C. Marius Verus: chi era costui? Di lui non conosciamo quasi nulla, neppure la ragione in virtù della quale il suo nome è stato salvato dall’oblio dei secoli, che travolge uomini e cose, lasciando al loro posto il vuoto. Fu il caso o il destino che fece giungere fino a noi le poche indicazioni, pretoriano proveniente da Cerillae, contenute nel frammento epigrafico di San Prassede, datato intorno al 184 d.C.? Poco, davvero poco, per meritare l’immortalità, ma qualcosa per raccontare la storia di un piccolo centro urbano calabrese, Cirella, le cui vicende si perdono nella Notte dei Tempi, a partire dalla Preistoria.

Basta questa citazione per dimostrare che Cerillae, tra il II e il III secolo d. C. da stazione di posta si trasformò in un vero e proprio municipio? Non sembra esserne del tutto convinta la dottoressa Viviana Spinella, assegnista di ricerca presso l’Università di Trento e autrice di una interessantissima pubblicazione: “Cerillae. Una necropoli di età medio imperiale nell’alto Tirreno cosentino”, edita da Rubbettino, che già di per sé è una certificazione di qualità. Il saggio è frutto di un lavoro nato sotto la guida del professore Gioacchino La Torre che, al Tirreno cosentino, ha lasciato in dono 15 anni di attività scientifica, il ricordo incancellabile del suo sorriso affabile e un’eredità sapientemente raccolta, per competenza e garbo, dal professore Fabrizio Mollo, docente dell’Università di Messina, al quale è affidata anche la prefazione del saggio.

La pubblicazione è stata altresì sostenuta dall’amministrazione comunale di Diamante, guidata dal sindaco Achille Ordine e presentata nel corso di un Incontro-Dibattito, coordinato dal giornalista Pippo Gallelli e introdotto dalla presidente dell’associazione Culturale Cerillae, Alessia Ricioppo. Quando, allo stesso tavolo, siedono un sindaco lungimirante, studiosi dotati anche della capacità di divulgare, Cittadini impegnati nel sociale e un editore Illuminato come Florindo Rubbettino, l’occasione è propizia per mettere sul tappeto questioni di straordinario interesse.

Una fra tutte: l’Archeologia, la Storia sono il Passato o il Futuro della nostra Regione? Il saggio della dottoressa V. Spinella fa di questa domanda una di quelle a cui sia facile dare risposta. Tra le pagine del libro, finiamo, infatti, per essere immersi in un’atmosfera da fiaba, trasportati dal fascino di un racconto che i dati scientifici, dietro il loro necessario rigore, riescono a farci comunque immaginare. Navighiamo nel Mediterraneo, su navi romane che trasportano anfore e lucerne di produzione africana ed ispanica o ci immergiamo nella visione di una Villa- Azienda, a picco sul mare, dove affaccendati lavoranti provvedono alla salagione del pesce e infine ci stupiamo per l’imponenza di un Mausoleo di età imperiale che, al centro di una più povera necropoli, testimonia la presenza a Cerillae anche di una ricca élite.

Nel contempo, però, mentre ci perdiamo nell’incanto di un sogno antico, diventa facile comprendere che la materia di cui sono fatti i sogni è il futuro, sebbene esso affondi le sue radici nel passato. Basta solo saperli raccontare i sogni a viaggiatori propensi ad ascoltare, costruendo, congiuntamente, “opportunità economiche” volte a frenare la diaspora dei calabresi e la desertificazione, soprattutto generazionale, della nostra Terra. Così, in questo ritorno al futuro, che saprà restituire a un territorio, non più considerato marginale, il ruolo da protagonista che gli spetta, si chiarirà anche il senso della missione che, forse, la storia ha assegnato a C. Marius Verus, pretoriano di Cerillae.