Con una pirouette torna in backstage Ventura e le audizioni del Nazareno riprendono sebbene l’incognita principale resti non il prossimo ballerino ma i coreografi
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Un passo avanti, un passo indietro, un passo di lato: parliamoci chiaro più che elezioni sono la Macarena. Con una pirouette torna in backstage Ventura e le audizioni del Nazareno riprendono sebbene l’incognita principale resti non il prossimo ballerino ma i coreografi. Una donna, un civico, uno della Vergine che faccia genuflettere l’elettorato di rosarie immaginette che i veggenti già vorrebbero in confessionale a battersi il petto con Spirlì ma metta insieme base, periferia, ztl, Letta, Boccia, Conte, Grillo, Spadafora e magari pure Israele e Palestina.
Chissà quali saranno le qualifiche richieste al prossimo kamikaze da lanciare in pista contro il plotone di centrodestra e le frattaglie di sinistra che più che un corpo di ballo sembra il corpo di Cristo. Uno, trino, quadruplo ma soprattutto in croce.
Una transizione perenne alla faccia di chi vorrebbe affossare il ddl inviso al Concordato proprio per quel passaggio sull’autodeterminazione di genere che tanto farebbe comodo ai partiti tutti, fluidi che più fluidi non si può. E pure sessualmente confusi come poliamorosi di Love Island costretti a scegliere un partner a caso messi alle strette da Giulia De Lellis. Chissà se piace a Morra e Di Battista? Tanto, come recita il suo best-seller, le corna stanno bene su tutto e ciò potrebbe farne la candidata ideale per la Cittadella degli infedeli che ha immolato Irto per “la presidente”, messo al palo Tansi, disposto acorteggiare l’accannato Conte per far schiattare Dema che gli ha preferito la giurista.
Anche se in questo sequel di matrimoni all’italiana sarebbe stata più azzeccata una divorzista. Sempre che non venga messo nuovamente a referendum pure il divorzio! Chissà se una delegazione della Santa Sede ha già contattato in chatilfacente funzioni su questo dogma del programma? Speriamo di no perché se le separazioni fossero messe al bando sarebbe l’apocalisse per le sinistre e pure per le destre le cui unioni forzatese in Calabria già sembrano Pechino Express – a tal proposito chissà se il candidato grillino sarà pro Dragone o atlantista? – traballano a Milano, Napoli ma soprattutto a Roma ladrona dove la corsa al Colle è già partita sulla scia di un quasi certo fratricidio dei congiunti d’Italia sovranista,Salvini e Meloni, che più che Romolo e Remo ricordano Caino e Abele.
E chi ci capisce niente in questa Babilonia elettorale in cui i santini tornano alla loro accezione originale, sbandierati dai crociati nazionalisti e nascosti sotto la tonaca dei non binary democristiani. Tutti contro tutti e Di Maio con tutti: sua la direzione artistica del paso atrás di Grillo. Del resto– Giannini docet– sempre meglio finire in braccia qualunque che in braccio a Maria.
Anzi: un, dos, tres, un pasitopa'lante María.