Criticare il presidente della Regione sul suo operato politico e amministrativo è legittimo. Esercitare il controllo da parte della stampa sull’azione di Governo è un dovere. Tirare in ballo una persona perbene in un pantano giudiziario di ‘ndrangheta non è l’esercizio del diritto di cronaca ma la manipolazione dei fatti
Tutti gli articoli di Opinioni
PHOTO
Dunque ricapitoliamo. Un dirigente del Pd di Cariati viene coinvolto nell’operazione antimafia denominata Stige. Secondo gli inquirenti sarebbe il riferimento delle cosche nel territorio. E fin qui non ci piove. Il soggetto in questione, secondo gli atti depositati, veniva tenuto d’occhio da tempo. In una intercettazione, questo signore, sembra che si vantasse con altri soggetti coinvolti nell’inchiesta di conoscere bene il presidente della Regione, Mario Oliverio, definendolo amico di famiglia. Questo, dunque, in estrema sintesi, l’episodio contenuto nelle carte depositate dagli inquirenti. Una non notizia in sostanza.
Un episodio senza rilevanza penale per il presidente della Regione, considerato che, si trattava di un colloquio tra soggetti terzi. Una rigorosa analisi del più incauto dei cronisti, sul contenuto di questo allegato agli atti, non avrebbe certo preso in considerazione nemmeno l’ipotesi di pubblicare una simile panzana. E invece no, evidentemente, a qualcuno, tanto è bastato per poter scrivere che, nell’operazione Stige, sarebbero emerse, udite udite : «un pantano di “relazioni pericolose” in cui adesso rischia di affondare anche il governatore della Calabria, Mario Oliverio». Beh, nessuno si dispiaccia ( se qualcuno si risente ce ne faremo una ragione), se ci consentiamo di rilevare che chiaramente non ci troviamo di fronte all’esercizio (sacrosanto) del solito, quanto abusato,diritto di cronaca ma, semplicemente, di una carognata ai danni del presidente della Regione. In questa vicenda, infatti, il confine tra un’ardita ricostruzione giornalistica e una grossolana spruzzata di fango, è ampiamente oltrepassato. Una buona informazione, non ci stancheremo mai di ribadirlo, ricostruisce i fatti con onestà intellettuale, diversamente, è altro, spesso non sappiamo cosa, ma non certamente buona informazione.
Il dirigente del Pd di Cariati che, tra l’altro, fino al giorno dell’operazione non risulta avesse problemi giudiziari noti, anzi, interveniva pubblicamente sulle problematiche cittadine senza l’indignazione di nessuno, poteva anche legittimamente conoscere il presidente Oliverio, il quale, oltre a essere il governatore della Regione, è uno storico dirigente politico del Pd e, non per questo, tale conoscenza avrebbe potuto essere catalogata come “relazione pericolosa”. Siamo veramente al paradosso. A meno che, qualcuno, non ritenga che Oliverio avrebbe dovuto averedoti di preveggenza, al fine di ipotizzare il coinvolgimento di un militante di un circolo del suo partito in un operazione di polizia giudiziaria nel futuro.
In questo caso siamo al delirio o peggio al fanatismo mediatico giudiziario. Tra l’altro, il presidente della Regione, come ampiamente noto, è un dirigente politico di lungo corso e fortemente radicato su tutto il territorio regionale e, dunque, conosciuto da migliaia di militanti politici del PD e non solo. Presumiamo dunque che, coloro i quali, magari, millantano la sua conoscenza, la sua amicizia siano in tanti, forse molti di più di quelli che realmente conosce. Se Oliverio dovesse rispondere di quello che dicono in giro costoro, siamo sicuri che dovrebbe costituirsi al primo posto di Polizia. Dunque di che parliamo? Anzi ci chiediamo: ma a chi giova il fango gratuito e ingiustificato verso il Governatore della Calabria? Criticare l’operato del Presidente della Regione è legittimo. Che la stampa eserciti il controllo sull’azione di Governo, è un dovere. Tirare in ballo una persona perbene in un pantano giudiziario di ‘Ndrangheta senza motivo, invece, non solo non è legittimo ma rappresenta la manipolazione dei fatti.
Tutto ciò, non è diritto di cronaca ma falsificazione della realtà.
Pa.Mo.