La parabola di Musk, l’uomo-azienda lanciato in politica, racconta un tempo in cui è quasi impossibile distinguere tra realtà e messinscena. Ma se nessuno rompe il cerchio questa follia diventerà il nostro mondo
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Questi sono folli.
E la loro follia non ha la faccia deformata della disperazione, ma quella lucida della potenza.
Non gridano. Firmano decreti.
Non rompono vetri. Sfondano istituzioni con il sorriso sulle labbra.
Nel cuore della democrazia americana, un uomo mai eletto, mai sottoposto a scrutinio pubblico, viene nominato “dipendente governativo speciale”.
Elon Musk. L’uomo-azienda. Il miliardario che pretende di rifare lo Stato come se fosse un’app mal progettata.
Gli affidano un intero dipartimento, il Doge, e già il nome è una farsa.
Un ministero per “l’efficienza”, che significa: tagli. Riduzioni.
Anche ai veterani. Sì, proprio loro.
I corpi spezzati in guerra, ora umiliati da un calcolo contabile.
Poi, all’improvviso, un’indiscrezione: «Tornerà presto ai suoi affari».
Trump lo avrebbe confidato a pochi, nel giorno dei dazi ai prodotti proveniti da tutto il resto del Mondoe, e con aliquota al 20% riservata all'Europa.
Sembra l’inizio della ritirata. Un cambio di fase.
E invece, poche ore dopo, la smentita esplode su X: “Fake news. Spazzatura.” “Completerà il suo incredibile lavoro.”
E allora: cosa è vero? Cosa è falso? Chi comanda davvero? Chi decide chi deve credere, e in cosa?
Questa è la nuova follia: non sapere più dove finisce la realtà e dove comincia la messinscena.
La politica ridotta a balletto di voci e smentite.
Una schizofrenia programmata, che confonde, stordisce, svuota.
Un colpo dopo l’altro alla verità, come un martello su una campana crepata.
E intanto, Musk continua a tagliare. E a investire.
Ventimila milioni di dollari sborsati per far eleggere un giudice conservatore in Wisconsin, nella gara più costosa della storia.
Ma il popolo, proprio quel popolo che aveva votato Trump, ha detto no.
Ha scelto una donna democratica e liberal, favorevole all’aborto la cui campagna è stata finanziata da Soros.
Dieci punti di distacco. Uno schiaffo.
La realtà che torna a bussare.
Ma non si illudano i lettori. Meno visibilità non significa meno potere.
Una delle fonti dice: “Resterà consigliere informale”. E l’altra avverte: “Chi pensa che scompaia si inganna”.
E intanto le azioni Tesla volano. Perché anche il caos è utile. Anche la confusione, se ben venduta, è moneta. +3,7%, mentre le vendite crollano in calo del 13%. È la Borsa che benedice la follia. È il mercato che festeggia mentre la democrazia vacilla.
Questi sono folli.
Perché giocano con la realtà come fosse un giocattolo rotto. Perché credono che il potere possa riscrivere anche il passato, se serve. Perché pensano che basti un comunicato per far dimenticare una ferita. Ma la verità, quella vera, non si smentisce. Non si corregge. Non si posta.
La verità è che uno Stato, oggi, può essere guidato da chi non ha doveri. Che un uomo con interessi ovunque può governare senza alcun limite. Che perfino i soldati feriti diventano numeri da eliminare. E che nessuno, o quasi, trova il coraggio di gridarlo.
Ma io lo dico: questi sono folli.
E la loro follia è precisa, efficiente, calcolata.
E se nessuno si alza, se nessuno rompe il cerchio, questa follia diventerà il nostro mondo. E sarà allora che ci sveglieremo, troppo tardi, con le parole addosso, ma senza più voce.