Barbarie, ubriachezza molesta e malafede sembrano essere le categorie a cui oggi si ispira la politica americana. È sicuramente barbarie la deportazione forzata degli immigrati messicani, addirittura incatenati polsi e caviglie (ma dove siamo?), trasformata dal presidente americano Donald Trump indecentemente in uno spettacolo mediatico tipo mercato degli schiavi. È sicuramente ubriachezza molesta la predica senza fondamento del “vice” di Trump sull’Europa poco democratica e sulla Germania poco gentile con i nazisti. Figuriamoci un po’ da che pulpito viene questa predica, se consideriamo che l’attuale Partito Repubblicano americano, pur non essendo ufficialmente nazista o fascista, ha esponenti di rilevo ed alleati che hanno la cattiva abitudine di fare il saluto a mano tesa per sport.

Sono infine sicuramente malafede le parole, ingiuste quanto ingenerose, anzi decisamente turpi, pronunciate da Donald Trump nei confronti del leader ucraino Volodomir Zelensky, che al di là di tutto confermano un’arroganza senza limiti. Ma alla barbarie, all’ubriachezza molesta ed alla malafede degli Stati Uniti di Trump la vecchia e saggia Europa cosa contrappone? Civiltà? Sobrietà? Disinteresse?

Così si dicono addosso i leader dell’Unione Europea, ma è il solito rito di narcisismo autoreferenziale.

Un’analisi appena appena meno di facciata ci dice che le cose, soprattutto sulla questione ucraina, stanno in maniera molto ma molto diversa.

Nel 2014 le forze armate ucraine hanno represso, con metodi tutt’altro che leciti e spesso addirittura criminali, il movimento indipendentista filo-russo del Donbass, che è espressione, piaccia o non piaccia, della maggioranza degli abitanti di quella regione. Gli accordi di Minsk del 2015, stipulati da Ucraina e Russia un anno dopo l’operazione repressiva ucraina, avevano stabilito che la Russia avrebbe aumentato le commesse all’Ucraina per il passaggio del grande gasdotto della Gazprom sul suo territorio in cambio della liberazione di tutti gli indipendentisti filo-russi finiti in carcere l’anno prima. Dagli accordi di Minsk all’intervento militare russo sono passati sette anni, durante i quali né la Russia né l’Ucraina hanno fatto il minimo passo in direzione di un accordo dignitoso.

Preso atto di questa reciproca volontà di non arrivare ad un accordo, una volta che la Russia, nel 2022, ha preso la sciagurata decisione di invadere l’Ucraina, sarebbe stato logico aspettarsi dall’Unione Europea un impegno immediato per un rapido cessate il fuoco al fine di affrontare, attraverso un confronto multilaterale, il problema del Donbass e quello del costo del gas russo, che sono le due questioni sostanziali alla base del conflitto.

Ma in tre anni niente di tutto questo è avvenuto. I paesi dell’Unione Europea, sia pure con sfumature diverse, si sono messi con il codice aperto tra le mani ed, arrivati piuttosto facilmente alla conclusione che un’invasione è sempre e comunque qualcosa di sbagliato e che l’Ucraina aveva - ed ha - ogni diritto di difendersi dall’aggressione, non hanno fatto altro che ripetere all’infinito il mantra del “sostegno a Kiev”, senza dire altro.

Ma questa logica di principio, se non si declina attraverso altro, non è, di per sé, una logica di pace.

E così sono passati tre lunghi anni di barbarie bellica e di lutti in cui è stato di fatto riproposto il vecchio e logoro copione politico del Novecento e, peggio ancora, della guerra fredda.

A noi Europei, soprattutto se occidentali, piacciono molto i copioni con noi nella parte dei buoni, gli Americani nella parte dei cafoni privi di cultura che noi, con pazienza, civilizziamo ed i Russi sempre, comunque e sotto qualsiasi forma, nella parte dei cattivi.

Perciò, per tre anni, non abbiamo fatto altro che pensare all’Unione Europea come sinonimo di Patto Atlantico, non solo senza costrutto, ma anche senza logica, nemmeno minimale.

Questo perbenismo ipocrita è stato travolto dai cicloni umorali di Donald Trump, che bada al sodo ed è assolutamente privo di qualsiasi scrupolo morale.

Trump vuole fare quello che la famiglia Bush, ai tempi della guerra contro l’Iraq, non è riuscita a fare: impadronirsi del passaggio ucraino tra Russia ed Europa con un proprio gasdotto al posto di quello russo.

Lo vuole fare attraverso un rapporto diretto con la Russia, allo scopo di mediare i futuri rapporti commerciali tra Russia ed Europa sul gas, separare la Russia dalla sua alleanza economica con la Cina e riappropriarsi del mercato economico europeo.

Nemmeno questa è una logica di pace ed è obiettivamente uno sconcio, perché è un accordo sulla pelle degli Ucraini, ma è stata la pochezza europea ad aprire la porta a questo sconcio.

E purtroppo questo sconcio rischia di diventare vincente, perché potrebbe portare davvero alla cessazione della guerra.

Siamo d’accordo, la pace non è solo “assenza di guerra”, ma la assenza di guerra, a qualsiasi prezzo, è sempre meglio della guerra.

Certo, è una logica elementare, ma sembra non essere nella testa dell’Unione Europea, che però, lo speriamo, forse è ancora in tempo per decidersi a fare qualcosa di meglio, senza continuare ad indugiare sulle dichiarazioni di principio.