Il conflitto per noi non era nient’altro che un tabellone colorato e un mucchio di carri armati di plastica
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È vero, gli eventi vicini a noi hanno un impatto più forte rispetto a quelli che accadono lontano. Se con l’invasione russa in Ucraina avvenuta il 24 febbraio 2022, la guerra, per noi europei, era ricomparsa, gli eventi delle ultime settimane la rendono qualcosa di estremamente vicino. L’aumento della spesa militare, la deterrenza nucleare, la possibilità di un conflitto su larga scala, tutte questioni che ci portano a capire che la guerra esiste per davvero. Eppure, ci eravamo abituati all’idea che la guerra fosse lontana: lontana nella storia, lontana nello spazio. Insomma, la guerra per noi non era nient’altro che un tabellone colorato e un mucchio di carri armati di plastica.
Oggi voglio chiamarla “generazione Risiko” quella di coloro che sono cresciuti con la convinzione che la pace fosse un dato di fatto e che la guerra l’hanno conosciuta solo come un gioco. In verità, con la fine della Seconda Guerra mondiale non cessano tutti i conflitti del suolo europeo, basti pensare alle guerre dei Balcani,che hanno portato alla dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e alla nascita di differenti Stati indipendenti. Tali conflitti si protraggono dagli ’90 sino all’inizio del 2000 ma non assumono una portata mondiale. È anche vero che alla Seconda Guerra mondiale non segue un vero e proprio momento di pace, tensioni e divisioni continuano ad animare il continente sino al crollo dell’Unione Sovietica nel ’91. Insomma, l’Unione europea riesce a realizzare pienamente i propri propositi di pace e cooperazione molti anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale ma il suo impegno in questa direzione è tale da farle vincere nel 2012 il Nobel per la pace.
È questa stessa Unione Europea che adesso cambia registro linguistico riconoscendo come concreto il pericolo di ulteriori conflitti e la necessità di armarsi. Ma come è strano ascoltare queste questioni per chi la strategia militare la conosce solo se ha passato una serata tra amici a giocare a Risiko!
Non è solo questione di paura: è che per decenni questa non è stata la nostra mentalità. Davanti a tali questioni non si può che rimanere attoniti e con la sola consapevolezza di non voler trasformare in realtà quello che per anni è stato solo un gioco.