Su Facebook o Instagram basta poco perché si scatenino delle guerre tra persone che la pensano diversamente. C'è chi si esprime con ipocrisia o persino con violenza e allora verrebbe da reagire e rispondere, ma poi tornano alla mente gli insegnamenti saggi di un tempo
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Noi che siamo cresciuti nei vicoli del paese dove il punto d’incontro senza WhatsApp e senza appuntamento era il campetto di calcetto nei terreni incolti, la chiesa o il solito muretto, abbiamo avuto la fortuna di vivere al massimo la più bella integrazione tra ragazzi e anziani perché lì, al muretto di pomeriggio, di sera, nelle feste, ci si trovava tutti ed era gioia essere pervasi dalla saggezza popolana, maestra di vita e compagna valoriale in questo bellissimo cammino che è la vita.
I nostri figli hanno altre piazze, quelle virtuali, dei video giochi interattivi, di fortnite, della play station e del mondo dei social. Non conoscono più le piazze degli incontri domenicali, delle relazioni sicure e protettive, della crescita guidata dai saggi insegnamenti di sempre ma sono sempre di più proiettati verso un mondo virtuale, quello degli avatar ma anche delle maschere, di quelle che si nascondono dietro una tastiera nel chiuso di una stanza in chissà quale posto del mondo, capaci di essere quello che non si è nella vita reale.
È il mondo dei social che parafrasando Umberto Eco hanno consentito e consentono di parlare senza dire nulla a legioni di imbecilli, a falliti di atteggiarsi a maestro di vita, a chi ha avuto un vissuto disdicevole a diventare censori, a chi ha distrutto, rovinato, portato in dissesto tutto ciò su cui ha messo mano addirittura a proferire consigli e lezioni, a chi ha avuto comportamenti dissoluti a diventare professore di morale, e soprattutto ad avere in questo mondo social lauree in tutte le più disparate discipline dello scribile umano.
È un mondo digitale che ha scambiato la vita su Facebook o Instagram per quella reale. Se non postiamo una foto di un luogo è come se in quel luogo non ci fossimo mai stati. Se non diciamo la nostra su qualcosa ci sentiamo morire in quanto vogliamo partecipare anche a noi al festival dei maestri che si innalzano sul piedistallo. Ma avete mai provato a leggere i commenti in un post pubblico? Ne viene fuori una cattiveria assurda, che fa paura, dotata di violenza e ipocrisia.
Basta poco per scatenare guerre su chi non la pensa come noi. “Basta poco esser intolleranti” diceva Vasco, “basta esser solo un po’ ignoranti”.
E molte volte a questi “guru del non sapere”, si è tentati a reagire, a rispondere, di dare una sonora lezione a chi senza contenuti calunnia ma poi, per esempio, mi vengono in soccorso le mie origini, le parole sagge del ‘muretto’ e gli insegnamenti indimenticabili di mia nonna che mi ripeteva spesso una massima ed una storia nel lungo tragitto che ha accompagnato la mia crescita: “Stare zitti è una virtù” soleva ripetermi e aggiungeva: “Bisogna sempre avere la forza di non cedere mai alle provocazioni delle miserie umane”.
E poi c’è una storia che non so se sia vera o inventata ma di certo è efficace. Racconta di due emigrati che dopo aver girato il mondo per affari si ritrovarono nella piazza da cui erano partiti e alla richiesta dell’uno di sapere il segreto del come fosse diventato così ricco, l’altro in modo sicuro e serafico rispondeva: “Ho fatto soldi nella vita commerciando la mediocrità, comprando gli uomini per quello che valgono e vendendoli per quello che loro pensano di valere”. Parole che fanno pensare, che sono un monito per riflettere e cercare di sprecare meglio il nostro tempo coltivando la bellezza e non la miseria del nostro animo più nascosto.