Una decina tra movimenti, gruppi e associazioni si sono appellati agli elettori: la proposta è quella di scrivere sulla scheda "No all'autonomia differenziata". Così il Mezzogiorno passa all'opposizione
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Mi si chiede di spiegare perché invito a non votare nessuno dei partiti che concorrono al voto del 25 settembre; e però a non astenersi, andare lo stesso al seggio e scrivere sulla scheda: “NO AD – No all'autonomia differenziata” (è il tema della conferenza-stampa che si tiene martedì 13, a Roma, al Senato, nella Sala Nassyria).
E per chi dovrebbero votare i meridionali (ma anche gli italiani delle aree interne, non del Sud, ma meridionalizzati per la salute, i trasporti, l'istruzione...)? I partiti di destra sono per l'Autonomia differenziata, ovvero la più grande rapina di sempre dei ricchi a danno dei poveri; basti pensare che le Regioni arricchite dagli investimenti statali (cioè con i soldi di tutti, pure nostri) in autostrade, ferrovie, opere pubbliche, grandi società, eventi e centri di ricerca finanziati solo con le tasse di tutti noi, chiedono che le proprietà statali (quindi incluse le infrastrutture) divengano demanio regionale; ovvero: proprietà dei pochi, ricchi e prepotenti, invece di continuare a essere patrimonio di tutti gli italiani. Un furto, visto che quei beni sono stati pagati e sono di tutti gli italiani.
Ma anche il Pd è per l'Autonomia differenziata; pure altri partiti lo sono; quanto ai cinquestelle, l'Autonomia differenziata era nel programma di governo del Conte-1 con la Lega, e il M5S la volle in quelle del Conte-2 con il Pd. C'è una interessante fronda interna al M5S, su questo, ma conta poco, purtroppo. Poi hai i convertiti dell'ultima ora, per necessità elettorale, che dicono “No all'Autonomia differenziata“ a Sud e dimenticano di dirlo a Nord; o lo scrivono nel loro programma, ma non nella sintesi che fanno girare; o usano trappole verbali come “Siamo contro all'Autonomia differenziata fatta così” (e non spiegano com'è fatta cosà; e si capisce, perché la Costituzione, pur violentata dalla riforma del Titolo V che ha aperto la porta a questi scempi, vorrebbe che prima si definissero i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, dalla salute all'istruzione e a tutto il resto, da garantire a ogni italiano. Ma se passano i Lep, non restano risorse da sgraffignare con l'Autonomia differenziata). Insomma: il Sud è spacciato, se passa questa porcheria che tutti i partiti vogliono, perché la vuole il potere predatorio del Nord.
L'invito a scrivere sulla scheda “NO AD – No all'autonomia differenziata”, in realtà, è condiviso già da una decina scarsa di movimenti, gruppi, associazioni; fra i maggiori: Mezzogiorno Federato, presieduto dall'ex ministro Claudio Signorile; il Movimento per l'Equità Territoriale, di cui sono presidente; Unità Siciliana, rappresentata da Salvatore Grillo; il Movimento per il Nuovo Sud, diretto da Salvatore Lanza; Forza liberal democratica, guidata dal marchigiano (attentissimo alle cose del Sud) Daniele Lettina; Grande Sicilia, di cui è leader Vincenzo Cassata...
Vale la pena riportare integralmente il comunicato-invito scritto dai rappresentanti di quei movimenti e inviato agli elettori:
“La condizione di grave ritardo di 20 milioni di cittadini meridionali e le loro domande ormai ineludibili sono usciti dai programmi di governo di tutti i partiti e ciò inevitabilmente deve portare il Mezzogiorno a scegliere la via dell’opposizione non solo verso chi andrà alla guida del Paese, ma contro l’intero sistema politico, la sua antidemocratica legge elettorale, il centralismo liberticida delle forze politiche, l’informazione governata in prevalenza dagli interessi delle lobby.
Una opposizione che riteniamo debba intervenire e non tacere, esserci per proseguire il sogno, eroico e drammatico, inseguito da generazioni di italiani per un paese libero, unito, equo, leale nei diritti e nei doveri, sempre sanciti e sempre traditi.
Essere opposizione per unire il Mezzogiorno, dargli un progetto di riscatto ma anche di crescita e sviluppo, intervenire e non tacere, creare una larga e forte solidarietà impermeabile a lusinghe e minacce ed intransigente anche con se stessi.
Una opposizione che deve divenire attiva nelle scuole e nelle piazze, nei cantieri e nei quartieri, presente in tutti i momenti di confronto democratico, mobilitarsi per il ripristino del titolo V della Costituzione stravolto da chi vuole spezzare il Paese e il 25 settembre manifestarsi nei seggi elettorali per dichiarare il proprio dissenso netto ma non silenzioso.
Un gesto corale di opposizione all’interno del percorso democratico che gridi il dissenso contro la degenerazione della democrazia italiana utilizzando il rito del voto: prendere le schede e scrivervi sopra la contrarietà al patto che unisce destra e sinistra di dare inizio alla autonomia differenziate per le regioni, cristallizzando così e rendendo irreversibile il tradimento della Costituzione, dando vita a due territori con distanze siderali per infrastrutture e servizi, reddito e qualità della vita, opportunità e prospettive.
Votare scrivendo “No alla A. D.” sarà l’inizio di una lunga, dura ed esaltante opposizione del Mezzogiorno alla dissoluzione del Paese“.
Questo è l'unico modo per far sì che il Sud (escluso dai programmi dei partiti e condannato a sparire dalla loro condivisione del progetto-rapina dell'Autonomia differenziata), possa far udire il suo urlo di protesta nelle urne. A meno di non fidarsi di logiche che ormai hanno mostrato il loro inganno, quali:
• votare il meno peggio. Quale che sia il meno peggio, per il Sud è sempre il peggio; infatti, gli investimenti pubblici, le grandi opere, i grandi eventi, eccetera, si fanno sempre al Nord, anche con i soldi del Sud, che spera, di volta in volta, nel meno peggio di destra o di sinistra, per avere ferrovie o strade o Ponte sullo Stretto o portualità ben sfruttata; con il risultato che abbiamo sotto gli occhi.Il meno peggio significa che a noi tocca sia il meno che il peggio;
• ma così vince la destra/ ma così vince la sinistra. E così perde sempre il Sud: se al primo punto c'è l'ideologia, il Sud scende al secondo (se va bene), che vuol dire ultimo. Un gioco talmente stupido, ma efficiente, che destra e sinistra mandano a far eleggere a Sud, capilista, i loro tromboni che nessuno eleggerebbe al Nord, nei loro collegi di appartenenza. Se, invece, si tenesse il Sud al primo posto, cambierebbe tutto. Non ci credete? Al Nord, quando devono depredare le risorse destinate al Mezzogiorno, non esiste destra e sinistra, ma i presidenti piddini di Toscana ed Emilia Romagna fanno blocco con quelli leghisti di Veneto e Lombardia. Come dire: prima i soldi, poi lo schieramento politico;
• ma ci sono dei candidati che ora dicono: io sono per i diritti il Sud. E perché non lo hanno detto prima? Chi sta combattendo da più di quattro anni contro l'Autonomia differenziata, loro? Dov'erano prima della campagna elettorale? Facciamola breve, vi propongo un compromesso: il gigante dell'informatica Intel ha programmato l'apertura di una sua grande fabbrica in Italia; la sede indicata pareva, senza dubbi, meridionale, soprattutto Catania, la Silicon Valley italiana, o in Puglia, o Napoli (e ci sarebbe stata bene anche la Calabria di Arcavacata). Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti (della Lega, partito che ha il suo segretario nazionale condannato per razzismo contro i terroni), incontra negli Stati Uniti i dirigenti della Intel e la fabbrica migra fra Piemonte e Liguria. Sono migliaia di posti di lavoro, indotto incluso, di altissima qualità. Per agevolare la Intel, lo Stato metterà 5 miliardi sul piatto (quindi anche soldi dei meridionali, costretti a pagare per farsi fregare e veder emigrare i loro figli alla Intel del Nord).
Il compromesso che vi propongo è di votare per il parlamentare del Sud, o il suo partito, che ha fatto il diavolo a quattro contro questa schifezza. Forza... non vi viene in mente? Se volete, vi dico perché, oppure ci arrivare da soli.
Quindi, o votate per quei parlamentari (???), o sulla scheda scrivete “NO AD – No all'autonomia differenziata”. Forse, così capiscono che il Sud si è rotto. E il Sud ha deciso di passare all'opposizione.