«Dopo l’assoluzione da parte della Corte di Appello di Reggio Calabria (presidente Olga Tarzia e consiglieri Davide Lauro e Laura Palermo) dell’imprenditore taurianovese Giovanni Russo dal reato di intestazione fittizia di beni anche il Tribunale per le Misure di Prevenzione, nonostante la richiesta del Pubblico Ministero di applicazione della Sorveglianza Speciale con l’obbligo di soggiorno e della confisca di tutti i beni in sequestro, ha accolto le deduzioni difensive, esposte dagli avvocati Antonino Napoli e Girolamo Albanese, ed ha disposto il rigetto della misura personale e la restituzione dell’intero patrimonio». Ne dà contezza una nota dei legali.

«All’imprenditore Russo, si legge nel comunicato, veniva contestata la condotta finalizzata a consentire a Pasquale Zagari, 61 anni, di eludere le disposizioni di legge  in materia di misure di prevenzione patrimoniali intestando, dapprima a Rita Russo, e successivamente allo stesso Giovanni Russo l’impresa individuale (riconducibile – secondo l’accusa – ad una società di fatto tra Giovanni Russo e Pasquale Zagari) esercente, tra l’altro, l’attività di Bar con l’insegna “Crema e Cioccolato” con sede a Taurianova in via Prof. Ricci. Secondo gli inquirenti, inoltre, il cugino di Giovanni Russo, Gianfranco Russo, avrebbe ceduto al primo ed a Pasquale Zagari la licenza n. 18 per il commercio di tabacchi ed il gioco del lotto. Dopo la condanna in primo grado da parte del gup presso il Tribunale di Palmi Giovanni Russo è stato assolto dalla Corte di Appello».

«La condanna di primo grado, si aggiunge, ha innescato un meccanismo perverso che ha visto il noto imprenditore taurianovese subire anche una proposta di misura di prevenzione personale ed il sequestro dei beni, un’interdittiva antimafia e dovette dimettere da tutte le cariche societarie oltre ed a doversi liberare, su invito degli altri soci, di tutte le quote societarie delle varie imprese che costituivano il complesso delle sue attività nel campo sanitario e delle onoranze funebri».

E ancora: «Il Tribunale per le Misure di Prevenzione, all’esito del giudizio, in cui la difesa ha prodotto una consulenza ove ha dimostrato l’inconsistenza delle ipotesi accusatoria e la legittimità dell’intero patrimonio, oltre a rigettare la richiesta di applicazione della Misura di Prevenzione con l’obbligo di soggiorno, ha disposto la restituzione degli immobili, di un motoveicolo, di due autoveicoli di grossa cilindrata, del Bar Tabacchi “Crema e Cioccolato” e di tutti i conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi intestati allo stesso o ai familiari. Una vicenda giudiziaria, quella che ha visto – suo malgrado – interessato il Russo, che ha completamente paralizzato per lungo tempo la sua vita, il suo patrimonio e le sue attività imprenditoriali, arrecandogli danni enormi rivelatisi, all’esito dell’odierno processo, ingiusti». «Rimane – chiosano gli avvocati - l’ulteriore amaro tassello dell’interdittiva antimafia, che presto verrà affrontato dalla difesa».