Faccio seguito ad un dialogo di qualche mese fa e consapevole del mio “modesto ruolo” di piccolo imprenditore e cittadino di una terra “ai confini dell’impero”. Ho rivisto quanto le ho scritto a suo tempo in relazione alla mia proposta di “no tax area”. Da qualche periodo sto leggendo sui media che lo strumento di un’area a fiscalità di vantaggio è sul tavolo del Governo, così come la proposta che a suo tempo inviai al presidente del Consiglio è stata trasmessa all’apposito comitato. Leggo dalle parole del ministro Provenzano che il Governo sta proprio lavorando su un’iniziativa del genere per attrarre investimenti al sud.

Sono contento di tutto ciò, non perché io abbia inventato nulla, ma per la semplice ragione che lo strumento di un “compensatore” rimane l’unica possibilità per rendere competitivo il territorio in tempi rapidi dando anche risposte concrete ai bisogni della collettività.

Certamente serve anche altro sia sul piano degli investimenti “collaterali” ma non va dimenticato dove siamo e come viviamo. Come emerge dalle tante e quotidiane inchieste, questo territorio subisce un controllo asfissiante da parte della criminalità organizzata che ne condiziona lo sviluppo, non tenere conto di ciò significa di fatto consentire la morte di un percorso di rinascita prima ancora che esso inizi. Al fianco di ogni misura di sviluppo deve esserci una forte azione di contrasto alla criminalità mafiosa ed economica che viaggiano ormai in parallelo.

Se la politica, aldilà del colore, affrontasse una seria valutazione su un tema del genere rappresenterebbe dal mio punto di vista una prova di maturità e di consapevolezza. Mettere da parte la mentalità di “colonizzare i soldi destinati allo sviluppo”, così come accaduto in passato, preoccupandosi invece delle ricadute che tali investimenti possono generare sul territorio significa guardare al futuro dei nostri figli.

Non avendo io, ne ieri ne oggi e ne domani, ruoli e funzioni partitiche le ho scritto ciò solo per rappresentare ad un’autorevole organo di informazione il mio pensiero.

 

Antonino De Masi, imprenditore