Sei episodi trasmessi da Sky e NOW e una sola certezza: Luca Marinelli è uno degli attori più bravi della nostra generazione. Marinelli, infatti, ci restituisce un ritratto macchiettistico e ridicolizzato del Duce, nella serie tv - tanto cinematografica quanto teatrale - diretta da Joe Wright (Espiazione, Anna Karenina, Orgoglio e Pregiudizio, tra i suoi capolavori, ndr) che sta spopolando sulla pay tv e sulla sua piattaforma streaming, NOW appunto.

M - Il figlio del secolo (tratto dai romanzi bestseller di Antonio Scurati) è un progetto ambizioso, un vero e proprio kolossal (basti pensare alle scene della Marcia su Roma o ai comizi dei Fasci), con un cast di attori bravissimi, una ricostruzione storica ineccepibile e una scelta stilistica senza eguali: musiche al cardiopalma nei momenti più concitati della storia e la scelta - originale quanto rischiosa - della rottura della quarta parete.

Rompere la quarta parete non è facile, a volte può risultare fastidioso e didascalico (la serie lo è molto, forse questo è uno dei pochi difetti della serie, ma ci ritorneremo), ma quella di Wright con Luca Marinelli che si rivolge direttamente al pubblico e guarda dritto verso la telecamera è una scelta stilistica mirata. Il Mussolini di Marinelli, infatti, si rivolge a “noi” in una eterna propaganda come se Mussolini non fosse solo il Dittatore di 80 anni fa, ma anche un politico di oggi (affabulatore, che sa parlare alle masse e dalle masse sa cogliere gli istinti più bassi). Sta proprio qui il punto. Mussolini-Marinelli è un Duce vile, ridicolo, che cambia idea in continuazione, che va dove gira il vento (per una poltrona a Roma arriva a svalutare le sue idee), che sta dietro i suoi Fasci perché vigliacco, appunto, fedifrago, l’incarnazione di una mascolinità tossica e aggressiva ma che nel profondo nasconde tanta fragilità e insicurezza. E allora giù di forza, di aggressività, di violenza… Tanta violenza.

La violenza, appunto. Nella serie ce n’è tanta, con alcune scene splatter e crudissime che fanno rabbrividire. Ma d’altronde era questo il Fascismo. E la serie lo ribadisce più e più volte. Quello il difetto di cui si parlava prima: l’essere un po’ troppo didascalico. Ma anche quella è una scelta stilistica, infatti. E allora ecco che Mussolini-Marinelli, guardando in camera e rivolgendosi al pubblico, spiega e spiega e spiega ancora e sempre i fatti storici protagonisti del suo tempo e le azioni compiute o da compiere, così da risultare un filo ridondante (per chi la Storia la conosce a memoria).

In definitiva, M - Il figlio del secolo è una serie illuminata, di altissimo livello, una lezione di stile, cinematografica più che televisiva, e un’operazione coraggiosa e necessaria. Necessaria, perché non ci si stanca mai di spiegare a più gente possibile (soprattutto alle nuove generazioni e al pubblico d’oltreoceano) cos’è stato e - purtroppo - cos’è ancora il Fascismo. E coraggiosa, perché - come ha ripetuto più e più volte Marinelli nelle interviste - non è stato facile per niente entrare nei panni di un dittatore che si è macchiato dei crimini più esecrabili.

Perché il Benito Mussolini di Luca Marinelli parla a noi (e un po’ anche di noi, purtroppo) perché è ancora tra noi.