Il 18 gennaio 1919 nasceva il Partito popolare, un orizzonte ideale in cui la persona recuperava la sua centralità. Dovrebbe essere l’occasione per riflettere sull’attualità dove i temi della giustizia e della libertà sono gli aspetti di una crisi di valori
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Il 18 gennaio del 1919 con l’Appello ai Liberi e Forti di don Luigi Sturzo nasceva il Partito popolare.
Una data importante per il nostro Paese.
La ricostruzione morale e materiale perseguita da Sturzo era una visione alta di giustizia e convivenza civile che trovava ragioni nella dottrina sociale della Chiesa.
Un orizzonte ideale in cui la persona recuperava la sua centralità.
Era un mondo frantumato dalle convulsioni del dopo guerra.
La retorica della Vittoria e i festeggiamenti, distrazioni rispetto alla gravità dei problemi, venivano con l’Appello sturziano superati per affrontare i gravi problemi del Paese.
Il 18 gennaio, dunque, dovrebbe essere l’occasione per riflettere sull’attualità dove i temi della giustizia e della libertà sono gli aspetti di una crisi di valori.
I disegni personali prevalgono e le regole sono quelle dal più forte.
Un mosaico di scorciatoie morali che impedisce il pensare e l’agire.
Non so se coloro, che hanno scelto di fare i due convegni di Milano e di Orvieto il 18 gennaio, hanno fatto una cosa giusta.
Bisogna attendere le conclusioni.
Gli animatori dei due eventi sono ex militanti della Democrazia Cristiana.
La stampa sta riservando molta attenzione come se da Milano e da Orvieto dovessero venire indicazioni per la ricostruzione di una formazione politica di centro e di cattolici.
Penso che questa prospettiva non esiste.
Sono incontri per lo più di quegli ex d.c. ,che dopo le esperienze dell’Ulivo e della Margherita, hanno concorso a fare il Pd.
La gran parte, ritenendo conclusa la esperienza del partito di cattolici, favorirono una specie di colpo di stato della metà degli anni 90 che liquidò i Partiti, sequestrò la politica e la democrazia con la riforma della legge elettorale, che sterilizzava la rappresentanza popolare con un Parlamento di nominati. Al raduno di Milano e di Orvieto sono gli insoddisfatti della gestione attuale del Pd e cercano di organizzarsi per avere spazi di gestione e non politici.
È stato assurdo pensare che il Pd potesse essere una formazione politica costituita da due realtà, una post comunista e l’altra cattolica. Storie e riferimenti culturali diversi… un assurdo accostamento di De Gasperi con Togliatti.
Il Pd non ha potuto fare scelte politiche e si è rifugiato nella gestione.
Oggi la nuova Segretaria del Pd cerca di recuperare una identità a sinistra.
Per gli ex democristiani si restringono gli spazi nella gestione.
Mi auguro che da Milano e Orvieto possono venire dei segnali utili per ricomporre la diaspora.
Ci vuole coraggio per riconoscere errori.
Rifare il centro non è un fatto tecnico, una indagine di mercato per produrre e collocare un prodotto.
La sfida è un nuovo sistema elettorale con le preferenze, combattere il disegno eversivo della maggioranza di governo del premierato, di un Parlamento afono e dell’Autonomia differenziata.
Bisogna ritrovare il gusto della partecipazione e della libertà. Molti amici pensarono negli anni ‘90 di sfuggire dalle proprie responsabilità.
Oggi è il tempo di ritrovarsi. Speriamo .
Altrimenti Milano e Orvieto sono occasioni mancate e un nuovo massacro di una grande storia.
Noi comunque ci siamo e continueremo a procedere nel solco di passioni che resistono… malgrado le avversità!