Un’interrogazione ai ministri dell’Ambiente e dell’Interno è stata presentata dal deputato del Movimento 5 stelle Giuseppe D’Ippolito sulla debolezza di norme e controlli in materia di smaltimento dei rifiuti, sui sistemi con cui aziende in odore di mafia riescono monopolizzare il settore e sul conseguente inquinamento del territorio calabrese accertato dalla magistratura.

 

Alla luce delle recenti dichiarazioni del sostituto procuratore Marica Brucci, che ha definito la Calabria una nuova Terra dei fuochi e raccontato la scoperta, nel Lametino, di un grave smaltimento illecito di rifiuti agevolato dalla falsificazione dei formulari di trasporto, D’Ippolito, componente della commissione Ambiente, nella propria interrogazione ha chiesto ai due ministri «quali iniziative di competenza si intendano assumere per scongiurare danni ambientali nei luoghi indicati da Brucci e se non intendano intervenire, anche sul piano normativo, per potenziare il sistema dei controlli».

 

Nello stesso atto parlamentare, il deputato del Movimento 5 Stelle ha rammentato che, «nell’interrogazione a risposta scritta n. 4-05867, conseguente a una inchiesta giudiziaria su un’organizzazione dedita allo smaltimento illecito di tonnellate di rifiuti provenienti dal Nord e alla realizzazione di discariche abusive, l’interrogante ricordava d’aver già presentato analogo atto di sindacato ispettivo, il 28 novembre 2019, nel quale sottolineava l’inadeguatezza delle nuove norme in materia di Albo nazionale gestori ambientali per evitare le infiltrazioni mafiose tra le ditte iscritte nel medesimo».

 

Ancora, nel nuovo atto parlamentare D’Ippolito ha aggiunto che «nell’interrogazione a risposta scritta n. 4-06135 l’interrogante chiedeva al governo di valutare interventi, incluse urgenti iniziative di carattere normativo, al fine di impedire qualunque iscrizione all’Albo nazionale gestori ambientali di ditte con evidenze di potenziali collegamenti ad organizzazioni criminali, anche attraverso interposizione fittizia di società e cambi di sede legale».