Cosa sarà della vecchia programmazione 2014-20 quando al 30 giugno sono stati spesi solo 700 milioni e ne restano circa 1.6 miliardi da riprogrammare o da velocizzarne l’utilizzo? Perché non rilanciare la sede regionale di Bruxelles con esperti in grado di difendere gli interessi calabresi?
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La Calabria ed i calabresi vivono da sempre un rapporto di amore ed odio con l’Europa. Amano l’Europa quando si tratta di ricevere i miliardi di euro per la rinascita della regione, mentre la detestano quando prova ad indicare la strada affinché tali risorse non vengano sprecate.
Amano l’Europa quando riconosce e tutela i prodotti tipici calabresi Dop/Igp, mentre la odiano quando regolamenta la pesca o impone direttive stringenti sull’agricoltura a favore dei consumatori calabresi. Accade anche che chi fino a qualche giorno fa criticava apertamente l’Europa oggi la lodi perché “dona" alla Calabria 5 miliardi di euro.
Ma le cose stanno davvero così? Si è conclusa da poche ore la due giorni organizzata dalla nuova Giunta regionale dedicata alla programmazione regionale 2021-2027 con cui ha preso ufficialmente il via la fase di concertazione e di co-progettazione che alimenterà il percorso di costruzione della programmazione nel territorio regionale. In altre parole si è iniziato a discutere come utilizzare i fondi europei per i prossimi 7 anni eppure restano alcuni nodi irrisolti.
Seguendo il dibattito sui giornali ed a tratti la diretta streaming dell’evento avrei voluto porre alcune domande alla presidente Jole Santelli ed al vice Presidente Nino Spirlì per capire se davvero il futuro è Calabria.
Avrei ad esempio voluto chiedere da dove deriva la cifra di 5 miliardi di euro di fondi europei, quando la scorsa programmazione la Calabria aveva a disposizione fondi POR per circa 2.3 miliardi di euro e nei prossimi 7 anni non ci scosteremo di molto.
Avrei voluto chiedere cosa intendono fare della “vecchia" programmazione 2014-2020 quando al 30 giungo sono stati spesi “solo" 700 milioni di euro e ne restano circa 1.6 miliardi da riprogrammare o da velocizzarne l’utilizzo poiché già impegnati.
Avrei voluto sottolineare come tutti i programmi operativi passati, sia pur con gestioni politiche e tecniche diverse, hanno sempre registrato ritardi enormi nell’attuazione attuazione. Come è perché il prossimo POR può evitare il ripetersi di questo scenario che ha ormai assunto tratti sistemici in Calabria?
Perchè quindi non rilanciare in maniera forte e decisa la sede regionale di Bruxelles, con l’obiettivo di avere un presidio nel cuore dell’Europa con esperti in grado di difendere gli interessi dei calabresi? Il futuro sarà Calabria?