I provvedimenti che il nostro Governo adotta ogni giorno dovrebbero essere dettati dal buon senso. La paura, il dolore non ci deve far smarrire il senso di libertà che i nostri avi hanno conquistato
Tutti gli articoli di Opinioni
PHOTO
«La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare… vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare…». Queste sono le riflessioni che nel Discorso sulla Costituzione pronunciava Piero Calamandrei a Milano nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici che stanno a fondamento della nostra vita associativa.
Un’emozionante conversazione, intensa e tagliente sull’osservanza della Costituzione: «Però vedete, continuava Calamandrei, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità; per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica, indifferentismo...».
Piero Calamandrei nasce a Firenze il 21 aprile 1889, è stato un politico, un avvocato e accademico italiano e, nel mio piccolo mondo, molte volte il mio faro. Sì, la libertà è come l’aria… ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. Mai come in questo momento storico questo concetto, spiegato in modo così semplice e romantico da Piero Calamandrei, è cosi vero e sentito.
Viviamo da oramai tanto tempo una situazione dolorosa e surreale. Nessuno avrebbe potuto immaginare di vivere un periodo cosi brutto. I nostri nonni che hanno vissuto le guerre sanno di cosa parliamo ma la nostra generazione, per nostra fortuna, non lo sapeva fino ad ora. Ora che viviamo sulla nostra pelle, ogni giorno in un’era moderna, la privazione della nostra libertà, la sofferenza per la perdita di persone care non per colpa di una bomba sganciata sul nostro Bel Paese ma da un virus che ci assale, capiamo che le loro conquiste sono le nostre e che le loro conquiste vanno difese con unghie e con denti anche con il risultato di essere impopolari.
La paura, il dolore non ci deve far smarrire il senso di libertà che i nostri avi hanno conquistato. Il dolore non deve farci perdere il senso del dovere e la pietà umana deve andare di pari passo con le regole giuridiche che esistono e non devono morire in mezzo alla barbarie di un virus che vorrebbe renderci tutti cattivi, egoisti ma che non deve vincere. I provvedimenti che il nostro Governo adotta ogni giorno dovrebbero essere dettati dal buon senso. Non ci dovrebbero essere fazioni politiche o ideologie dietro alcune scelte. Ed allora, senza che qualcuno se l’abbia a male, ritengo che la decisione di istituire il coprifuoco in Italia è una decisione illogica e permettetemi senza alcun senso.
Finalmente alcune sentenze iniziano a dare corso in tal senso. Non voglio sostituirmi a noti virologi che da troppo tempo sono diventati influencer (individui che, essendo determinanti nell’influenza dell’opinione pubblica, costituiscono un target importante cui indirizzare messaggi ..) alla pari dell’ottima Chiara Ferragni ma chiedo loro come sia stato possibile che in Spagna precisamente a Barcellona giorni fa si è potuto assistere ad un concerto con 5000 persone senza che sia stato, il concerto, un veicolo di trasmissione Covid. Chiedo loro sommessamente di cercare di spiegarmi cosa sta succedendo in questa palese guerra di vaccini. Mi dovrebbero spiegare cosa è successo ai tanti morti di virus nel mondo, come sia potuto accadere ed il perché tutto questo la scienza non lo spieghi.
Vi chiedo di farmi capire perché è giusto tornare a casa alle ore 22, fatemi capire perché è in ginocchio uno dei più importanti comparti italiani, la ristorazione. Fatemi capire se il virus ha orari prestabiliti, luoghi prestabiliti, posti prestabiliti. Fatemi capire perché il nostro Paese è in ginocchio. Forse solo allora potrei capire decisioni che non si comprendono. Se la stessa determinazione con la quale vengono ogni giorno decise limitazioni alle nostre libertà si avesse nel cercare di capire cosa stia accadendo in Italia, in Europa, nel mondo forse saremmo un popolo migliore e forse avremmo un mondo migliore invece di avere un mondo di individualisti e proibizionisti. Proibire è meglio che curare non va affatto bene perché la libertà è come l’aria…