La schiava innamorata follemente del principe Calaf arriva a togliersi la vita durante il passaggio più straziante dell’opera che però consente la svolta e quindi lo sviluppo della trama
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Uno dei personaggi emblema della Turandot di Giacomo Puccini, è sicuramente Liù. Nonostante non sia un personaggio centrale nella trama principale dell'opera, che ruota attorno a Turandot e Calaf, Liù rappresenta uno dei momenti più alti, più struggenti e più romantici di tutta l'opera. È in netto contrasto con la regina Turandot.
Liù è una schiava (probabilmente di origini orientali), innamorata follemente del principe Calaf. Nonostante il principe non corrisponda il suo amore, Liù continua, in silenzio, nel profondo del suo cuore, ad amarlo e servirlo, fino allo strenuo della sua vita... lo ama "segretamente, tra l'ombra e l'anima", per citare dei famosi versi di Pablo Neruda. Questo gli genera un sentimento di tormento, che si fa presente in una delle arie più struggenti di tutto il melodramma: "Signore ascolta". Qui Liù si strazia, lungo una melodia dolce, come un vento sottile, che accompagna un testo di rara potenza poetica. Quest'aria è una preghiera, un'ultima preghiera. Un'aria celebre, un'invocazione pura, disinteressata, di un lirismo romantico, altissimo; sulla musica di Giacomo Puccini. Un momento che rappresenta l’amore altruista, puro, che non cerca ricompense o riconoscimenti; l'amore che si nutre della sola felicità dell'altro.
Sono versi di una bellezza straziante, scritti da Giuseppe Adami e Renato Simoni:
~"Liù non regge più!
Si spezza il cuor! Ahimè, quanto cammino
col tuo nome nell’anima,
col nome tuo sulle labbra!"~.
Una donna che ama incondizionatamente, che protegge il suo amore e il suo amato, lo custodisce gelosamente ed è disposta anche a morire, pur di non perdere la sua "ombra d'un sorriso" (per citare un verso dell'aria).
Ma Liù non è soltanto questo, è anche una donna determinata, fragile, nell'attesa e nel folle desiderio, d'essere, per un breve attimo, amata da Calaf.
Il momento più alto della vicenda è senz'altro il sacrificio di Liù. Lei viene torturata per rivelare il nome di Calaf e, dunque, risolvere gli enigmi di Turandot, ma lei non ci sta! Non intende a nessuno costo tradire il suo amato. E così compie l'estremo gesto!
Dopo aver terminato di cantare la famosa aria "tu che di gel sei cinta", lei si uccide. L'orchestra prosegue con potenza, come un vento impetuoso, una tempesta che preannuncia la tragedia e, sulle strazianti note di Puccini, si consuma il "delitto orrendo"!
Liù ha deciso di perseguire la via dell'amore. Ma questo gesto non è vano, la sua morte non è fine a se stessa. Davanti a questa tragedia, anche Turandot, emblema di rigidità e razionalità, si arrende. I suoi sentimenti emergono e il suo personaggio si trasforma.
E come canta Liù:
"Tu che di gel sei cinta
Da tanta fiamma vinta
L'amerai anche tu
L'amerai anche tu"
E così sarà!
La morte di Liù, costringe Turandot a confrontarsi con un tipo di amore che lei stessa non aveva mai conosciuto, influenzando profondamente l'evoluzione del personaggio della principessa, la quale si rende conto della potenza dell'amore e della capacità che ha nella trasformazione umana delle persone.
Liù è il personaggio che consente la svolta e, quindi, lo sviluppo della trama nell'opera di Puccini. Il compositore intende dare grande risalto a questo personaggio, la quale rappresenta una forma di amore alto e disinteressato. Quell'amore che Puccini intende celebrare in ogni sua opera.