La tesi del Consiglio regionale della Calabria che cerca di giustificare gli aumenti degli importi per le pensioni speciali non regge. Alessia Bausone (Pd) spiega perché
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Sul tema dei vitalizi e, più in generale, sui privilegi della “casta” occorre avere un’ottica pratica e di “solidarietà reale” nei confronti di una grande percentuale di calabresi in difficoltà economica e sociale. Poco tempo fa lo certificò pure l’Eurostat, la Calabria è una delle Regioni più povere d’Italia. A fronte di ciò, occorre che la politica lanci messaggi chiari di sobrietà e vicinanza alle persone, non in chiave demagogica, ma seguendo i criteri di ragionevolezza che sul tema dei cosiddetti “privilegi della casta” ha dettato a più riprese la nostra Corte Costituzionale. E si badi, il vitalizio non rientra tra i “diritti acquisiti”, non essendo equiparabile ad un trattamento pensionistico.
Il segretario provinciale del Pd di Catanzaro, Gianluca Cuda, si è nettamente espresso contro la legge regionale 3/1996 sull’adeguamento dei vitalizi al “costo della vita”. Molto bene, ma scagliarsi unicamente contro quella legge significherebbe, però, guardare il dito che indica luna.
Ci sono tutta una serie di questioni da affrontare per dare alla politica calabrese una immagine più all’insegna dell’equità: dall’introduzione di un sistema basato sul calcolo retributivo con un periodo minimo di contribuzione (come quello adottato per i dipendenti della Pubblica Amministrazione) per i consiglieri regionali con almeno 65 anni di età, alla revisione dei trattamenti “vitalizi” già in essere, fino al divieto di cumulo tra istituti analoghi, senza contare che oltre ai vitalizi in Calabria c’è un costo di 1,3 milioni di euro annui per le pensioni di reversibilità per le consorti di ex consiglieri regionali. Non basta dire che pro futuro i vitalizi non ci saranno più!
Questi sono temi concreti su cui lavorare, fin da subito, in un’ottica assolutamente trasversale. Come è successo nel Lazio nel 2014 dove con una legge regionale votata all’unanimità da tutte le forze politiche è stato eliminato il vitalizio per i consiglieri eletti dal 2013 in poi e tagliato del 20% l’assegno a chi già lo percepiva, con un risparmio in tre anni di 10 milioni di euro. Insomma, un sistema in cui, senza privilegio alcuno, si prenderà la pensione in base a quanti contributi saranno effettivamente versati.
Un altro punto da coniare è il divieto di cumulo che è stato introdotto per la prima volta nel 2015 in Toscana. Ad oggi, è noto, uno stesso soggetto oggi può cumulare tre vitalizi (erogati da Parlamento, Parlamento Europeo e consiglio regionale), oltre alla pensione derivante dal trattamento previdenziale di cui si è titolare in ragione del proprio originario rapporto di lavoro pubblico o privato.
La Toscana, in ottica di contenimento dei costi della politica, ha introdotto, prima in Italia, una norma di civiltà politica sul quale invito ad una convergenza anche chi dovrà trattare la questione in Calabria, ossia la cessazione dell'erogazione dell'assegno vitalizio regionale in caso di fruizione di analogo istituto, nonche' la sospensione dell'erogazione dell'assegno vitalizio qualora il percettore venga rieletto alla carica di consigliere regionale o eletto al Parlamento europeo, al Parlamento nazionale, al Consiglio regionale di altra Regione o nominato componente della Giunta della Regione o di altra Regione.
Su tutti questi punti reali, per cambiare le cose occorre il fattivo contributo di tutti per metter fine all’era dei vitalizi.
Alessia Bausone, esponente Pd Catanzaro
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