L'esito delle urne ha premiato Javier Milei, leader di destra che ha battuto lo sfidante Sergio Massa: per cercare di capire meglio cosa è accaduto e cosa accadrà ecco le voci di alcuni esponenti della società locale
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Il voto delle elezioni presidenziali argentine del 19 novembre scorso ha premiato Javier Milei, leader di destra della formazione politica “La libertad Avanza” che ha battuto Sergio Massa della coalizione di centro sinistra e peronista “Unione per la Patria”; un risultato chiaro ma che vede l’elettorato argentino comunque fortemente polarizzato: il risultato finale è stato del 56% di Milei contro il 44% di Massa; la forte partecipazione al voto, pari al 76% degli aventi diritto, legittima pienamente il risultato delle urne.
Una delle cose più complesse per gli analisti politici europei è la comprensione della politica argentina che si caratterizza per i forti tratti emotivi e passionali degli argentini più che per una netta visione ideologica di una parte o di un’altra; parlare quindi di destra o di sinistra, con i parametri europei, potrebbe risultare fuorviante.
Affidarsi alle analisi dei quotidiani argentini è altrettanto avventuroso in un Paese dove, nella stampa, ognuno “serve il proprio padrone” e la voce dei media, spesse volte, esprime e racconta più i desiderata di ciascuno che la realtà.
Tralasciando le biografie ed i programmi dei due contendenti che si possono trovare facilmente navigando sulla rete, mi è apparso utile, così, approfondire quel che è accaduto, quello che ci si attende, ascoltandolo direttamente dalla voce di alcuni dei tanti miei amici argentini; persone che, nella società platense, rivestono ruoli ed appartengono a ceti sociali diversi. Alcuni di loro ci hanno messo la faccia, altri hanno voluto mantenere l’anonimato, purtroppo anche dichiarandosi timorosi di quel che può accadere. Riporto testualmente la traduzione delle opinioni raccolte, di cui le ultime due di autorevoli analisti esperti che a me non avrebbero di che mentire.
Federico Tucci - musicista e artista: «Spero che Milei faccia bene, anche se ovviamente non l'ho votato. Per il bene delle persone con cui lavoriamo ogni giorno e per i nostri cari, gli auguro il meglio. Sfortunatamente, questo è molto difficile che possa accadere, e a soffrirne saranno la classe media e i lavoratori. Oggi è un giorno molto triste per quelli che, come noi, credono che questo personaggio mediatico farà molti danni al nostro amato e bellissimo Paese. Sia per quelli di noi che non hanno votato per lui, sia per tutti quelli che lo hanno votato, la grande domanda è se metterà in pratica o meno tutte le proposte demagogiche che ha presentato durante la campagna elettorale che, si spera, siano state espresse solo per catturare voti e non corrispondano alle sue reali aspirazioni. Ci sarà sicuramente un nuovo assetto devastante per il Paese».
Juan Marcelo Pansino, in arte “Tano” - fotografo naturalista freelance: «Io non sono un esperto di politica, sicuramente non il più indicato per parlare di politica perché non la capisco e tantomeno mi interessa capirla, è per questo che ieri ho annullato il mio voto. Il mio punto di vista è che la gente è stufa e stanca e quello che è successo ieri corrisponde a questi sentimenti di insofferenza e di stanchezza, soprattutto verso questa classe politica che la gente non sopporta più. Quello di ieri è un voto verso l’incertezza e verso ciò che non si sa possa accadere con Javier Milei, ma la gente è stanca del kirchnerismo e del peronismo e pertanto il voto di ieri è stato un voto di forte critica. Questo è il quadro di cosa sia successo ieri, però ora il Congresso argentino (parlamento) dovrà mettersi a lavorare perché il kircherismo non ha la maggioranza nel Paese ma nel parlamento sì. Tutte le proposte e le idee ora il nuovo presidente Milei dovrà comunque discuterle in un Congresso dove non ha la maggioranza e tutte queste idee ultraliberiste e a volta anche fasciste che egli propone dovranno comunque essere discusse lì. E così il Congresso dovrà tornare a lavorare visto che sono molti anni che non lo fa, dato che alla presidenza precedente corrispondeva una maggioranza parlamentare; quanto meno avremo un ritorno alla democrazia (speriamo). Questo è un Paese strano, unico nella sua follia, immagina che è stato candidato a presidente il ministro dell’Economia (Sergio Massa ndr) che è colui che ha portato l’Argentina ad avere un’inflazione del 180% annuale, con un 50% di argentini in condizioni di povertà, il 10% di indigenti e che non riesce nemmeno a mangiare; con quale faccia poteva candidarsi a presidente? Questo che accade in Argentina è davvero unico, non credo che possa avvenire in molte altre parti del mondo. La gente si è stancata di Kirchner, della Càmpora (La Cámpora è un'organizzazione politica giovanile argentina nata per sostenere i governi dei presidenti Néstor Kirchner e Cristina Fernández de Kirchner – ndr) ed il risultato finale non poteva essere che questo altrimenti avremmo continuato con la stessa cosa. Oggi qui c’è gente che è felice ed altra che vorrebbe suicidarsi».
Arturo Curatola - imprenditore e vice presidente della Camera di Commercio italiana in Argentina: «Sarà un giro di timone, cambieremo rotta e, come vi disse il navigatore di Bagnara (autocitazione), ci aspettano tempeste che dovremo affrontare... e poi cesseranno i venti di prua e arriveranno venti di poppa che ci faranno raggiungere un porto sicuro! Coraggio, serenità, audacia e guida abile ci faranno raggiungere la grande meta che ci aspetta. Nel 1945 eravamo un’economia da 5° posto al mondo, nel 2023 siamo al 124° posto (con il peronismo al 75%); abbiamo molta strada da fare per riprenderci, ma l'Argentina ha uomini e donne che lo renderanno possibile; dal 1950 con tanti calabresi».
Anonimo - funzionario di impresa dello Stato: «Milei è un fenomeno di estrema destra nato in politica due anni fa dopo la pandemia e sulla sua battaglia per la richiesta di libertà dall’isolamento per il Covid che è durata molto tempo. Il governo di Alberto Fernández ha ricevuto un’eredità di debito estero senza precedenti, 45.000 milioni di dollari, la più grande di un Paese con il Fmi, presa da Mauricio Macri (ex presidente) e sperperata con i suoi amici per scappare dall’Argentina. A ciò si aggiungono l’estrema siccità e il conflitto in Ucraina. Tutto ciò ha reso difficile sul mercato internazionale ottenere nuovi fondi per investire a lungo termine in infrastrutture e adeguamenti energetici. In questo contesto, la spesa pubblica è cresciuta in modo tale da generare un’inflazione non inferiore al 135% annuo attraverso l’emissione monetaria. Il mantenimento dell’equilibrio tra i bisogni primari delle persone e il raggiungimento degli obiettivi richiesti dal Fmi ha suscitato molta rabbia da parte della politica di destra e in mezzo a quel contesto Milei ha colto l’occasione per annunciare terribili tagli alla spesa pubblica, dollarizzare l’economia e chiudere la banca centrale. Tutto questo arringato con marce con una “motosega” in mano che mostra ai suoi seguaci cosa farà quando sarà presidente. Molte persone arrabbiate contro la leadership politica hanno cominciato ad ascoltarlo e i giovani in generale lo hanno sostenuto, senza fare distinzioni di classe sociale. Il suo elettorato, in generale, non comprende la vera gravità delle misure in arrivo. A meno che non si appartenga a una classe superiore, il danno alla società sarà terribile! È quanto di più vicino al neofascismo si possa immaginare e ha già annunciato che reprimerà ogni mobilitazione sociale contraria al suo governo. Saranno giorni molto tristi per la maggior parte degli argentini».
Jorge Kaloustian - imprenditore e dirigente nazionale del Movimento scout argentino e mondiale: «Il ruolo associativo che rivesto prevede il massimo equilibrio sulle personali opinioni politiche, ciò non mi impedisce di esprimerle. Tutto è frutto di cento anni di decadenza dell’Argentina. Il Paese ottavo al mondo per estensione, secondo in quanto a risorse: 52 milioni di ettari coltivati a soia, lunghissimo litorale, climi che vanno dalla Patagonia all’Amazzonia, oro, argento, ora anche litio, gas naturale, petrolio, un Paese molto ricco dove il problema è che c’è poca gente che vuole lavorare. Cento anni di decadenza ci hanno portato dall’essere la quarta potenza economica mondiale al 130° posto della graduatoria e con l’aggravante che ciò accade in un Paese che produce cibo per 400 milioni di persone in un Paese abitato da meno di 40 milioni di cittadini, e qui abbiamo la fame con il 40% di poveri ed il 10% di indigenti… qualcuno qui ha rubato i soldi!!! Negli ultimi cento anni si sono dilapidate le risorse; per avere un’idea: basterebbe una sola raccolta annua per pagare tutto il debito esterno. La realtà è che oggi l’Argentina è debitrice di molti soldi ed ha la seconda inflazione più grande del pianeta. Nel Paese ci sono due “sentimenti”: uno fa riferimento al famoso incipit “vale di più il più conosciuto, che quello che bisogna ancora conoscere”, e l’altro per cui se continuiamo a fare quello che abbiamo fatto finora non avremo un risultato differente da quello che già abbiamo. È su questo che l’Argentina si divide in maniera così profonda tra il 56% a Milei ed il 44% a Massa; una popolazione che pensa non in maniera simile ma con due concezioni diametralmente e radicalmente opposte e quindi, se non ci sarà riconciliazione questo Paese non avrà un destino. José Hernández che scrisse il “Martin Fierro”, l’equivalente di Cervantes di Don Chisciotte in Spagna, in quello che è considerato il testo letterario nazionale argentino comincia dicendo: “Los hermanos sean unidos porque esa es la ley primera; tengan unión verdadera en cualquier tiempo que sea, porque si entre ellos pelean los devoran los de afuera” (I fratelli rimangano uniti perché questa è la prima regola; restino in una unione vera in qualsiasi tempo, perché se litigano tra loro saranno divorati da quelli di fuori)».
Fin qui gli amici argentini che operano nel sociale e nell’economia argentina; la rassegna delle opinioni la concludiamo comunque con degli analisti indipendenti (sicuramente con me non avrebbero motivo di fare propaganda per l’una o l’altra parte), un alto dirigente dello Stato ed un accademico.
Il parere degli analisti
Anonimo - alto dirigente pubblico dello Stato argentino e analista socio-economico: «Una situazione molto difficile quella che vivremo noi argentini. Preferirei rimanere anonimo. Queste persone sono imprevedibili. Quattro o cinque anni fa è apparso questo personaggio che criticava molto violentemente il sistema politico, il ruolo dello Stato, i privilegi della classe dirigente, l'alto livello di corruzione, ecc. ecc. Promuove politiche liberali, ripetendo modelli economici neoliberisti già sperimentati in Argentina negli anni ’70 con Martinez de Hoz, nella dittatura militare, con Cavallo negli anni ’90 e con Macri e la sua banda nel 2015/2019. Il libero mercato, la libera disponibilità di moneta, l'apertura delle importazioni a scapito dell'industria nazionale e soprattutto il debito sistematico destinato a finanziare il carry trade o il ciclo finanziario. Ciò si ripete più e più volte in questi periodi. Ora l’incertezza è ancora maggiore. Il problema non sarebbe Milei, ma il suo ambiente e chi lo sostiene: il nucleo più duro dell'estrema destra politica ed economica, compresi alcuni militari. Arriveranno ad imporre misure estreme come la chiusura della Banca Centrale, la dollarizzazione dell’economia, la privatizzazione di tutte le aziende statali, il che implica la compromissione delle risorse naturali come il petrolio, il gas e ora il litio. E andranno anche oltre, proponendo la privatizzazione della sanità, dell’istruzione e di tutto ciò che spetta allo Stato. Fino all’estremo di proporre ogni enclave con l’economia di mercato, domanda e offerta grezza senza regolamentazione o intervento statale. Lo Stato per loro è un ostacolo. In questa idea si è arrivati a parlare della possibilità di vendere organi, o bambini, come beni o merci, porto d’armi gratuito… tutto molto simile a Trump e Bolsonaro.
La grande domanda è: come è potuto succedere? Cosa è successo al sistema politico dei partiti tradizionali in Argentina? Egoismo, miseria politica, tanta irresponsabilità della classe dirigente. C’è una crisi di leadership in Argentina. Ci sono sempre più privilegi per pochi e sempre meno benefici per la stragrande maggioranza della società. Tutto ciò che si è aggiunto alla crisi economica ha scatenato la catastrofe. Degli oltre 14 milioni di persone che hanno votato per Milei, il 5% vota per lui e si sente rappresentato ideologicamente e trarrà beneficio economico dalle sue politiche. Sono loro il vero potere dell’Argentina, la classe benestante, l’establishment, l’élite economica. Il resto degli elettori sono stufi, molto stanchi, molto arrabbiati, disillusi, amareggiati, votano con rabbia e con l'intenzione proprio che tutto si rompa e il sistema cada e cercano qualcosa di nuovo in questo personaggio, un cambiamento radicale. Quello che non capiscono è che dietro di lui ci sono le stesse persone di sempre che pensano ad un Paese per pochi e in termini di capitalismo selvaggio, il massimo beneficio al minor costo. Ti do due informazioni. 120mila argentini (aziende e privati) detengono circa 475 miliardi di dollari in conti esteri. Un'altra informazione, da uno degli ultimi rapporti del Fmi, delle quattro componenti che compongono il prezzo di un prodotto, quello che è aumentato di più è il profitto del marketer. Vale a dire, in questa escalation di aumenti dei prezzi e di inflazione costante, i maggiori beneficiari sono gli intermediari, i grandi supermercati, i grandi distributori e anche coloro che approfittano della situazione.
Gran parte della crisi economica in Argentina è dovuta alla mancanza di dollari. Il governo pone un limite alla vendita e all'acquisto di dollari a seconda della destinazione e dell'attività, esistono tassi di cambio diversi. Ma c’è anche il dollaro del mercato nero. Il dollaro blu (cambio del dollaro sul mercato nero, vietato per legge, ma, di fatto ampliamente tollerato – N.A.) che non sposta molto volume ma ha un grande impatto sulle proiezioni dei prezzi, le persone sono scioccate e disperate. Il governo Macri ha approfittato di una delle poche cose buone in termini economici che il governo Kirchner aveva ottenuto, la riduzione del debito. La ristrutturazione del debito ha consentito al Paese di raggiungere una certa stabilità nelle variabili macro e microeconomiche. Macri ha indebitato il Paese con il Fmi e i creditori privati. In quattro anni 180 miliardi di dollari. Il Fmi ha sostenuto Trump per la rielezione di Macri, cosa che non è riuscita. Nella storia del Fmi, una tale somma di denaro non è mai stata concessa in prestito a un paese la cui economia e capacità di pagamento non erano né sufficienti né qualificate per tale scopo. Si è trattato di un prestito politico che ha violato anche le norme interne del Fmi. Quel debito, appena entrato nel Paese, è scappato nelle mani dei privati. Il debito sarebbe rimasto invece, come sempre, allo Stato.
Nel corso del 2016 e del 2017 il tasso di cambio è rimasto stabile e il tasso di interesse annuo di una banca a tempo determinato è stato pari a circa il 40%. Se portavi in Argentina un milione di dollari e lo avresti cambiato in pesos, mettendolo a fruttare per un anno, alla fine di quell’anno avresti ottenuto un reddito di quasi 500mila dollari. Ebbene, l’importo è stato pagato e ha lasciato la Banca Centrale senza dollari. Più di 24mila Pmi hanno chiuso e quasi 300mila lavoratori regolari sono stati licenziati. Ecco perché il modello di Macri perde. Ma questi quattro anni tra Cristina (Kirchner) e Alberto (Fernandez) non ci sono stati buoni rapporti. La sorveglianza economica non ha saputo prevedere la crisi. Gli impegni di debito con il Fmi furono assunti senza tener conto dei bisogni degli argentini. Quella fu fondamentalmente la rottura tra Cristina e Alberto. Da quel momento in poi sarà molto difficile da superare. A ciò si aggiungono la pandemia, i gravi problemi di siccità, che hanno significato 20 miliardi di dollari in meno nella bilancia commerciale, e la guerra Ucraina-Russia, che ha innescato i prezzi internazionali delle materie prime e quindi ha fatto aumentare soprattutto i prezzi dei prodotti alimentari nazionali. E la gente si è stancata. Perón disse che l'organo più sensibile di un uomo sono le sue tasche!».
Francesco Vigliarolo - docente di Economia regionale presso l’Università Cattolica di La Plata (Argentina): «Milei è il nuovo esponente delle destre o un prodotto dell'inadeguatezza del populismo peronista? Ha vinto Milei imponendosi con ampio margine su Massa, candidato peronista e superministro di Economia del Governo uscente. Milei è un libertario, come lui stesso si definisce, però secondo molti dalle idee folli. Siamo sicuri che questa vittoria sia merito di un outsider nato dai talk show o non sia tutta merito della inadeguatezza della vecchia casta politica, come la definisce lo stesso presidente eletto? Questa domanda a nostro avviso è assolutamente necessaria per capire chi è il nuovo presidente oggi, come arriva al potete e, prima di tutto, perché.
Per ora sappiamo che rappresenta il popolo de “La Libertà Avanza”, movimento con una forte impronta di destra. Ha vinto il ballottaggio con il sostegno del Pro (movimento dell’ex presidente Macri - ndr) e di parte dei radicali che in questi anni non hanno saputo proporre un'alternativa al populismo peronista che è il protagonista assoluto della politica del Paese da circa 70 anni e, quindi, anche di tanti dati socio economici negativi ormai cronici.
Il Paese, di fatto, è permanentemente sull'orlo di crisi finanziarie, vittima di svalutazioni costanti, con una inflazione galoppante oggi a tre cifre e, quello che più preoccupa, con tassi di povertà strutturale e indigenza da diverse decadi le cui uniche risposte sono state solamente politiche assistenziali. Il Governo uscente lascia, infatti, a Milei 40% di poveri e oltre 120% di inflazione ufficiale, con valori che superano il 400% in alcuni settori come quello alimentare.
Con questi dati la campagna elettorale del seguace della scuola austriaca affermatosi all'attenzione pubblica attraverso un talk show, “Intratables”, è stata forse facile. Quello che, però, non sembra essere facile è la soluzione dei problemi con le ricette che lo stesso ha sempre proposto, prima da opinionista e ora da leader politico. Pare sia anche appoggiato da forze militari e da una parte della società che ricerca la revisione storica della storia sui diritti umani argentina. Ma a nostro avviso, preoccupano le sue intenzioni di liberalizzare tutto, perfino il porto d'armi. Le sue sfuriate che gli hanno fatto guadagnare l'appellativo di folle, hanno avuto tanta presa tra i giovani, stanchi di una vecchia politica che ha solo proposto corruzione strutturale a tutti i livelli, facendo perdere qualsiasi fiducia nelle istituzioni locali anche a causa di una impunità imbarazzante.
Questa vecchia casta politica, come ormai la definisce da diversi anni il nuovo presidente eletto, è senza dubbio formata in buona parte da baroni del potere peronista, come lo è lo stesso Massa, che ha preteso di vincere le elezioni nonostante come super ministro di Economia del Governo uscente sia il principale responsabile dell'inflazione che c'è oggi.
È questo il contesto in cui ha vinto Milei. Ora stiamo solo a vedere se le idee del libertario sono ricette applicabili, tra le principali abbiamo anche quella di eliminare la Banca Centrale e dollarizzare l'economia.
A nostro avviso, no, e la sua principale opposizione la troverà nelle piazze e non in Parlamento, anche perché da sempre la piazza è gestita dal peronismo, come lo fu anche all'epoca del 2001 con la famosa crisi finanziaria, quando fece scappare con l'elicottero De La Rúa, presidente del Governo radicale».
Conclusioni
Le opinioni raccolte aumentano la preoccupazione su quello che potrebbe essere il futuro dell’amata Argentina, ma la situazione creatasi ancor prima delle elezioni era già gravissima. Ho visto più volte l’Argentina in crisi che sembravano mortali ed altrettante volte l’ho vista rialzarsi; tuttavia questo ciclo continuo di “isteresi” economica ha creato, in decenni, uno stress economico e sociale capace di inibire l’elasticità della risposta argentina ai propri problemi; quello che per usare un gergo popolar-meccanico è la “legge del fil di ferro” per cui il filo può essere piegato più volte in un verso o in un altro, tante volte, ma arriva il momento in cui esso si spezza. Ci auguriamo non sia così.
Da ultimo una notazione, che tra gli argentini non circola e non circola perché c’è voglia di non ricordare uno dei periodi più bui della sua storia: la dittatura militare tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80 che ha cancellato, uccidendola, un’intera futura classe dirigente; un genocidio di giovani, in maggioranza studenti universitari, oltre 30.000 “desaparacidos”. Una tragedia che ha incupito l’animo argentino ed ha privato il Paese della sua risorsa più importante: i suoi giovani pensanti. Forse gran parte di quel che accade ancora oggi è il frutto di quell’immane tragedia.
Se non lo faranno gli argentini, Dio salvi l’Argentina!!!