La Russia non può essere una democrazia perché è un impero multietnico grande sessanta volte l’Italia; la Russia non può essere una democrazia perché è un impero così esteso che può essere organizzato solo centralmente e retto con il pugno di ferro; la Russia non può essere una democrazia perché qualora la democrazia vi fosse applicata, provocherebbe lo scatenamento di contrasti geopolitici, secessioni territoriali con effetto domino e un pericolo nucleare per tutto il mondo.

Questa è la ferrea regola, conseguenza della storia della Russia, con cui l’occidente ed il resto del mondo devono misurarsi nell’affrontare il giocatore di scacchi al potere oggi a Mosca.

Dal punto di vista di Putin, che incarna lo spirito imperiale russo, la democrazia è un inganno dell’occidente per veicolare valori estranei alla cultura del popolo russo al fine di provocare disordini e tentativi di colpi di stato. Ma c’è lui, Putin, il garante supremo dell’entità euro-asiatica, egli offre sicurezza, stabilità e modesto benessere, in cambio di un assoluto controllo sulla politica interna ed internazionale.

Tuttavia una parvenza di democrazia è d’obbligo, per dimostrare al mondo che anche il regime di Putin è la scaturigine di “trasparenti” processi elettorali e democratici (che sia la vera glasnost?), ecco dunque la democrazia in salsa russa o tartara: la “democratura” ovvero la democrazia-dittatura, formalmente costituzionale e sostanzialmente oligarchica.

Dal punto di vista geopolitico Putin presenta l’impero russo, agli occhi dell’opinione pubblica mondiale, come un polo autonomo e sovrano del “mondo cristiano” in lotta contro l’espansione dell’islam e conservatore dei valori tradizionali, ma in realtà questa strumentalizzazione della Russia metafisica, dei miti fondanti della civiltà, ha pericolosamente affascinato ed ingannato solo i movimenti sovranisti nati al di là dell’ex cortina di ferro cioè nel cosiddetto mondo libero.

La storia non si ripete, ma è ciclica, dunque il destino dell’uomo forte di Mosca è già segnato, cosi come è già segnato il destino dell’impero putiniano, gli autocrati che scatenano disastri finiscono male. D’altro canto, cosa ci si può aspettare da un uomo che ha il suo retroterra culturale ed umano nei terribili servizi segreti sovietici, Putin non ha alcuna ideologia, non è nazionalista, non è comunista, egli è un uomo dei servizi, ovvero un uomo del potere e dell’ordine con una qualsiasi etichetta applicata, egli risponde solo alla ristretta oligarchia di plutocrati che l’hanno eletto amministratore delegato dell’Impero Russo, gli stessi che lo destituiranno in un sol giorno quando collasserà l’economia, allora, forse, la democrazia avrà una speranza sorgendo dal popolo.

Ma noi europei dobbiamo trarre una severa lezione dalle dure sofferenze inflitte al popolo ucraino con la guerra voluta da Putin, una lezione che non dobbiamo dimenticare: l’Europa per essere forte deve essere unita in una federazione, con un esercito federale, una diplomazia federale, un ministero del tesoro federale, eurobond federali per la gestione del debito pubblico; l’abolizione del Meccanismo europeo di stabilità; una diversa politica di aiuti allo sviluppo. Il momento storico per costruire un’Europa unita e forte è quello che attualmente stiamo vivendo: o tutti profughi o tutti europei.