

Largo ai giovani

Non temono per la giovane età della loro proposta, che possa essere penalizzata in quello che non è un paese per giovani. Anzi.
«Facciamo un esempio che calza a pennello: la dottoressa Lo Moro nel 1993, al suo primo mandato, aveva 38 anni. A Genova hanno candidato Ilaria Salias che ha 40 anni. Gli esempi sono tanti. La stessa segretaria del Pd, Elly Schlein, ha 39 anni. Lo stesso Nicola Irto (segretario regionale del Pd e senatore, 43 anni, ndr) ha militato sin da ragazzo e coperto ruoli di importante prestigio. Il fattore età può essere superato se tu ti circondi di persone competenti e valide. Io sono sicuro – dice Curcio – che una squadra con Doris, Lidia, Rosario Piccioni (leader di Lamezia Bene Comune, ndr) e tanti dirigenti del Pd possa essere vincente. Il problema è che l’amore si fa in due. Aspettiamo così…».

Portare i cittadini alle urne

La domanda sorge spontanea: come convincere un elettorato lametino sempre più restio a recarsi alle urne? «Nei commenti che leggiamo sui social – spiega Capriglia – spesso ci si lamenta: “sempre le stesse facce”. Per incentivare le persone a votare penso ci sia bisogno di una figura di superamento e che comunque possa spronare i cittadini ad andare a votare, non solo a sinistra, ma in generale». I Giovani Democratici premettono di non avere nessuno alle spalle che li spinga se non il loro programma. E anche un programma condiviso è un incentivo per andare a votare. «Noi non siamo degli yes men, non abbiamo correnti alle spalle e neanche spifferi. Non c’è nessun segretario o consigliere regionale che ci supporta. Ci siamo autodeterminati e da soli ci stiamo costruendo – dice Curcio – la nostra unica forza è la comunità, quei ragazzi che credono nel partito».

«La vecchia classe dirigente ha fallito»

«Punteremo molto sull’affluenza giovanile anche perché il fatto che ci sia bassa affluenza – sostengono – è direttamente proporzionale al fatto che la vecchia classe dirigente ha fallito». Il nome di Lidia Vescio lo hanno scelto nel corso di un confronto in una delle assemblee che fanno ogni settimana. Dopo l’annuncio del nome proposto, dato a mezzo stampa, «tre o quattro ragazzi si sono avvicinanti, tramite i social, perché vogliono provare a mettersi in gioco. E questa è una cosa che ci entusiasma».