Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa rappresenta uno dei grandi classici della letteratura italiana. Pubblicato nel 1958, dopo la morte dell'autore, ma ambientato nel 1860, a ridosso dell'Unità d'Italia, racconta il tramonto dell’aristocrazia siciliana durante il Risorgimento e l'ascesa di una nuova borghesia. L'autore ha come obbiettivo primario quello di mettere in luce l'immobilismo dell'Italia, l'incapacità di cambiare concretamente.

Il romanzo ha da subito riscosso un grandissimo successo. Nel 1963, ad opera di Luchino Visconti, è stata realizzata una trasposizione cinematografica maestosa, tale da rendere l'opera di Tomasi di Lampedusa, tra le più importanti della letteratura italiana. Ancora oggi vengono realizzati contributi cinematografici inerenti al noto romanzo del Gattopardo. Da poco tempo è disponibile sulle piattaforme online una serie televisiva riguardante il Gattopardo.


Tra le citazioni più note ai lettori dell'opera, c'è sicuramente la frase che Tomasi di Lampedusa fa pronunciare a Tancredi: "Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Tancredi appartiene alla nobiltà siciliana ed osserva i cambiamenti del mondo (siamo in pieno Risorgimento).
Questa frase racchiude lo spirito profondo di tutto il Gattopardo: un romanzo sul tempo che passa, sull’illusione del cambiamento e sulla malinconia di un mondo che svanisce, per restare, nelle negatività, sempre uguale a sé stesso. Uno specchio dell’Italia di ogni epoca, nell'Ottocento, come ancora oggi. Una Nazione in cui il potere cambia volto, ma difficilmente cambia logica. Anche oggi, assistiamo ad una vetrina di partiti politici che si presentano come "il nuovo", ma di nuovo hanno ben poco. Assistiamo, sempre più spesso, alla nascita di nuove egemonie politiche, con leader che fanno della retorica, l'arte della loro elezione. Promesse, riforme annunciate durante le campagne elettorali, illusioni, parole... parole... parole... (come direbbe Mina) ma sempre tradite. Questo a testimonianza di quanto, siano passati i secoli, ma la situazione di immobilità dell'Italia e di incapacità al cambiamento concreto, che Tomasi di Lampedusa descrive nel Gattopardo, non dista per niente dalla situazione dei giorni nostri.

L'Italia è una nazione che ha generato bellezza. L'arte, la musica, la letteratura, tutte le eccellenze, tutti i nomi che l'Italia ha visto nascere, fiorire e che ha regalato al resto del mondo, troppo spesso, le meraviglie dell'Italia, vengono inquinate da una mentalità stantìa, ferma su posizioni poco rivoluzionarie. Ciò che in Italia si chiama "rivoluzione" non è altro che una riorganizzazione del potere sotto nuove maschere. Cambia la classe dirigente, ma non cambia il sistema.

Il famoso romanzo di Tomasi di Lampedusa ci invita alla riflessione su un concetto importantissimo quale il cambiamento. Affinchè esso avvenga non si può modificare soltanto l’apparenza delle cose, bisogna rinnovare in profondità la politica, le strutture, i valori e le scelte di una società. Solo allora il cambiamento sarà autentico, e non solo un’illusione, dettata dall'apparenza, necessaria perché tutto resti com’è.
Per essere un vero cambiamento non deve essere dettato dall'opportunismo o dalla paura di perdere potere.

La logica del "gattopardismo" è applicabile ad ogni ambito, partendo dalla politica, passando per la scuola o banalmente le nostre azioni quotidiane. A volte sembra più facile adattarsi che cambiare.

La critica alla società che Tomasi di Lampedusa rivolge nel Gattopardo è una perla di rara saggezza e di attualità da imparare e da custodire, perché finché il cambiamento non sarà concreto ed autentico, ogni tentativo di rivoluzione finirà per essere una pagina della stessa storia già vissuta più volte.